Non hanno certamente torto, i partigiani della bassa valle, quando affermano di essere trascurati dalla storiografia resistenziale valtellinese. È vero che il libro più completo in materia, La Resistenza più lunga di Fini e Giannantoni, rievoca diverse azioni ed attività dei patrioti della zona. Non tanto, tuttavia, da farli ritenere soddisfatti. Del resto, anche i partigiani della Valchiavenna fanno considerazioni simili, fino a quando Renato Cipriani, col pregevole Antifascismo e Resistenza in Valchiavenna, non colma la lacuna. Anche i partigiani di Castione e di Postalesio avanzano lamentele analoghe, sino a quando Paolo Pillitteri, col libro Una valle lunga un anno, mette in risalto l’operato dei partigiani delle due località. Insomma, in tutte queste remore, c’è alla base il timore di essere dimenticati, dopo i sacrifici, le privazioni, le morti subite.
Arturo Dell’Oca, partigiano di Andalo Valtellino, è uno di questi. Non è iscritto all’Anpi. Dopo alcune telefonate, vado a trovarlo nella sua villetta di Andalo. Sono passati molti anni, ma il suo pensiero è ancora concentrato sulla Resistenza. È stato partigiano nella 40ª Brigata “Matteotti”, aderente alla Divisione “Garibaldi”, guidata dal famoso “Nicola” (Dionisio Gambaruto), certamente il più duro dei comandanti partigiani di tutte le valli valtellinesi e valchiavennasche. Dice: “Abbiamo accettato quanto fascisti e tedeschi ci costringevano a fare, e cioè una lotta dura, senza esclusione di colpi, e noi abbiamo risposto con la stessa misura, colpo su colpo”. È talmente convinto di quanto sostiene che, ancora oggi, si sente di polemizzare con la Resistenza dell’Alta valle. Più o meno afferma: “Quei partigiani avevano l’appoggio degli americani, che voleva dire armi, vestiario e viveri, mentre noi non avevamo niente, quanto ci occorreva per la lotta armata dovevamo procurarcelo da soli”. Non ha tutti i torti. Lo rivedo diverse volte. Capisco il suo raccapriccio. Mi sembra giusto porre rimedio alle sue osservazioni. Mi capita l’occasione quando si decide di pubblicare la terza edizione di Immagini della Resistenza. Mi viene affidato l’incarico. Ormai sono passati tanti anni, non ha più ragione di sussistere ancora la rivalità tra i partigiani dell’Alta valle e quelli della bassa valle. Hanno combattuto la stessa lotta, anche se in modi diversi, tanto che il primo capitolo del libro di Fini-Giannantoni, La Resistenza più lunga, si intitola “Le due Resistenze”. Ne parlo con Cesare Marelli, Presidente onorario dell’Anpi, che condivide la mia proposta. Decidiamo di ampliare la terza edizione del libro dedicando una cinquantina di pagine alla Resistenza della bassa valle. Mi rivolgo a quanti conosco per inserire testi e materiale fotografico sulla Resistenza della 40ª Brigata “Matteotti”. Paolo Sironi, vice-presidente dell’Anpi, apre la parte dedicata a quei patrioti titolandola “I partigiani della bassa valle”. Lo chiedo anche ad Arturo Dell’Oca. Lo fa con entusiasmo, scrivendo “La guerriglia ed il rastrellamento” e, assieme a Franco Quaini, “Quella tragica notte nel ricordo dei partigiani della bassa valle”. Mi procuro altri scritti.
Qualche tempo dopo, vado a trovarlo nella sua villetta di Andalo, gli porto la terza edizione di Immagini della Resistenza. Sfoglia subito il libro e, quando vede l’ampio spazio dedicato ai partigiani della bassa valle, con scritti di Ilario Gambetta, Emilio Tonelli, Giorgio Gianoncelli, Romilda Del Prà, Caterina Pedrini, Giordano Milivinti ed altri che evidenziano tutti le imprese dei combattenti della zona, in aggiunta agli articoli che mi ha consegnato e che ho inserito nel nuovo testo, si distende in un ampio sorriso. “Grazie” mi dice, visibilmente soddisfatto. “Sono io che ti devo dire grazie” gli rispondo. Ora può tranquillamente ritrovarsi col suo amico, il partigiano Martinalli, presso il supermercato vicino, dove sono soliti prendere assieme il caffè e, ricordando gli anni della lotta sostenuta per la riconquista della Libertà, gli può comunicare l’uscita di una pubblicazione che riconosca l’impegno e il sacrificio sopportati per la lotta di Liberazione nella bassa valle.
Sergio Caivano