È di oltre settanta morti il bilancio delle vittime dell’assolto da parte dei terroristi del Daesh alla prigione di Ghwayran, a nord della città di Hasakeh, da tre anni sotto il controllo curdo.
“Almeno 28 membri delle forze di sicurezza curde, cinque civili e 45 membri dell’IS sono stati uccisi”, ha affermato Rami Abdel Rahman, capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Con questa nuova operazione il gruppo del cosiddetto IS torna con tutta la sua forza brutale dopo la significativa sconfitta subita tre anni fa, a seguito dell’offensiva internazionale a guida statunitense, con il coinvolgimento in prima linea delle milizie curdo-siriane del Syrian Democratic Forces – Sdf – che hanno liberato le città della Siria e dell’Iraq di cui era stato preso il controllo. Da quel momento la comunità internazionale ha affidato il controllo delle prigioni e dei campi di detenzione dove sono rinchiusi i terroristi del Daesh – 12mila uomini appartenenti a 50 diverse nazionalità – e i loro familiari alle forze curde, che più volte hanno però denunciato di non poter gestire da sole tutte quelle realtà.
Nella prigione di Ghwayran erano detenuti oltre 3.500 miliziani. Cresce la preoccupazione degli abitanti di Hasakeh e delle zone limitrofe per le nuove minSacce inflitte dal Daesh e sulle possibili conseguenze che questa offensiva potrà avere. L’analista Nicholas Heras del Newlines Institute di Washington ha affermato che il gruppo armato ha preso di mira la prigione per accrescere il numero degli uomini tra le sue fila. Sale la preoccupazione nella regione e non solo per quello che potrebbe rivelarsi il ritorno di un incubo che ha contribuito a infliggere sofferenze atroci alla popolazione locale, già stremata da anni di guerra.
Ma che cosa vuol dire quando il Daesh attacca una prigione in Siria? Una risposta tenta di darla in questo articolo il giornalista Daniele Raineri (Il Foglio, 22/01/2022).
Asmae Dachan
(da Diario di Siria, 22 gennaio 2022)