John O’Hara
Elizabeth Appleton
Nutrimenti, 2021, pp. 352, € 20,00
Scrittore statunitense (1905-1970) dai cui romanzi sono stati tratti film famosi, in Elizabeth Appleton del 1963, John O’Hara conferma le sue caratteristiche tematiche e stilistiche, fotografando nei suoi aspetti più nascosti una comunità ben circoscritta, ricca di personaggi che incrociano le loro esistenze, privilegiando il dialogo, lasciando parlare i fatti senza retorica alcuna.
Protagonista Elizabeth, insieme al marito John Appleton, professore di Storia in un piccolo college della Pennsylvania, lo Spring Valley College. Lui ha frequentato Harvard, come suo padre. E non è un particolare di scarsa importanza, perché aver frequentato un certo college può essere qualificante ed aprire determinate porte. Altrimenti si rimane più in basso nella considerazione sociale.
Di classi decisamente lontane, lei appartenente alla alta borghesia newyorkese – ragazza che ha goduto di tutti privilegi e soddisfazioni possibili – lui figlio di un professore, cresciuto in una maggiore modestia, hanno due figli e vivono a Spring Valley. Belli entrambi, ammirati per la correttezza, lo stile di vita.
Elizabeth ha sposato John per amore rinunciando a qualche college prestigioso, per figli di ricchi; senza dubbio il suo quotidiano ora è diverso, sconosciuto, ma non per questo ne diminuisce l’impegno e la passione.
Siamo negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, tuttavia O’Hara recupera il passato, aprendo così sui costumi, sulla mentalità, sulla emarginazione sociale, lo snobismo, i vizi, le debolezze, che si nascondono dietro la facciata di buone maniere.
Una comunità, quella del campus, dove è difficile tenere un segreto, dove qualcuno sta sempre all’erta, dove non si dimentica niente, soprattutto ciò che può essere considerato un’offesa: tornerà utile al momento in cui verrà giocata qualche carta importante.
Durante la guerra anche John si arruola e deve allontanarsi da casa. Le famiglie vivono lunghi anni di separazione e di attesa. A conflitto terminato, Jean, la sorella di Elizabeth, è ospite in casa Appleton dopo il fallimento di matrimoni e fortune. Ammira la sorella e vuole imparare da lei il segreto che tiene unita una coppia.
È il momento in cui si attende la nomina del nuovo rettore del College e tutta la comunità -o quasi- studenti compresi, ha un nome solo da indicare, John Appleton, per i meriti e la serietà.
Lui non è il più convinto, sta bene anche nel suo ruolo di insegnante, sa prendersi grosse responsabilità quando gli vengono richieste ed essere all’altezza della situazione. Ma non è un ambizioso, non tiene particolarmente ai titoli, come invece ci tiene la moglie. È lei che gli crea intorno il contesto ideale, che apre la casa a invitati importanti e influenti. Elizabeth, che è rimasta semplicemente moglie e madre e padrona di casa, avrebbe nuova luce dal ruolo prestigioso di John.
Tutto così semplice? Tutto così come appare? È percorso da correnti sottomarine invisibili questo mondo che O’Hara ricostruisce. Interessi personali, voltafaccia, ipocrisia, attraversano sottilmente i dialoghi; segreti tra coniugi, quelli che mai devono essere confessati pena la stabilità del matrimonio; passioni extraconiugali che divampano quando l’abitudine ha scolorito il rapporto di coppia; separazioni di guerra che spingono a cercare calore umano.
Un fermento continuo di moti d’animo, un chiacchiericcio ininterrotto dietro le porte chiuse, tutto fa da contrasto alla immagine tranquilla di una cittadina della Pennsylvania cresciuta intorno al College.
O’Hara, senza esprimere giudizio alcuno, lascia una immagine sconfortante di quella società, fatta di maschere più che di persone, ma offre una possibilità di salvezza quando si recuperano onestà, sincerità e coerenza.
Marisa Cecchetti