Ogni anno, il 27 gennaio, celebriamo in tutto il mondo il Giorno della Memoria, per commemorare le vittime dell’Olocausto, ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti, ricordare i Giusti fra le Nazioni, che sottrassero alla morte tante vittime designate. Da quel 1° novembre del 2005, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì quella data con la Risoluzione 60/7, i popoli si sono uniti nel ricordo presso le sedi istituzionali, le scuole, i luoghi di lavoro, i media. In occasione delle celebrazioni del Giorno della memoria l’umanità rivive il 27 gennaio del 1945, quando le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di morte di Auschwitz-Birkenau.
Instancabili, superando i limiti di un’età avanzata e di un dolore che non si è mai attenuato, ogni 27 gennaio i testimoni raccontano al mondo la loro personale esperienza all’interno della macchina di morte nazista. Tanti di loro ci hanno lasciati, nel corso degli anni e altri esseri umani raccolgono la loro eredità, che è un’eredità di verità, giustizia e impegno affinché l’odio non avveleni più le nazioni e non si ripeta l’orrore dell’Olocausto. Una tragedia immane, nel corso della quale sei milioni di ebrei, almeno mezzo milione di rom e sinti, un numero altissimo di testimoni di Geova, persone LGBT+, stranieri e dissidenti, portatori di disturbi mentali, disabilità e patologie incurabili furono sterminati.
Paolo Buconi, musicista di fama internazionale, è una delle persone di buona volontà che hanno raccolto il retaggio di memoria trasmesso dai sopravvissuti. Ricercatore etnomusicologo, Paolo possiede la rara capacità di unire il canto della voce a quello del violino, diafonia originalissima che caratterizza le sue esibizioni in rassegne ed eventi di musica klezmer in Italia, Germania, Francia e Austria. «Come figlio di un deportato nei lager nazisti», spiega, «dedico da sempre la mia attività artistica alla Memoria della Shoah. Ho avuto il grande onore di conoscere il sopravvissuto Jacques Stroumsa, violinista di Auschwitz deportato da Salonicco, e di suonare con lui. Nei miei recital ravvivo la sua testimonianza».
Paolo e il suo violino sono da anni voci di Memoria e civiltà, che riecheggiano l’orchestra di Auschwitz e quella musica che ci raggiunge ancora, per ammonirci a ricordare, dalle ceneri della Shoah. I suoi recital comprendono letture alternate a musiche ebraiche, sefardite e klezmer per violino e voce. Il musicista esegue inoltre brani che venivano suonati presso la “Fabbrica della morte” dall’Orchester kommando dai musicisti haflige, detenuti nel lager. «Ogni recital», prosegue il musicista, «si basa sulle testimonianze da me raccolte direttamente durante gli incontri e la collaborazione artistica con Jacques. Ogni volta che suono nel Giorno della memoria, gli dedico l’evento. Durante le commemorazioni ritengo importante che si leggano brani tratti da libri di testimonianza, come Una violinista a Birkenau di Helena Niwinska. E ogni volta, che si rinnovi il ricordo di musicisti della Shoah come la celebre violinista Alma Rosè, direttrice dell’orchestra di Auschwitz-Birkenau».
Ho sempre considerato Paolo Buconi come un erede dei musicisti che suonarono nei luoghi dell’Olocausto. Il suo violino restituisce l’eco delle canzoni yiddish, dei nigunim e delle altre musiche sacre, la musica degli ebrei sefarditi, la tradizione del klezmer. Conosco da tanto tempo questo straordinario maestro, che mi onora con la sua amicizia. Ha composto alcune delle struggenti musiche del documentario che ho scritto e diretto con Dario Picciau In viaggio con Anne Frank. E, come lui, ho avuto il privilegio di conoscere Jacques Stroumsa in Israele, passando tanto tempo in sua compagnia, ascoltando la sua testimonianza e apprezzando la sua profondissima umanità. Jacques è un faro e una guida. Ha suonato per il nostro documentario – e per noi – nella Valle delle Comunità, presso lo Yad Vashem e abbiamo donato un lungo video di quell’esecuzione al Museo Memoriale di Gerusalemme. Un’esperienza che resterà in noi per sempre, come il canto di quel violino di memoria, quel violino sopravvissuto all’odio che ha ispirato il lavoro e la missione di Paolo Buconi.