Ricardo Moreno Castillo
Breve trattato sulla stupidità umana
Traduzione dallo Spagnolo di Roberto Russo
Graphe.it edizioni, 2021, pp. 78, € 9,00
Interessanti e riassuntive le parole di Eugenio Montale sulla copertina di questo Breve trattato sulla stupidità umana: “Ci sono anche altri pirla nel mondo ma come riconoscerli? I pirla non sanno di esserlo”.
Con frequenti riferimenti ad autori e personalità di riconosciuta fama – Betrand Russel, Girolamo Cardano, Voltaire, Pertini – Castillo ricorda che la stupidità si basa quasi interamente su un concetto esagerato di se stessi. Gli stupidi sono molto sicuri, le persone intelligenti sono piene di dubbi. Abbatte il luogo comune secondo il quale “non ci sono verità assolute” e “tutto è relativo” dietro cui si trincerano gli sciocchi, per dimostrare una serie di certezze ormai acquisite ed irrevocabili; sostiene che le persone intelligenti “quando lottano per migliorare qualcosa del mondo in cui vivono, cercano di raggiungere mete molto concrete, perché la lotta contro le cose cattive non porti via anche quelle buone”.
Di conseguenza si sofferma sul valore delle Costituzioni, anche se giovani, che costituiscono una sicurezza, infatti una “qualunque Costituzione democratica, per quanto lacunosa e limitata che sia, è preferibile a qualsiasi dittatura” (da un discorso del Presidente Pertini nel 1980 al Parlamento spagnolo). Stolto dunque chi disprezza la Costituzione considerandola vecchia e dunque carta straccia. Peraltro è difficile tenere in piedi una democrazia, se non con il confronto di idee. Ed anche con qualche rinuncia alle proprie posizioni, se necessario.
Il saggio non può essere mai soddisfatto di quello che sa, riflette sui propri errori, può mettere in dubbio le proprie idee; lo stupido ha difficoltà di pensare e si attacca alle mode, è soddisfatto nel dire, magari da anziano, che è rimasto lo stesso, nel pensiero, di quando aveva vent’anni. Il problema è che lui ignora la propria ottusità, anche se riesce ad ammettere che c’è chi ne sa più di lui.
Castillo sostiene, riprendendo da Lay Morals di Robert Louis Stevenson, che la felicità si costruisce con ciò che ognuno può tirare fuori da sé, dunque per gli sciocchi sarà più difficile, perché possono tirare fuori poco, quindi tendono a ingarbugliare anche le cose semplici e a vedere sempre problemi: “lo stolto si confronta ogni giorno con i problemi della propria ottusità, ma siccome non ne conosce l’origine, non sa affrontarla”. Anche l’invidia è un altro aspetto dello stolto, addirittura i frustrati “traggono profonda rassicurazione nell’assistere alla rovina dei fortunati” (Eric Hoffer).
È più che giusto, secondo Castillo, riconoscere tuttavia che nessuno è libero dalla propria parte di stupidità, una porzione ce la portiamo tutti dentro, ma se non ci sono individui totalmente intelligenti, “ce ne sono di interamente stupidi”. È necessario rivedere le proprie idee per depurarle dalla stupidità, ma questo è un obiettivo che uno sciocco non si pone.
Se le idee servono per pensare e possono essere modificate, le ideologie invece servono per dissimulare l’assenza di idee, non sono modificabili, e “prestano a chi manca di idee lo stesso servizio che le parrucche fanno ai calvi”.
Necessaria per tutti è l’apertura al confronto, alla conoscenza, alla cultura, “bisogna avere il coraggio di sapere, ma per sapere bisogna avere il coraggio di studiare”; gli sciocchi non ne sentono il bisogno, bastano a se stessi.
Purtroppo la stoltezza non è incompatibile con la malvagità e non esente da appoggiare posizioni estremiste: “lo stolto ha bisogno della causa per non annoiarsi, e siccome la sua piccineria nel discernimento gli impedisce di distinguere le cause giuste da quelle deliranti, si infervora per quelle che gli capitano, con una marcata preferenza per le seconde”. Il male che ne deriva è sempre “piatto e volgare”.
Anche ridere delle limitazioni degli altri è una caratteristica di “qualcuno mentalmente limitato”, eppure succede, con il piacere di umiliare gli altri...
Non ci sono medicine contro la stoltezza umana, ma Castillo scrive che riuscire ad impiegare meglio il tempo libero sarebbe già una manifestazione di intelligenza da parte di uno sciocco; sarebbe altrettanto utile impegnarsi – ma credendoci davvero – per una buona causa.
Soprattutto importante per tutti è “leggere, leggere, leggere”, e cercare di conoscere la Storia, non con l’illusione che imparando a memoria una enciclopedia si diventi saggi, ma perché c’è bisogno di memoria storica comune per evitare che certe situazioni politiche che potevano sembrare solide e stabili, siano “mandate all’Inferno dalla sera alla mattina”.
Niente è più rispondente di questo breve trattato alle esigenze attuali di convivenza rispettosa e di confronto civile, in un momento in cui assistiamo con dolore a manifestazioni che mostrano l’assenza di riflessione su ciò che è bene e ciò che è male per la società intera.
Marisa Cecchetti