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Gianfranco Cercone. “The tragedy of Hamlet” di Peter Brook
16 Luglio 2022
 

Nella prima immagine del film che Peter Brook ha dedicato all’Amleto di Shakespeare - il film si intitola The tragedy of Hamlet e Peter Brook è il grande regista inglese, teatrale ma anche cinematografico, morto pochi giorni fa - non troviamo, come nel testo di Shakespeare, la torre del castello di Danimarca immersa nella nebbia e le guardie che ne sorvegliano la cima; vediamo soltanto un giovane uomo, un nero, che, a testa china, parla fra sé e sé.

E le parole che pronuncia sono quelle di chi è caduto in uno stato di depressione. Ascoltandolo, apprendiamo che suo padre, re di Danimarca, è morto da poco; e che sua madre, rimasta vedova, si è risposata, troppo in fretta secondo il ragazzo, con il fratello di suo marito.

Il ragazzo, naturalmente, è il principe Amleto. Ed è certo inverosimile che quel principe possa essere un nero. Eppure credo che sia molto improbabile che uno spettatore si lasci prendere dall’incredulità. Perché nel giro di pochi minuti il film ci ha già catturato, facendoci penetrare, e forse scivolare, nello stato d’animo del personaggio.

Questa specie di osmosi tra spettatore e protagonista si prolungherà in effetti quasi per tutta la durata del film, tanto che non solo potremo seguire con empatia gli sviluppi, interiori e comportamentali, del suo stato depressivo; ma saremo spesso indotti a guardare dal suo punto di vista gli altri personaggi della vicenda.

Insomma: l’interiorità - e dunque i sentimenti, e i pensieri che quei sentimenti suscitano - in questo film balza in primo piano e forma tutto l’interesse del racconto, tanto che l’ambientazione della vicenda potrà essere evocata con pochi arredi essenziali (il film è girato per intero sul palcoscenico quasi disadorno del teatro parigino Les Bouffes du Nord, scoperto e diretto per tanti anni da Peter Brook), e il colore della pelle del protagonista è un elemento che non compromette la credibilità della vicenda, che è appunto soprattutto intima. E pertanto non ci disturberà scoprire che Ofelia, la ragazza innamorata di Amleto, è indiana; che il capocomico della compagnia di attori girovaghi che approda al castello è giapponese; o che la madre di Amleto è bianca.

Del resto il malumore, e poi il furore di Amleto, quando apprende che suo padre è stato ucciso proprio da quel fratello che sua madre ha poi deciso di sposare, è un furore universale, che investe l’intera umanità, certo senza distinzioni etniche, e compreso se stesso.

Peter Brook paragonava l’Amleto di Shakespeare a una bolla di cristallo che rivela una sfaccettatura diversa ogni volta che si deposita nelle mani di qualcuno. Forse il volto che ci viene rivelato in questa versione televisiva dell’opera, consiste soprattutto in un’idea: il male ci contamina fatalmente quando perdiamo fiducia e speranza nell’umanità, quando essa ci sembra interamente votata al male.

Amleto anche in questo film porterà a compimento una vendetta giusta, e a prezzo della propria vita. Eppure risulta qui quantomai evidente che non si tratta affatto di un eroe “puro”; che il suo pessimismo cosmico, la sua disperazione, lo rendono via via misogino, sessuofobico, sadico, cinico e malvagio: tanto da sacrificare, come per uno sberleffo, due suoi ex-compagni di scuola, colpevoli in fondo soltanto di ingenuità; da uccidere per sbaglio senza poi tanto rimorso, il consigliere di corte; da indurre al suicidio la ragazza che lo ama, a cui, in questo film, per oltraggio, egli sfrega il trucco dal viso con la propria saliva.

Mentre nei due veri, effettivi infami della storia - sua madre e suo zio - la coscienza e il rimorso della colpa commessa, riverberano a momenti una segreta nobilità.

La bellezza del racconto dipende anche dalla bravura degli attori. Cito, uno per tutti, lo straordinario Adrian Lester nel ruolo di “Amleto”.

The tragedy of Hamlet è un film del 2002, disponibile sulla piattaforma RaiPlay.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale il 9 luglio 2022
»»
QUI la scheda audio)


 
 
 
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