Nella giornata di domani ricorre il secondo anniversario dell’assassinio dell’ex Primo Ministro libanese Rafik Hariri e delle altre 14 persone che saltarono per aria con lui nel centro di Beirut il 14 febbraio del 2005, a seguito di un attentato terroristico.
Questo anniversario cade in un momento di grave tensione politica all’interno del Libano, che deriva in particolare dal rifiuto degli Hezbollah e di alcuni partiti minori filosiriani, di continuare a sostenere il Governo Siniora che, lo ricordiamo, è nato dopo le prime elezioni che si sono svolte in Libano dopo il ritiro dal territorio libanese delle truppe militari siriane; un ritiro provocato proprio dalla reazione popolare e di massa, che scaturì proprio a seguito dell’omicidio di Hariri.
Il motivo ufficiale del rifiuto degli Hezbollah di continuare a sostenere il Governo Siniora consiste nella richiesta di avere un numero di ministri sufficiente da consentire loro di porre il veto all’approvazione di riforme non condivise. Ma non è un caso che tale rivendicazione sia sfociata nelle dimissioni di tutti i ministri legati agli Hezbollah, e nelle successive manifestazioni di piazza per ottenere le dimissioni il Governo Siniora, proprio alla vigilia del voto del Governo a favore dell’istituzione del Tribunale Internazionale per processare i responsabili dell’assassinio di Hariri.
Infatti, il 21 novembre del 2006 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il proprio via libera all’istituzione del Tribunale Internazionale, anche a seguito dei risultati preliminari di una commissione di inchiesta sull’assassinio di Hariri, e sui successivi omicidi politici che si sono susseguiti in Libano; indagini che hanno individuato in alcuni responsabili dell’intelligence siriana e dei loro alleati in Libano, i possibili responsabili.
Dopo tale decisione del Consiglio di Sicurezza e l’approvazione delle legge istitutiva del Tribunale da parte del Governo Siniora, il Presidente filosiriano Lahuod ha rifiutato di controfirmarla, ed è a quel punto che è partita l’offensiva politica da parte degli Hezbollah, sia a livello istituzionale che popolare.
A Beirut domani, anche a seguito degli scontri avvenuti tra le differenti fazioni nei giorni scorsi, sono previste misure di massima sicurezza, con addirittura un muro sovrastato dal filo spinato, destinato a separare i manifestanti dei diversi partiti che si recheranno nella Piazza dei Martiri.
Purtroppo, un obiettivo come l’istituzione di un Tribunale Internazionale, che dovrebbe essere comune a tutti i cittadini che aspirino all’affermazione della giustizia e alla lotta contro l’impunità, in particolare in un paese dove il sistema giudiziario è sempre stato nella mani della politica, rischia di essere dimenticato e travolto da uno scontro settario, ispirato da quei regimi, che a partire dalla Siria e dall’Iran, vedono proprio nell’affermazione della giustizia, più che nelle minacce di attacchi militari, il maggior pericolo per la loro sopravvivenza.
Matteo Mecacci
(da Notizie radicali, 13 febbraio 2007)