Ha uno sguardo ampio sulla società e sui costumi la silloge Valori bollati, di Mauro Imbimbo, foggiano classe ’55, insegnante di Filosofia in un liceo di Firenze.
Con una metrica basata quasi esclusivamente su ottonari e senari spesso rimati, che talora hanno il ritmo di una filastrocca, propone una scelta controcorrente e consapevole, in cui sviluppa una satira arguta e onnicomprensiva dei comportamenti umani, del pensiero collettivo, dell’adeguamento verso il basso, della scomparsa dei valori fondanti dell’etica sociale, politica, economica, tutto insomma.
Non salva niente di questa decaduta umanità di cui bellamente ride -un riso amaro di chi magari piangerebbe- e sceglie di mettere tutto alla berlina, quasi nella speranza/illusione che “castigare ridendo mores”-i costumi- possa avere un peso maggiore, possa smuovere le coscienze. Il pensiero corre a Trilussa, alla sua satira ed alla malinconia di fondo.
Il titolo contiene una doppia lettura, sia quella, prima, di valori bollati, quindi valori di cassa, importanti, sia quella di valori che sono stati bollati, marchiati, accusati. Sviliti.
Ama i giochi di parole, i calembour: “Corpo a corpo con il corpo/ sino a quando, a corpo morto,/ rovinò sopra la madre/ di quel corpo la cagione,/ per poterla annichilire/ e rinascere in un corpo/ incorporeo e scorporato”.
Ama le ripetizioni, le parole francesi, inglesi, tedesche, latine; disperde tra i versi – rimaneggiando tipo Exercice de style di Queneau – echi di poeti e scrittori chiaramente riconoscibili, come l’Adelchi manzoniano, per esempio, che ritorna nei versi “sul volgo contento/ che voce non ha”. Accosta per contrasto un registro alto ad espressioni di uso comune e basso.
Che cosa bolla Imbimbo? L’ipocrisia, il servilismo, la corruzione, l’opaca tranquillità di facciata, i tentativi di cavarsela sempre e comunque anche con la coscienza sporca, il vuoto di contenuti – il bla bla bla di Greta Thunberg –, l’assenza di verità e la sua ricerca vana che richiede decenni, la divisione interna dei partiti, il trasformismo, la scomparsa della interiorità: “Scambiate le interiora/ per l’interiorità/ divenne il meteorismo/ monologo interiore”.
Accusa il marciume esistente dietro la bellezza di facciata, va contro i luoghi comuni, contro i malandrini “ragazzi di via Paal”, contro gli evasori: “fattucchiera bianca e nera/ non rilascia la fattura/ dopo quella col pupazzo,/ lo spillone e la vociaccia”.
Ce l’ha con i buoni propositi che cadono nel vuoto, ironizza sui cosiddetti piani di decrescita felice: “Desinare col latino/ a merenda greco antico/ e michetta con il cacio”; sulle occupazioni che ritiene inutili “si disimpegna…/ per appianare le divergenze/ sulla gestione delle giacenze/ di premorienti e prematuri,/ compreso il calcolo dei nascituri/ negli abituri per morituri”.
Bolla la violenza generalizzata dei nostri tempi, l’egoismo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, “le vite schiavili/, in cattività”.
Che altro aggiungere? La società ai raggi X è quella che leggiamo nella satira di Imbimbo. La soluzione? Forse parlare, parlarne? Ma il pensiero di chi ha già visto e udito troppo, anche se intorno ci sarebbe tanto da fare, è “in quiescenza”, e non ha più niente da dire.
Da non sottovalutare infine l’abitudine di andare a lavarsi la coscienza dopo l’errore: “Il giorno seguente/ recossi alla messa/ e l’ostia ingoiò,/ venuto il suo turno,/ redento e guarito,/ asciutto e placato”.
Triste e tragica fotografia dell’uomo, quella di Valori bollati.
Marisa Cecchetti
Mauro Imbimbo, Valori bollati
la Bussola, 2021, pp. 92, €10,00