Alla luce degli ultimi sconvolgimenti che hanno interessato il sistema mondo (la pandemia di Covid-19 e la recente guerra in Ucraina), appare inevitabile cambiare paradigma, rivedendo il nostro stile di vita, incentrandolo sull’educazione ai valori del territorio, promuovendo una cultura civica che ci permetta di vivere in modo efficiente e funzionale lo spazio. L’educazione al territorio va quindi guidata e orientata verso pratiche sostenibili in cui prevalga la capacità di costruire il futuro, rilevando sempre quanto sia imprescindibile la connessione col territorio per una funzionale realizzazione di un parco, di un’area protetta.
Il lock down e le misure di contenimento individuate per far fronte alla pandemia di Covid19 hanno ridotto, in molti paesi, gli impatti antropici sull’ambiente, con conseguente diminuzione delle emissioni inquinanti nell’aria (Barani, 2020); valori che hanno nuovamente raggiunto livelli di guardia con l’allentamento delle restrizioni adottate dal Governo Nazionale. Rivedere il nostro stile di vita significa anche assumere maggiore consapevolezza circa il peso degli impatti delle attività umane ed adottare politiche territoriali volte a favorire pratiche sostenibili. L’implementazione delle aree protette s’inerisce in tale prospettiva, sia per l’educazione ai valori sociali, ambientali e culturali del territorio sia per favorire la tutela, la conservazione e la valorizzazione territoriale e della biodiversità, in aree di particolare pregio paesaggistico e ambientale (Maestrelli, 2001). L’assenza di controlli e vincoli potrebbe minacciare gli habitat, mettendo a rischio le specie più esposte all’estinzione.
Nella giornata di sabato 7 maggio 2022 si è svolto a Zoagli (piccola e pittoresca località balneare nella Riviera di Levante in provincia di Genova), il convegno “Il ruolo dei parchi tra transizione ecologica, green economy e turismo sostenibile”, organizzato da Legambiente in collaborazione con Federparchi e il patrocinio del Comune di Zoagli. L’incontro, avvenuto nell’anno del centenario dei primi parchi italiani, ha rappresentato l’occasione per sensibilizzare le comunità locali, sull’importanza dell’istituzione di un parco nazionale, in questo caso il Parco Nazionale di Portofino, già parco Regionale dal 1935.1 Il convegno, moderato e coordinato da Santo Grammatica, presidente di Legambiente Liguria, ha visto al partecipazione di numerosi relatori, che hanno fatto convergere i propri interventi sul futuro delle aree protette della regione Liguria e sul valore culturale storico-estetico del territorio.
Si è evidenziato come circa il 12% del territorio della regione Liguria rientra all’interno di aree protette2 (siano essi Parco Nazionale, Regionale o Area Marina Protetta), dato che è tuttavia distante dall’obiettivo di una copertura del 30 % prevista dalla nuova strategia sulla biodiversità per il 2030 adottata da Commissione Europea (Isola et al., 2022). Si rende pertanto necessario implementare il dato, col conseguente riconoscimento di nuove aree protette, rafforzando la sinergia tra enti, istituzioni e comunità locale (Varani, 1995).
Un aspetto essenziale che i vari relatori hanno tenuto a sottolineare fa riferimento alla governance territoriale. Si ritiene necessario evitare che tutti i parchi nazionali liguri dispongano di un unico direttore, privilegiando una scelta che preveda un direttore per ciascun parco. È fondamentale evidenziare il fatto che i parchi riescono ad espletare le proprie azioni e competenze se ciascuno è dotato di un suo presidente e un suo direttore. Si tratta di un elemento su cui si è rilevata una forte e convergente uniformità di vedute; sia Legambiente, sia gli amministratori locali sostengono l’importanza di una scelta che non vada ad indebolire l’operabilità degli enti a vantaggio di un poco significativo risparmio economico.
I confini del parco hanno rappresentato un ulteriore spunto di riflessione ed analisi. L’ex senatore della Repubblica e promotore della legge istitutiva del Parco nazionale di Portofino, Massimo Caleo, ha sottolineato come “lo Stato, eticamente, culturalmente ed economicamente non può istituire un parco di 1.200 ettari”. Per questo motivo occorre implementare l’estensione territoriale del parco, seguendo lo studio proposto dall’Anci Liguria, contestualmente sostenuto da 7 sindaci, con il conseguente coinvolgimento di ulteriori territori che potrebbero rientrare all’interno del parco, beneficiandone. Anche Antonio Laverone, portavoce del Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino, ha indicato la necessità di rivedere i confini del parco seguendo una possibile soluzione scaturita di alcuni anni di analisi sul territorio. Si tratta in taluni casi di territori già ampiamente vincolati, come nel caso dei cinque comuni del Tigullio, ossia Portofino, Santa Margherita, Rapallo, Zoagli e Chiavari, a cui allegare i sei comuni del Golfo Paradiso, Camogli, Uscio, Sori, Pieve, Bogliasco (che in più occasioni ha manifestato la volontà di aderire al Parco), arrivando a comprendere così anche Genova. “Il comune di Uscio è da ritenersi strategico in quanto comune del Golfo Paradiso al culmine della valle di Recco e area di collegamento con i due comuni della Fontanabuona Tribogna e Lumarzo”, garantendo così un certo continuum geografico. “Per Sori, Pieve, Tribogna e Lumarzo ed eventualmente Uscio, si dovrebbe procedere a considerare solo le aree finalizzate alla continuità territoriale e naturalistiche di collegamento”.
