I detrattori dell’Europa non perdono occasione per denigrarla attaccandosi alle occasioni ed ai pretesti più svariati. Come non bastasse la sconsiderata proposta, avanzata e poi ritirata dalla Commissione europea, di mutare gli auguri natalizi per non offendere le religioni non cristiane, uno dei cavalli di battaglia degli antieuropeisti è la Brexit, usata nella convinzione che la Gran Bretagna sia un esempio di nazione funzionale e virtuosa dopo l’uscita dall’Ue. Al proposito i sovranisti farebbero meglio a dare un’occhiata alle opinioni esposte sulla rivista l’Internazionale dal giornalista anglosassone Will Hutton, già direttore dell’Observer.
Scrive Hutton: “La Brexit non sta funzionando. Le aziende britanniche, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, vacillano. Assorbono costi indesiderati, pagano dazi nascosti, sono sottoposte a controlli più severi sulle esportazioni, trasferiscono fabbriche e uffici nell’Unione europea e perdono lavoratori. Le gite scolastiche da e verso l’Europa non vengono più organizzate, Per ottenere un visto servono mesi. La scienza è fuori dal progetto europeo Horizon, il più grande programma scientifico internazionale. Alleanze costruite nei secoli sono fatte a pezzi”.
Prosegue Hutton: “I leader britannici del passato, a iniziare da Winston Churchill, avevano compreso il bisogno vitale di impegnarsi con l’Europa, mentre ora lo sciovinismo bellicoso si è rivelato una soluzione rozza e inutile. Il Regno Unito ha perso potere (e con la possibile secessione della Scozia rischia di crollare, ndr), anche se i sostenitori della Brexit non l’hanno ancora capito”.
Le conseguenze peggiori gravano sul mondo imprenditoriale. Gli ’interessi consolidati’ non sono altro che le aziende colpite dall’aumento dei costi. Gli industriali britannici sono preoccupati: nel solo primo semestre del 2021 le esportazioni verso l’Ue sono calate di oltre il 13% e le importazioni di quasi il 25%. Il progetto della Brexit sta naufragando dopo aver promesso la possibilità di liberalizzare, innovare e crescere. Londra si è talmente arroccata su posizioni sovraniste da mettersi in trappola da sola e da condannarsi a una serie di fallimenti. Gli stessi banchieri, pur non fuggendo a gambe levate dalla city londinese, se ne vanno in costante aumento numerico. A perderci però sono anche i giovani che, proprio in vista del 2022, anno internazionale dedicato a loro, non possono partecipare al programma Erasmus né lavorare nei settori turistici dell’Ue. Inoltre la Gran Bretagna rischia di perdere 45mila ragazzi/e alla pari e circa 750mila studenti che ogni anno arrivano dall’Ue e oggi vi rinunciano, scoraggiati dall’obbligo del passaporto e dalle regole sull’immigrazione.
A chi giova essersi cacciati in questa situazione?
Ci meditino sopra i sovranisti di casa nostra, accecati dai bagliori della Brexit.
Guido Monti, responsabile del
Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio