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Alberto Figliolia. “Impressionisti. Alle origini della modernità”
Armand Guillaumin,
Armand Guillaumin, 'Sainte Valery sur Somme', 1885 
17 Novembre 2021
 

Una mostra bellissima in una struttura magnifica, quale è il MA*GA di Gallarate. In “Impressionisti. Alle origini della modernità” sono esposte, fino al 9 gennaio 2022, ben 180 opere di quel movimento che ha segnato non solo la storia dell’arte, ma anche quella della società e del costume. L’Impressionismo è stata una tempesta culturale senza pari, punto d’arrivo e stazione di partenza, snodo cruciale di sensibilità, sintesi rivoluzionaria per un nuovo sentimento della contemporaneità, interpretazione, come mai si era osato, della realtà quotidiana e, nel contempo, situazione prodromica di riflessioni che avrebbero portato all’avventura delle avanguardie.

La mostra del MA*GA ha il gran merito di sviscerare i molteplici aspetti del movimento, indagandone origini e conseguenze: da coloro che con la propria opera ne favorirono l’avvento a coloro che ne decretarono l’affermazione, sino a quelli che ne svilupparono ogni intrinseca implicazione, andando oltre.

Il panorama delle 180 opere comprende non solo dipinti e acquarelli, ma anche moltissime incisioni, consentendo di verificare la varietà e la capacità tecnica di quegli artisti, le possibilità offerte dalla sperimentazione, la curiosità inesausta riguardo alle cose di quel mondo in perenne fermento, brillante, dinamico, ricco, nonostante le contraddizioni sempre presenti in ogni società umana.

Si parte con Eugène Boudin, uno dei mentori di Claude Monet, Millet, Courbet (Petit paysage de mer) e Jongkind, dallo studio e dal sentimento della natura, non meno fondamentali delle visioni della vita cittadina. E si trascorre in un orizzonte di meraviglie... i cliché-verre (immagini incise su una lastra di vetro) di Corot, Monet con Deux canots échoués, La vague, Vue de Londres dans le brouillard "La Tamise", Alfred Sisley con Coteaux de coquelicots à Louvecienne, Manet con La barricade e Guerre civile, testimonianza della Comune di Parigi con le sue istanze di giustizia sociale e di rivincita dei reietti sulla Storia che tendeva sempre a escluderli.

Stupenda L’interpellation di Jean-Louis Foraine, dai toni, anche psicologici, cupi. E si arriva al group d’Auvers, vale a dire quegli artisti che si riunivano nella maison del Dotttor Paul Gachet a Auvers-sur-Oise, provvista di un atelier di incisione completo di ogni attrezzatura. Parliamo di Camille Pissarro, Paul Cézanne, Armand Guillaumin, Vincent van Gogh, il quale qui “stampò la sola acquaforte incisa di sua mano, esposta in mostra, con il ritratto dell’amato dottor Gachet”. E i contadini e i paesaggi di Camille Pissarro, l’autore impressionista che ha prodotto il più cospicuo numero di incisioni... “per l’artista l’acquaforte e la litografia sono parte integrante della propria ricerca sull’immagine caratterizzata da una continua sperimentazione sui temi della natura antropizzata. In mostra sono presenti ben sette opere grafiche dell’autore (di cui una realizzata insieme al figlio Lucien), tutte riguardanti la vita contadina e popolare, come La graneuse o La faneuse. Il tema del mercato è rappresentato nell’opera Marché à Pontoise del 1895, in cui si può osservare un’imponente figura femminile di spalle, immersa in un contesto vivace e affollato”.

Più che interessante anche la sezione dedicata ai ritratti e agli autoritratti: “... ironia mimetica sottile, dolce e a tratti spietata. Commuove la pratica di ritrarre i propri compagni di pittura e i propri amici critici e poeti in una corrispondenza di sensi e di emozìoni che ci proietta nell’atmosfera di quegli anni […] Molti artisti si ritraggono a vicenda: Cézanne ritrae Guillaumin, Manet ritrae Braquemond e Baudelaire, Bonnard ritrae Renoir e Renoir ritrae Wagner”.

