Le contraddizioni sono insite nella natura umana e trovano nella politica l’esempio più lampante. Emblema degli improvvisi e strumentali cambi d’opinione è il ‘capitano’ leghista Matteo Salvini che, non pago, di riscuotere indebitamente il vitalizio da europarlamentare malgrado abbia marcato visita spesso e volentieri nell’aula di Strasburgo, tanto per non smentire le proprie incoerenze si è reso protagonista di un voltafaccia tanto sorprendente quanto grossolano.
Sono trascorsi solo 5 anni da quando Salvini esaltava sui social l’accordo raggiunto fra la Lega e la Russia di Putin, che comprendeva diverse questioni ed era stato rivendicato con orgoglio dal leader leghista. Tra i vari punti dell’intesa era inclusa la fine delle sanzioni contro i russi, applicate dopo il conflitto con l’Ucraina iniziato esattamente otto anni fa. A detta della Lega questi provvedimenti erano costati all’Italia ben 5 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro. Il patto prevedeva pure la lotta all’immigrazione clandestina, uno dei cavalli di battaglia delle truppe salviniane. Ebbene, con un dietro front inaspettato, ora il Carroccio ha sposato posizioni diametralmente opposte e Salvini e c., nell’imminenza di un possibile attacco russo all’Ucraina, chiedono con forza al Parlamento europeo di prendere sollecite decisioni contro la Russia.
Non solo, in quanto a Strasburgo i leghisti hanno avuto la faccia tosta di definire la federazione russa ‘il regime di Putin’ e di incolpare l’Ue di ‘lasciare spazio all’ambiguità’ nei suoi rapporti con Mosca. Veemente è stato l’intervento di Marco Zanni (che anni addietro diede forfait a un convegno su scuola ed Europa organizzato a Sondrio), presidente del gruppo Identità e Democrazia di cui la Lega fa parte e responsabile leghista per gli affari esteri. Nel dibattito sulla crisi russo-ucraina Zanni ha preso la parola per affermare che “dobbiamo far sapere con convinzione all’Ucraina che l’Europa è pronta a tutto per proteggere la sua integrità territoriale e la propria libertà”. E ha aggiunto che “questi sono princìpi su cui non possiamo transigere e dobbiamo analizzare attentamente quali sono stati i nostri errori e come mai l’Europa non sia stata in grado, di fronte a questa crisi, di dare un messaggio concreto e unitario”. Peccato che lo stesso Zanni, non più di tre anni orsono, abbia abbandonato la trasmissione di una tv tedesca in seguito a un acceso confronto con un giornalista, guarda caso sul conflitto russo-ucraino. Allora Zanni aveva messo in rilievo che, sebbene ci fossero stati errori da ambo le parti, le sanzioni economiche non erano certo il mezzo migliore per far mutare le idee alla Russia. Quelle dei leghisti invece sono cambiate completamente, dando adito a maliziose interpretazioni ma anche a fondate valutazioni.
Che quella della compagnia salviniana sia una politica di bassa lega (con la elle minuscola) è ormai accertato dai fatti. Se errare è umano (sputare nel piatto europeo dove si è mangiato) continuare a farlo con un’Europa che ci elargisce i munifici fondi del Pnrrr diviene davvero diabolico.
Guido Monti, responsabile del
Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio