Mauro Orrea
Il mondo a portata di mano
Giovane Holden, 2022, pp. 96, € 13,00
Essere in automobile per le vie di Roma e stare incolonnati nel traffico per ore, ascoltando una radio dove un dj conversa col pubblico e passa canzoni, e lasciare andare i pensieri che “come bollicine dal fondo del bicchiere salivano su per poi liberarsi nell’aria” perché “il pensiero non si può recintare”, potrebbe essere la sinossi di questo romanzo, dove il narratore confessa fin dall’incipit che ha proprio voglia di scrivere un libro. Sì, un giorno o l’altro lo scriverà.
Scorre lenta la città davanti ai suoi occhi, Roma “maledettamente unica”, che alla luce del giorno mostra il suo degrado accanto al suo splendore, con le bellezze che vengono ad ammirare da tutte le parti del mondo, a cui il romano non fa nemmeno caso, tanta è l’abitudine. Roma che di notte diventa “una signora distinta, una signora d’altri tempi”, ma allora è “come andare dall’altra parte della luna”. Una città bella ma invivibile, da cui si vorrebbe scappare ma non si trova il coraggio di farlo.
In un’unica e continua narrazione, come un soliloquio, il protagonista tocca ogni aspetto del nostro vivere, della nostra società, intrecciando le riflessioni con aperture sulla vita privata, su una frequentazione femminile che gli dona leggerezza e risveglia emozioni, “perché le emozioni sono la brina della vita”. Sul suo amico Roman, ucraino conosciuto fin dall’infanzia, un’amicizia vera, non di quelle “a tempo determinato”: belle le sere trascorse insieme sul terrazzo a guardare le stelle, persi nel mistero dell’universo e delle sue origini, incapaci di immaginare la vastità dello spazio e del tempo.
Mentre l’auto è in attesa di un piccolo balzo in avanti, l’occhio va agli “inquilini del traffico” accanto a lui. Ognuno è un mondo da scoprire, ognuno suggerisce una storia: c’è chi canta, chi risponde al telefono, chi si passa il rasoio elettrico, c’è la signora che si ritocca il trucco… come se tutti, nell’abitacolo che diventa casa, abbiano gettato la maschera.
Il pensiero tocca le questioni più profonde. Personaggio di vasta cultura, questo nostro autista, che ha una casa traboccante di buoni autori, che non apprezza chi scrive e pubblica e vende sfruttando la propria popolarità mediatica, che non apprezza gli “pseudo artisti in circolazione, anche loro specchio della società” decaduta come la politica. Addirittura rimpiange l’epoca in cui i politici commettevano purtroppo nefandezze, ma almeno avevano cultura.
Avanza lenta l’automobile, scorrono piano piano sotto gli occhi affascinati la fontana di Trevi, il palazzo di Giustizia, Castel Sant’Angelo, Via della Conciliazione, i Musei Vaticani, intanto i barboni si preparano il giaciglio per la notte. E allora la riflessione può estendersi alle ingiustizie sociali, allo ius soli negato, alle forme di razzismo che si ripetono nel tempo, senza la consapevolezza che il rispetto degli altri, non diversi da noi, è la base della convivenza civile.
Il mondo a portata di mano non è solo quello delle vie di Roma e dei monumenti carichi di storie che rinnovano la meraviglia; non sono solo gli inquilini del traffico su cui l’occhio esterno può fantasticare una varietà di romanzi, ma è il mondo vasto di riferimenti culturali, musicali, scientifici, che costituiscono la solida struttura del nostro affabulatore, in cui si può trovare sempre una sponda, un mondo a cui accedere sempre.
Gli interventi dei radioascoltatori e le canzoni scelte si intrecciano e completano il pensiero. La musica rimane con tutta la sua potenza a sottolineare l’armonia che lega le cose, in questa vita che “è fatta per vivere, non per accumulare gli anni”. Vita che si deve prendere in mano e trascinare. Che è già un romanzo, basta saperne cogliere i particolari, anche nell’abitacolo di una macchina che si muove lenta per le vie di Roma, mentre il pensiero va, veloce.
Marisa Cecchetti