All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate dal voto
Tanto le epidemie sono la manna dei virologi, tanto le elezioni lo sono per gli umoristi.
Ma mentre le epidemie, per fortuna dei virologi e dintorni, cambiano ogni volta, le elezioni da noi hanno sempre le stesse facce e quindi si rischia che si ripetano sempre le stesse vignette.
Oddio la cosa non sembra grave considerando che molti elettori hanno la memoria corta e quindi non si ricorderanno le precedenti vignette e rideranno come se le vedessero per la prima volta, così come non si ricorderanno le porcate fatte da certi politici e li rivoteranno come se nulla fosse accaduto.
Questa specie di alzheimer politico che colpisce molti, spesso però si accompagna alla consapevolezza di questa patologia e indirizza l’elettore nell’astensione.
Datemi tutti gli epiteti che volete, ma io preferisco che uno, il quale non la pensa come me, vada a votare perché mi potrò rapportare con lui come si fa tra adulti.
Ma se fugge?
Da bambino l’ho fatto anche io di smettere di giocare a pallone infuriato perché perdevo sempre ed ero convinto che mi imbrogliassero. Risultato, a forza di scappare sono rimasto solo un pessimo giocatore di calcio.