Siamo o non siamo una società civile? Le istituzioni hanno ancora un senso o siamo precipitati nella barbarie?
Nessuno potrà mai dire che non ne sapeva nulla. A meno che non dormisse da piedi. La lotta senza tregua che ‒ tralasciando i passati decenni ‒ si sta combattendo da alcuni mesi a Roncigliano nel comune di Albano Laziale, arcinota per la presenza dell’infamante discarica al servizio del micidiale sito di Malagrotta da tempo bandito e mai disinnescato, non poteva sfuggire all’attenzione dei media per lo scalpore che sta suscitando con una presa di posizione ritenuta semplicemente doverosa e legittima per quella parte di popolazione coerente con i principi di una società civile.
Perché i termini della questione, in definitiva, sono meramente essenziali: siamo o non siamo una società civile? Le istituzioni hanno ancora un senso o siamo precipitati nella barbarie?
Quello che sta accadendo a Roncigliano è qualcosa che probabilmente va oltre le intenzioni dei manifestanti. Una pagina nera che mette in luce la necessità di certe battaglie. Una guerra lunga, che forse non finirà mai, che si fa lezione di vita. Senza risparmio per nessuno dei partecipanti al presidio permanente, tenuto in piedi con la forza del diritto e della responsabilità di ogni cittadino che si rispetti. Un pugno di gente che con la calma dei forti e lo spirito di solidarietà che lo anima si fa aggregazione e azione condivisa. Si aggiunga per altri parametri lo sdegno che un tale prolungato e diffuso malgoverno va generando, i cui effetti in tante direzioni possono sfociare.
Ultimi scampoli di una estate infernale e siamo in autunno. E il presidio alla discarica rimane permanente per registrare giorno dopo giorno l’incredibile scempio che si sta compiendo sfacciatamente alla luce del sole, tutto il marciume smascherato e pluridenunciato dalle numerose realtà associative e dai comitati cittadini, e non una voce che si alzi dai grossi palazzi e cupole romane a mettervi fine e rimedio.
A questo punto nessuno può dirsi fuori, nessuno può ignorare quello che la sfilata quotidiana di Tir scaraventa nel VII invaso della putrescente discarica di Roncigliano, mentre si prospettano impianti di prossima realizzazione non meno impattanti.
Ma finché c’è resistenza c’è speranza, e non è detto che la Giustizia non faccia alla fine il suo corso, ripristinando una legittimità che rimedi ai guai prodotti e si accordi con la reale sostenibilità del territorio.
Intanto la voce del popolo si è alzata alta lo scorso 10 settembre durante la manifestazione ad Albano, promossa dal Coordinamento No Inc e sostenuta da tantissime sigle, file che si sono ingrossate verso sera fino a sfiorare il migliaio di presenze, compresi bambini e neonati.
E mentre si attende l’esito dei numerosi corsi e ricorsi, e strenuamente si sollecitano interventi che dovrebbero essere di normale procedura, e non lo sono affatto, la mobilitazione continua, con il bello e il cattivo tempo. Una sola richiesta, indifferibile: chiudere la discarica, definitivamente. E bonificare il sito.
Maria Lanciotti
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