Si sono sottolineate alcune reticenze territoriali e culturali che continuano a persistere sull’istituzione del parco nazionale e la necessità di porre un freno alle fake news che alimentano paure e distanza, rilevando il valore aggiunto per il territorio e per le comunità che porterebbe l’istituzione di un parco che si protrae ormai dal 2017. La presenza di Patrizio Scarpellini Direttore Parco Nazionale delle Cinque Terre, è stata occasione di avere una testimonianza diretta del vantaggio competitivo del riconoscimento del parco nazionale e delle relative opportunità. Si è posto l’accento anche sulla salvaguardia delle identità territoriali e delle tradizioni locali e come il parco si faccia portavoce del valore culturale delle stesse, attraverso la realizzazione di corsi di formazione atti a favorire la conservazione del territorio e delle dinamiche identitarie; ne sono un esempio i corsi per tenere sempre viva l’arte dei muretti a secco, riconosciuta nel 2018 dall’Unesco patrimonio dell’Umanità,3 in virtù del fatto che i custodi di tale sapere sono rappresentati da popolazione in età avanzata. Un ulteriore corso di formazione è stato orientato all’istituzione di figure atte alla manutenzione della rete escursionistica, necessaria per ricostruire la rete identitaria territoriale.
Dal punto di vista turistico si è rimarcato il rischio di un utilizzo passivo del turismo, come nel caso del turismo crocieristico. La necessità di istituire delle parkway s’inserisce in tale ottica, con l’intento di contingentare e delocalizzare in vari punti d’ingresso strategici i turisti, cercando tuttavia di orientare l’offerta verso turismi sostenibili (Amoretti, Varani, 2016), in linea con le esigenze del territorio e delle comunità interessate e gli obiettivi dell’agenda 2030 (Hall, 2019).
Alla luce della volontà locale, della partecipazione attiva della cittadinanza e di un ventaglio di risorse endogene paesaggistiche, culturali, storiche, enogastronomiche estremamente rilevanti, appare doveroso convergere verso l’implementazione regionale delle aree protette, le quali non devono essere percepite quali dispositivo di delimitazione territoriale bensì come strumento di sviluppo del territorio e di buone pratiche, poiché il parco è opportunità e non vincolo.
Bibliografia
Amoretti G., Varani N., (2016), Psicologia e geografia del turismo. Dai motivi del turista all’elaborazione dell’offerta, libreriauniversitaria.it, Padova.
Barani A., (2021), “COVID-19, impatto sul contesto socio-economico italiano e strategie per lo sviluppo sostenibile: il contributo dell’Agenda 2030 e modelli etico-valutativi per un’ipotesi di mappa metodologica”, in Quaderni di economia del lavoro, 111, 1, Milano, Franco Angeli.
Hall M.C., (2019), “Constructing sustainable tourism development: The 2030 agenda and the managerial ecology of sustainable tourism”, Journal of Sustainable Tourism, 27:7, pp. 1044-1060.
Isola F., Leone F., Zoppi C., (2022), “Corridoi ecologici e paesaggio: un contributo alla pianificazione di una rete regionale di aree protette”, in Arcidiacono A., Ronchi S., (a cura di), Consumo di suolo, Servizi ecosistemici e Green infrastructures: Metodi, ricerche e progetti innovativi per incrementare il Capitale naturale e migliorare la resilienza urbana. Rapporto CRCS 2022, pp. 159-169.
Maestrelli S., (2001), “I parchi: una risorsa nazionale per uno sviluppo di qualità”, Rivista Geografica Italiana, 108, n. 2, pp. 183-189.
» Web Parchi Regione Liguria.
» Web Unesco.
Varani N., (1995), “Il Piano dell’area Parco del Monte di Portofino”, in Rivista Geografica Italiana, Fasc. 102 (1995), p. 170-174, ISSN: 0035-6697.
* Dipartimento di Scienze della Formazione (DiSfor- Università di Genova), giampietro.mazza@unige.it