Una raccolta dai toni pacati, quasi poesia sussurrata, dal verso fluido, risuonante di echi, morbida di colori e di profumi, quella di Andrea Granziero, come già suggeriscono questi versi: “eco di vigne,/ mordide colline/ si attarda/ lenta la nebbia,/ traspaiono borghi/ tra lame di sole”.
L’amore che pervade le liriche non ha retorica, si esprime attraverso la bellezza, si arricchisce attraverso il ricordo: anche se “si diradano/ trama e/ ordito del/ passato” questo rimane scolpito dentro gli anni insieme alle rughe che porta l’età.
C’è una assenza che si fa nostalgia e sogno: “inutilmente/ sogna di te/ il sottobosco”, in un trionfo di fiori, di foglie e di rami che si rinnovano: “cuori di foglie/ accendono colori”. La bellezza della Natura è un forte inno alla vita: “nel canto/ dei merli/ si perde/ il gelsomino”. La vita che ci è concessa non è mai senza stupore.
Nel pensiero si fissano il sorriso e la carezza, nel pensiero tutto si può avverare quasi in una circolarità dell’esistenza, in una fusione di qui e altrove: “di che colore/ sono i tuoi giorni/ mentre assapori/ dell’infinito/ ogni miele?” Brilla il sorriso di lei come stella: “stella discorso del ruscello/ bagnato dai pensieri/ stella affannata della tua assenza/ bacio ricordato/ stella quieta del tuo ritorno”. Intanto “parla di te/ l’incanto dei giardini”.
Pur nella consapevolezza degli anni che rubano le energie, tuttavia ci si perde nella contemplazione delle meraviglie che la vita ci offre. Anche se il rosso dei papaveri appare come una ferita, tuttavia “Nella bellezza sola,/ ancora posso/ riprenderti per mano”. E se lei non compare “nell’allegria/ dei fiori nuovi,/ nelle note/ attraversate/ dal mattino”, ci si rende conto, a consolazione, seppur tardi, che la ricerca va indirizzata al cuore: “tardi ho capito/ che mi abitavi/ il cuore”.
Chi sa amare così intensamente raccoglie le altre esistenze, le sofferenze intorno e quelle passate, siano le donne vittime della Shoa o le vittime della follia di oggi: “Sacralità di donna/ profondamente offesa” grida forte la condanna: “Spregevole/ ritratto d’uomo/ non ad Immagine,/ fango soltanto”.
Una fede sentita ed una fondamentale fiducia nel genere umano – nonostante gli errori e le tragedie della Storia – un canto di lode alla vita ed all’amore, una accettazione consapevole del divenire, si accompagnano nelle liriche alla dimensione onirica, in cui tutto diventa reale e consola.
Marisa Cecchetti
Andrea Granziero, D’amore e d’altro
Biblioteca dei Leoni, 2021, pp. 104, € 12,00