Amo evocare il Mundial 1982 oggi, 11 luglio 2022, quarant’anni dopo, piuttosto che commentare Francia-Italia 5-1 di ieri sera.
Non è una questione femmina-maschio. Piuttosto è un’emozione legata all’azzurro giocoso: il blue oltremare si addice alle francesi, con le loro colonie, che continuano a colorare di nero la pelle delle giocatrici; l’azzurro adriatico, che scolori al celeste, ma non arrivi allo ionio profondo, è invece da mare nostrum, Mediterraneo divino. Alma Cerere, Uni, la dea etrusca, diede il nome al mar I-uni-o. L’avevate notato? Quant’è profondo il mare!
Accadde in Spagna, a nord delle Baleari. Avevo 34 anni.
Poteva essere un pomeriggio troppo azzurro e lungo per me, ma non avevo più risorse… senza Sandro Pertini con la sua pipa. Il mio amato vecchietto giocoso è stato la risorsa patria, col furlano Bearzot, che trionfò tra i reali spagnoli e ci fece correre coi tricolori in piazza a notte piena, proseguendo la corsa di Tardelli nell’entusiasmo di Paolo Rossi.
Sì, il calcio ci faceva mettere una nuova stella mundial sulla maglia azzurra, che non ne aveva più avute dal ventennio nero, ma, soprattutto, la maglia nazionale piaceva di nuovo a tutti i colori politici, oltre la guerra civile intestina.
Questo è il motivo principale che mi emoziona ancora: sono un italiano vero e lo canto insieme a tutte le mie sorelle e fratelli d’Italia, nello sport che più ci abbatte ed esalta.
Carlo Forin