Nutritissimo l’apparato concernente il viaggiatore delle isole, Paul Gauguin, l’esule dalla civiltà. Paul rappresenta la svolta simbolista del Post-impressionismo con la sua tensione interiore, l’esplorazione di un mondo esotico, magico, archetipico (Martinica, Tahiti, Isole Marchesi). In mostra di Guaguin sono le Baigneuses Bretonnes e le xilografie incise dall’artista e amico George-Daniel de Monfreid per la prima edizione definitiva del diario tahitiano di Gauguin Noa Noa. Si tratta di una serie di squisita fattura e segno, di immane suggestione. “Di grande interesse e rilievo storico è anche la scultura Idole à la coquille che documenta la capacità di sintetizzare le aspirazioni più contemporanee della cultura artistica di fine Ottocento”.

E siamo già in un’era successiva con Henri de Toulouse-Lautrec, rappresentante e testimone acuto, ipersensibile, della vita notturna parigina. In mostra è lo spettacolare ritratto di Aristide Bruant. “La frequentazione assidua di locali e case chiuse, principali soggetti della sua ricerca artistica, iniziano a logorare la salute dell’autore, che tra malattie e dipendenze, è sempre più altalenante e discontinuo nella sua attività pittorica […] Particolare importanza assume nella sua attività la ricerca grafica e la produzione di illustrazioni per riviste e quotidiani,tra cui si ricorda la rivista satirica a carattere sociale e politico Le Rire

Di Seurat si può ammirare la sofisticatissima héliogravure dal titolo Torse d’homme, vu de dos. E siamo a Edgar Degas... “immagini sospese fra narrazione e metafora, come le corse di cavalli, i dettagli di scene private, il ritratto di Manet o ancora la fugace immagine di Mary Cassat che cammina tra le sale del Louvre, opere queste presenti in mostra. Nel suo lavoro assumono un significato particolare le celebri ballerine: presenze leggere, metafora dell’arte stessa e di una vita in cui la fugace perfezione armonica è il frutto di un durissimo e costante lavoro di precisione. Una specifica sezione della mostra è dedicata a La Maison Tellier. Si tratta di un libro edito da Ambroise Vollard nel 1934, in cui il celebre testo di Guy de Maupassant è accompagnato da una serie di disegni inediti di Degas, appartenuti a Vollard e qui pubblicati per la prima volta in 19 acquetinte realizzate da Maurice Potin e 17 xilografie incise da Georges Aubert”.

Siamo ormai nel secolo XX. Nella sezione Le peintre de la vie moderne ritroviamo Firmin-Girard (Onival, prairies et villas, “in cui si riconoscono riti e comportamenti della società moderna: la villeggiatura in Normandia, l’attenzione verso la moda, l’ozio”) e gli italiani di Parigi: Giovanni Boldini (Ritratto della baronessa Davillier) e, Zandomeneghi (Il mazzo di fiori). Si è passati per La Belle Époque, si passerà purtroppo, amaramente, per il bagno di sangue della Prima Guerra Mondiale. Sarà un’altra visione dell’arte e della storia, con un tormento più acceso.

Non mancate peraltro, visitatori, di soffermarvi ad ammirare la Sala Arazzi di Ottavio Missoni. Una festa per gli occhi e per il senso del bello che dimora in ciascuno di noi. Gioia pura di colori e linee che transitano direttamente nella nostra mente.

 

Alberto Figliolia

 

 

Impressionisti. Alle origini della modernità, mostra promossa da Fondazione Silvio Zanella, Museo MA*GA, Comune di Gallarate. Direzione scientifica di Sandrina Bandera, Emma Zanella, Vincenzo Sanfo. Fino al 9 gennaio 2022. Museo MA*GA, via E. De Magri 1, Gallarate (Va).

Info: tel. +39 0331706011; e-mail info@museomaga.it; sito Internet www.museomaga.it.

Orari: mar, mer, gio e ven 10-18, sab e dom 11-19 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).

Prenotazione online (consigliata da mar a ven) sul sito www.ticketone.it.

Catalogo a cura di Emma Zanella e Alessandro Castiglioni (264 pagine, euro 34,90, Nomos Edizioni).


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