È passato più di un mese dalla scomparsa di Piercarlo Stefanelli. La notizia della morte mi venne comunicata da un comune amico. Ne rimasi profondamente colpito. Sapevo delle sue gravi condizioni di salute, ma non immaginavo una fine così repentina. Infatti, pochi giorni prima, ancora appassionato al suo lavoro, mi aveva telefonato a lungo, spiegandomi quale modifica avrebbe apportato al suo primitivo progetto della variante stradale della Sassella. Mi reco a vederlo per l’ultima volta alla casa mortuaria, dove sostano alcuni suoi figli, e a porgere loro le mie condoglianze. La stampa locale, poi, ha evidenziato il dolore di tanti, culminato nella commemorazione nel cortile interno del Comune in omaggio ad una persona che tanto aveva dato alla città col suo impegno professionale e politico.
Con queste righe intendo invece ricordare il nostro rapporto di amicizia. Perché le nostre vite sono corse parallele, con rare eccezioni. Lui nato a Lodi, io a Bellano, entrambi figli di funzionari dello Stato, trasferitisi a Sondrio nel 1943 dalle sedi di Rogliano (Cosenza ) e di Livorno. I nostri padri erano colleghi, lavoravano entrambi al Tribunale di Sondrio. Il padre di Piercarlo come Ufficiale Giudiziario, mio padre come Segretario Capo della Procura. La conoscenza tra le famiglie favorì il nostro incontro, quando Piercarlo aveva 13 anni ed io 15. La nostra amicizia si consolidò più tardi con i primi impegni politici. Piercarlo venne eletto consigliere comunale per il PSDI, che io avevo appena lasciato per entrare nel PSI. Cosa che fece dopo anche Piercarlo, al momento dell’unificazione socialista. Divenimmo entrambi co-segretari della sezione di Sondrio. In seguito fummo chiamati a far parte del Direttivo e dell’Esecutivo del Partito. Collaborammo a Il Lavoratore Valtellinese, del quale Piercarlo divenne Direttore responsabile e condusse una serie di violenti attacchi contro la maggioranza centrista... Con l’avvento, anche a Sondrio, del centro-sinistra, il giornale perse mordente e successivamente concluse le pubblicazioni. Piercarlo venne rieletto consigliere comunale. Dopo Tangentopoli, si sentiva più a sinistra. Fece poi parte della Giunta guidata da Alcide Molteni, nella quale divenne assessore all’Urbanistica e Vice-Sindaco. Io mi ritirai dalla politica attiva. Tra di noi l’amicizia restò immutata. Tuttavia la nostra relazione politica non era ancora terminata.
Alcuni anni dopo ci ritrovammo infatti assieme nell’Anpi. Negli ultimi tempi andavo a trovarlo nell’abitazione di Via Gianoli, dove si era trasferito a seguito della malattia. Discutevamo di nuovi progetti. Volevamo scrivere la storia del socialismo valtellinese, rappresentato al vertice da parlamentari come Guido Merizzi, Franco Zappa, Libero Della Briotta, Edoardo Catellani, Francesco Forte, Dino Mazza, e poi dai vari Direttivi ed Esecutivi, dai Sindaci e tanti altri. Inoltre pensavamo di scrivere la storia dei partigiani valtellinesi. Piercarlo aveva già riassunto il contenuto delle testate del Lavoratore Valtellinese da lui diretto ed io avevo già scritto diverse pagine in ricordo dei partigiani valtellinesi conosciuti, da Cesare Marelli a Fulvio De Lorenzi a Gaetano Arfè a Giuseppe Rinaldi ai Chiaravallotti, ai Parravicini, a Pasquale Amati a Giovanni Conca ed altri ancora. Il progetto cadde per l’aggravarsi della malattia di Piercarlo. Il destino ha voluto che fosse lui ad andarsene prima, benché più giovane di me. Ad oltre un mese dalla sua scomparsa, mi capita di pensarlo spesso e di avvertire dolorosamente tutto il peso della sua mancanza. Ma il suo ricordo vive in me e nel cuore di tanti.
Sergio Caivano