L’invasione dell’Ucraina in corso sta rivelando che i militari russi insieme con i militari ucraini sono ben memori dei pericoli persistenti dal reattore nucleare di Chernobyl, che esplose il 26 aprile 1986, 36 anni fa.
Gli ufficiali dei due eserciti hanno fatto insieme la scuola di addestramento. Pertanto, non possono ignorare la pericolosità perdurante delle scorie nucleari. Stanno facendo la guardia insieme alle scorie del reattore posto in Ucraina. Possiamo sperare.
Vedo in questa azione il limite opposto alla follìa del (Ras) Putin, autocrate invasore dell’Ucraina. Il limite che cercava perplesso, stanotte, Romano Prodi (mio professore di sviluppo economico a Trento 1968), che, verso mezzanotte, manifestava in tv il suo stupore per il comportamento di un uomo col quale ha parlato fino a tre anni fa. Aveva visto nell’autocrate russo una persona razionale, capace di ascoltare i suggerimenti di Lavrov, profondo conoscitore del quadro mondiale. Adesso non lo riconosceva in ciò che sta facendo: manda militari giovanissimi ad impantanarsi nell’avventura senza senso di convertire gli ucraini (una popolazione di un terzo di quella russa) a rinnegare se stessa; sposta il baricentro socio-economico della Russia nelle braccia della Cina, paese che cresce “di una Russia all’anno”.
Ecco, io vi ho trasferito paro paro quel che ho sentito dire dal mio professore aggiungendo solo il limite di cui vi ho detto all’inizio.
Chiedo all’Eterno che tenga vivo Zelensky in Kyiv. Ogni giorno che dura accresce il pantano nel quale si sta immergendo il (Ras) Putin e rende accettabili i sacrifici che dovremo fare a sopportare le conseguenze sulle nostre tasche dell’applicazione del taglio ai pagamenti bancari russi.
Carlo Forin