Fabio Moràbito
Nessun nome per Emilio
Exòrma, 2021, pp. 168, € 15,50
Originale la storia di Emilio creata dalla fantasia di Moràbito - nato in Egitto da genitori italiani, infanzia a Milano, da quattordici anni a Città del Messico, poeta, prosatore, saggista che scrive in Spagnolo.
Un ragazzino si aggira in un enorme cimitero percorso da viali e stradine, verde di boschetti, cespugli e vegetazione incolta. Vi si reca tutti i giorni perché si è trasferito da poco in una zona nuova della città, non ha amici e si sente solo.
Nel cimitero ci sono un guardiano, un operaio, un muratore che sta facendo dei lavori alla cisterna. Tra i cespugli striscia un altro giovane, ma non si fa vedere, è il figlio del guardiano. Il prete arriva per i funerali. accompagnato da un chierichetto di bellezza femminea.
Il cimitero non fa paura a Emilio, anzi lì si sente tranquillo. Ma ha uno scopo.
Lui è dotato di una memoria straordinaria -incontinenza mnemonica, la definisce- così impara a memoria e sa ripetere senza fatica il nome di tutti i defunti, blocco per blocco.
Ha una fantasia fervida Emilio, ed anche l’ingenuità di un bambino, perché è convinto che se troverà un loculo col suo nome, Emilio, questo sarà un augurio di buona sorte e lunga vita. Si è dunque proposto di continuare ad imparare a memoria i nomi fin a quando non troverà il suo. E non deve pronunciare mai il proprio nome lì dentro, e nemmeno permettere che altri lo faccia, perché sarebbe una tragedia.
Emilio porta con sé uno strano oggetto a forma di bastone da cui non si separa mai: è un rilevatore di barzellette con cui procede nei vialetti sicuro che acchiapperà le barzellette perse nell’aria.
L’ingenuità di Emilio contrasta con le pulsioni dell’età, che si manifestano proprio nel cimitero: una donna, Euridice, che porta i fiori a suo figlio, gli crea turbamenti nuovi e lui attende l’appuntamento come un innamorato geloso. Potrebbe essere sua madre. Fa la massaggiatrice. Lei si insinua sempre più nella vita del ragazzino, ben consapevole della pericolosità del gioco: è disinibita, e concede ad Emilio di scoprire piano piano un corpo femminile.
Ma in questo cimitero in cui uno si potrebbe perdere, niente e nessuno passa inosservato, ci sono sempre occhi che spiano. E anche figure silenziose che appaiono terribili agli occhi del ragazzino, soprattutto se hanno in mano un machete.
Il cimitero fa da sfondo all’affacciarsi dell’adolescente al richiamo sessuale; anche il bel chierichetto che oscilla mollemente l’incensiere suscita una curiosità stimolante.
Parecchi misteri si nascondono tra quei loculi, nella noia e nel silenzio che divorano chi vi deve trascorrere le giornate.
La storia ha una tensione che si percepisce, sottile, fin dall’inizio, del resto inevitabile nel contesto scelto da Moràbito, comunque ben dosata, fino ad un improvviso ed inatteso punto di svolta.
Sarà il rilevatore di barzellette a dare una mano ad Emilio: se non le acchiappa - impossibile non pensare all’Acchiappafantasmi cinematografico - riuscirà per fortuna ad acciuffare il ragazzino sull’orlo di un disastro.
Marisa Cecchetti