Se si esclude quella intestina esplosa nei Balcani trent’anni orsono, dopo oltre 70 anni di pace l’Europa conosce di nuovo il dramma di una guerra che riporta a un’epoca di nazionalismi e rivendicazioni territoriali ritenuta ormai sepolta dalla storia. Come temuto il conflitto russo-ucraino (in realtà una invasione dell’Ucraina da parte della Russia, come già accaduto in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel ’68) è deflagrato tragicamente con ripercussioni per il mondo intero.
L’attenzione generale si concentra ovviamente, a parte la sospensione degli approvvigionamenti energetici, sull’aspetto umano che coinvolge innumerevoli persone coinvolte direttamente nella epocale vicenda. Si teme che oltre un milione di ucraini, alla ricerca della salvezza, si spingeranno ad ovest raggiungendo dapprima le vicine Polonia e Ungheria, già pronte a ospitarli, per approdare poi fino a casa nostra. L’Ue è preparata ad accogliere tanti profughi, dopo che ha manifestato titubanze e prevenzioni verso i richiedenti asilo ammassati ai confini della Bosnie e della Bielorussia e in attesa di trovare rifugio in Europa?
I polacchi per primi, guarda caso, avevano opposto resistenza ai disperati provenienti da Paesi già in guerra o vessati da regimi autoritari. Ci sono dunque migranti di serie A e di Serie B? Se è così, andrebbe finalmente fatta un po’ di chiarezza nei confronti del cosiddetto gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia), troppo spesso spinto alla richiesta di diritti senza preoccuparsi dei doveri, il che è tanto più riprovevole se si considerano i precedenti vissuti sulla propria pelle.
Però non è il tempo dei distinguo e delle inutile polemiche e ognuno deve fare la propria parte, a cominciare dall’Europa che con la sua inazione ha permesso che la situazione degenerasse col tempo senza metterci una pezza. Il fuoco covava sotto la cenere dal 2014, quando Kiev incominciò a prendere le distanze dalla Russia di Putin, irresponsabilmente appoggiato anche da tanti politici italiani che adesso, facendo finta di nulla, gli voltano improvvisamente le spalle. L’esperienza della Finlandia (che ha garantito la sua indipendenza proprio dopo un conflitto coi russi nel corso del secondo conflitto mondiale) insegna che uno stato cuscinetto fra l’occidente e la Russia, come è l’Ucraina per la sua collocazione geografica, avrebbe risparmiato agli ucraini quello che stanno vivendo in questi giorni. Le colpe sono un po’ di tutti, non solo degli europei, e riguardano pure gli Usa, che spesso hanno abbandonato con la coda tra le gambe scenari per cui non erano preparati militarmente e tantomeno culturalmente (vedi Vietnam, Iraq e, di recente, Afghanistan). L’Ue dovrebbe farsi adulta e dotarsi finalmente di una politica di sicurezza e di difesa comune che le consentirebbe di affrancarsi dalla Nato, e occuparsi in prima persona delle politiche migratorie e di accoglienza dei profughi, altrimenti verrà colpevolmente meno ai suoi princìpi di convivenza e difesa dei diritti umani.
Guido Monti, responsabile del
Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio