Nel 1903 il poeta Rainer Maria Rilke pubblicò un libro sulla colonia di artisti di Worpswede, nella Bassa Sassonia, dove la pittrice Paula Modersohn-Becker visse dal 1898, e dopo la sua morte prematura, a 31 anni, diciotto giorni dopo aver partorito la figlia Mathilde, le dedicò il suo commosso Requiem per un’amica.
Una retrospettiva con 120 opere tra dipinti e disegni, ripercorre fino al 6 febbraio alla Schim Kunsthalle di Francoforte ripercorre la produzione di un’artista che ha sfiorato le convenzioni artistiche e sociali dei suoi tempi anticipando molte delle novità del modernismo.
Influenzata in un primo momento dalle invenzioni di Cézanne, e in misura minore da Va Gogh e Goguin, la pittura di Paula Modersohn-Becker (1876-1907) virò presto verso una visione Fauve che trae la sua forza espressiva proprio dal confronto continuo tra i maestri della storia dell’arte e le ultime tendenze dell’arte contemporanea. Prima donna a ritrarsi nuda dopo Artemisia Gentileschi, nel 1937 fu tra i molti artisti esposti dai nazisti nella tristemente famosa mostra su quella che per loro era l’Arte degenerata che, inaugurata a Monaco di Baviera da Joseph Goebles il 19 luglio 1937, fu in seguito allestita in undici città tedesche e austriache.
Settanta opere dell’artista, quell’anno furono confiscate dai musei della Germania.
Paula Modersohn-Becker lascia Worpswede solo quatto volte, per lunghi soggiorni a Parigi, in quegli anni la culla di tutte le avanguardie artistiche. È nella metropoli francese che scopre le novità che vanno via via emergendo, frequenta quotidianamente i musei e le gallerie d’arte e studia pittura, nel 1900 all’Accadémie Colarossi, nel 1906 all’Acedémie Julian. La sua attività, ovunque si trovi, è febbrile: in quattordici anni dipinge 750 quadri e realizza un migliaio di disegni, che fanno di Paula Modersohn-Becker una grande innovatrice del primo Espressionismo tedesco.
Nel 2012 la sua vita è stata narrata da Sue Hubbard in un romanzo, Girl in white, e quattro anni dopo, al cinema, dal biopic Paula, diretto da Christian Schwochow.
M.P.F.