Pesaro/Genova – Alla fine di febbraio 2022 è partita da Genova e Pesaro un’operazione di salvataggio dei civili ucraini colpiti dalla drammatica invasione da parte della Federazione Russa. In poco più di due mesi, l’operazione – condotta da difensori dei diritti umani, senza alcun sostegno istituzionale – ha già messo in salvo oltre cento donne e bambini provenienti da zone colpite dai bombardamenti. Per realizzare questo difficile progetto l’associazione umanitaria EveryOne Group e il gruppo di poeti e artisti denominato “Terza Lettera al Mondo” hanno lavorato insieme ad Alex, conducente di pullman autorizzato dal governo ucraino a entrare e uscire dal paese per trasferire i rifugiati più vulnerabili dalle zone belliche alla Polonia, membro dell’Unione europea, e successivamente ad altre nazioni dell’Ue, fra cui l’Italia.
«All’inizio sembrava un’utopia», spiegano i difensori dei diritti umani Roberto Malini, Dario Picciau e Daniela Malini, «e ci siamo limitati ad aiutare gruppi di rifugiati, fra cui persone disabili, intenti ad attraversare il confine fra Ucraina e Polonia, in località Medyka-Shehyni. Ci chiamavano per chiederci aiuto; alcuni erano fuggiti senza documenti e noi preparavamo per ognuno di loro lettere umanitarie da presentare alle autorità di confine, che attestavano identità ed eventuali disabilità. Ci siamo appellati all’Alto Commissario delle nazioni Unite per i Rifugiati, che ci ha subito dato assistenza. L’invasione era appena iniziata e ogni nostro intervento presentava enormi difficoltà. I profughi accorrevano da Kiev e altre zone dell’Ucraina, ma le autorità erano completamente disorganizzate».
Il primo gruppo di rifugiati, donne e bambini, è così giunto in parte in Italia, grazie all’accoglienza di una famiglia genovese, in parte sul suolo di altre nazioni dell’Ue. «Successivamente ci siamo resi conto che il dramma più grave avveniva nelle città e nei villaggi isolati a causa dei bombardamenti. Lì la gente moriva e chi sopravviveva alle bombe era costretto a restare sottoterra, spesso nelle cantine delle case, con poco cibo e poca acqua. Così siamo entrati in contatto con Alex, che prima della guerra faceva il conducente di pullman e che adesso, dopo aver messa in salvo la famiglia, intendeva continuare a rendersi utile. Alex intendeva tornare a più riprese nel profondo dell’Ucraina, sfruttando la sua conoscenza del paese e ogni corridoio umanitario, per accogliere a bordo del suo pullman il maggior numero possibile di donne, bambini, anziani e disabili – a volte con i loro cani e gatti – e trasferirli al sicuro, in Polonia e altre nazioni dell’Unione europea».
Nel frattempo, EveryOne Group e il gruppo di poeti e artisti civili della “Terza Lettera al Mondo” avviava su Facebook un’asta d’arte a sostegno dell’operazione. Quando un acquirente etico acquistava un’opera d’arte messa in asta, riceveva l’account PayPal del conducente e versava l’importo direttamente a lui, che lo utilizzava per il carburante e le spese relative a ogni viaggio. «Mentre noi provvedevamo a identificare soluzioni di accoglienza presso famiglie, Alex ha compiuto tre viaggi», continuano i poeti-attivisti, «raggiungendo i luoghi più isolati e portando in salvo decine di civili. L’asta prosegue tutt’ora e, finché riusciremo a raccogliere i fondi necessari per ogni operazione, il pullman della vita continuerà a viaggiare tra i luoghi devastati dell’Ucraina e l’Unione europea».
Ora il pullman si appresta alla quarta operazione salvataggio, che condurrà al sicuro venti fra donne e bambini. «Tutto il mondo sta parlando dei cento profughi usciti dall’acciaieria Azovstal di Mariupol. Nonostante il corridoio umanitario che è stato annunciato, raggiungerli è difficile e a livello istituzionale si riesce a fare ben poco. Fra gli eroi – ci si consenta di definirli con questo termine – che in queste ore li stanno accogliendo a bordo di pochi pullman, per trasferirli al sicuro nell’Unione europea, c’è il nostro Alex. Venti dei profughi, donne e bambini, viaggeranno a bordo del suo pullman e si lasceranno alle spalle l’orrore delle bombe, del buio, della fame, della sete, delle tante morti cui hanno assistito. Da parte nostra, insieme al suo grande cuore, apprezziamo quello dei donatori e degli acquirenti etici. Senza di loro, il pullman si sarebbe già fermato. Ora attendiamo con il fiato sospeso che i profughi da Mariupol raggiungano l’Unione europea. Quindi, speriamo di poter organizzare il quinto viaggio della vita».
EveryOne Group