“La democrazia è una conquista che va salvaguardata con una cultura ed un’etica diffuse e condivise”, ha affermato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Occorre ribadirlo mentre l’Europa assiste attonita alla richiesta di erigere muri anti immigrati avanzata da 12 paesi appartenenti all’Ue e la corte costituzionale polacca, di nomina governativa, sancisce la supremazia della legge nazionale sui trattati europei sebbene siano stati sottoscritti incondizionatamente dalla Polonia. Due facce della stessa medaglia: da una parte si tratta di doveri comuni circa un compito di portata sovranazionale cui qualcuno vorrebbe sottrarsi, dall’altro di diritti rivendicati in nome di una sovranità nazionale mai come ora anacronistica e fuori da ogni logica comunitaria. Eppure di fronte a difficoltà interne vi sono governi e forze politiche che non esitano ad aizzare un’impaurita opinione pubblica contro improbabili nemici esterni.
Purtroppo l’Italia non è esente da questa tendenza, come testimoniano le dichiarazioni a sostegno dei polacchi della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e dei leghisti più eurofobici che muovono accuse perfino agli alleati di Forza Italia, ritenuti troppo europeisti. Dal canto suo Salvini non ha esitato ad esultare per la presa di posizione delle 12 nazioni europee, fra cui i cosiddetti Paesi di Visegrad, suoi amici, che hanno chiesto inutilmente alla Commissione Ue di finanziare la costruzione di muri anti immigrati, eretti con le stesse pietre che vorrebbero scagliare per abbattere dal di dentro le istituzioni europee. E pensare che di questo gruppo allargato di sovranisti fanno parte stati dove i richiedenti asilo sono in numero risicato e dunque esibiscono il controsenso di mungere la vacca di Bruxelles senza sporcarsi le mani con l’accoglienza dei migranti entro i loro confini.
È chiaro pertanto che iniziative come quella della Polonia a sostegno della legislazione nazionale hanno solo motivazioni di politica interna, e sono peraltro avversate da una popolazione all’80% favorevole all’Ue, come è apparso chiaro nelle adunate di piazza che hanno coinvolto centinaia di migliaia di polacchi. Manifestazioni spontanee che contrastano con quelle fomentate a Roma dai neofascisti che, soffiando sul fuoco del malcontento, hanno aizzato la folla all’assalto della sede della Cgil e del pronto soccorso del policlinico Umberto I. A chi giova tutto questo, se non ai provocatori che intendono sobillare la cittadinanza e incitarla alla rivolta contro le istituzioni? La matrice ultra nazionalista di talli atti è evidente e rientra nei tentativi di attacco alla democrazia rappresentativa che è fondamento della costruzione dell’Unione europea. I rigurgiti del fascismo sconfitto dalla storia vanno condannati senza distinguo ed esitazioni e col coinvolgimento di tutte le forze autenticamente democratiche e europeiste. Il contagio sovranista vive nel cuore dell’Europa e rischia di corroderla dal di dentro. Quindi è necessaria una ripartenza anche con la spinta della Conferenza sul futuro dell’Europa che chiama a raccolta tutte le componenti della società civile. A tal proposito a Sondrio è in programma un’assemblea cittadina in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene per un’Europa libera e unita.
Guido Monti, responsabile del
Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio