Il saluto di papa Bergoglio, vescovo di Roma, alle sue pecorelle del Villaggio Ardeatino. E intanto il sindaco Gualtieri firma la proroga dell’ordinanza della Raggi per almeno altri 6 mesi
Si riparte per la Capitale: sabato 15 gennaio in mattinata tutti a Roma in Piazza SS. Apostoli per chiudere definitivamente la vergognosa vicenda.
Anche il Sommo Pontefice, vescovo di Roma, si è ricordato di quei poveri cristiani del Villaggio Ardeatino, che stanno scontando le pene dell’inferno per i peccati e le omissioni delle inqualificabili Amministrazioni che si succedono al governo di Roma capitale e della regione Lazio e relativi entourage. Sì, papa Francesco all’Angelus dello scorso 12 dicembre, in procinto di benedire i Bambinelli dei presepi che avrebbero addobbato le case romane, salutò espressamente anche i residenti del Villaggio Ardeatino incoraggiandoli da buon Pastore “ad impegnarsi col dialogo nella cura del loro territorio”. Fine del discorso, liquidato l’argomento discarica di Albano e tutte le innumerevoli consorelle di certe soluzioni criminali. Certo papa Bergoglio non può stare dietro a tutto, e forse non sapeva nemmeno ‒ non sa? ‒ che le sue pecorelle di Roncigliano si sono condannate al presidio fisso e vivono ‒ o per meglio dire finiscono d’intossicarsi ‒ da circa 6 mesi in mezzo alla strada cercando disperatamente qualcuno che si presti davvero a dialogare e non a rifilare le solite scontate scempiaggini che non stanno in piedi nemmeno per eventuali pargoli.
Passato Natale, passato Capodanno e la Befana, arriva l’ennesimo “regalo” dai poteri forti: Roma, capitale d’Italia, continua a scaricare per almeno altri 6 mesi la sua ricca monnezza ‒ e qui nessuno più s’illude sui tempi e sui provvedimenti urgenti che nessuno s’accolla per risolvere a monte il problema ‒ e i cittadini di Roncigliano continueranno a battagliare ogni giorno per ricordare che loro ancora ci sono e montano la guardia alla montagna avvelenata che si gonfia sempre di più, emanando fetori mortiferi che non arriveranno a San Pietro o al Quirinale ma poco ci manca, e ci sono con i loro figli, bambini uguali uguali ai bambini romani e di ogni luogo, senza colpe eppure pesantemente penalizzati nello svolgimento di ogni loro attività, di ogni loro sofferto respiro, mentre le stagioni passano tutte a finestre chiuse, quasi in lutto perenne per le vittime che non ci sono più e per quelle che inevitabilmente si dovranno contare.
A meno che qualcuno o Qualcuno ‒ visto che la Giustizia non è di casa ‒ non si metta una mano laddove dovrebbe ancora battere un residuo di coscienza.
Maria Lanciotti
» Coordinamento Contro l’inceneritore di Albano