Com’era purtroppo prevedibile, il lancio della raccolta firme per il referendum che legalizza la cannabis, a parte alcuni social, ha provocato reazioni di due tipi: scarso rilievo e informazione falsa.
Scarso rilievo. A di fuori degli addetti ai lavori, quasi nessuno ha compreso la portata storica di questa raccolta: le firme si devono raccogliere in una ventina di giorni e solo online. Una sorta di rivoluzione democratica che apre un nuovo rapporto tra cittadini e Stato, superando con due salti l’abituale ostracismo posto alla cosiddetta democrazia diretta. Cinquantamila firme raccolte nelle prime quattro ore dopo il lancio, sono dimostrazione di come può funzionare questo metodo quando la materia è calda, sentita e partecipata. La cannabis evidentemente provoca queste reazioni/sentimenti.
La macchina referendaria si è modernizzata grazie alla firma online. Ne prendano atto i cittadini, le istituzioni e i legislatori. Dove questi ultimi non potranno che avere sproni alla loro attività, incentivando e migliorando un modo di decidere (il Parlamento) che sia più in armonia coi cittadini, altrimenti questi ultimi fanno da sé. Una concorrenza che, come in tutti i mercati (incluso quello della politica), non può che fare bene a qualità e tempestività.
Informazione falsa. E’ quella che è comparsa anche su media che si dichiarano indipendenti. Talvolta canzonando e stigmatizzando il nuovo metodo referendario. Ma essenzialmente un effluvio di falsità su cannabis e consumatori, per difendere un assioma inesistente: la cannabis come primo passo verso le droghe cosiddette dure. Nascondendo ovviamente la stessa funzione che potrebbero avere alcol, tabacco e gioco d’azzardo. Anche perché parlare male delle droghe oggi legali potrebbero portare meno introiti pubblicitari ai media che ospitano queste opinioni. Non si sottovaluti questo aspetto economico, travestito da indignazione moral-ideologica: le cosiddette marchette mediatiche sono una delle basi economiche (illegali) dei bilanci di molti media.
Le rivoluzioni democratiche, com’è stato per divorzio e aborto nel secolo scorso, e come potrebbe essere con l’eutanasia le cui firme referendarie (online e in presenza) si raccolgono in questi giorni… le rivoluzioni democratiche sono sempre vincenti quando è in gioco la libertà di coscienza e di scelta degli individui. Gli italiani, in questo e altro, hanno sempre dimostrato di essere più sensibili e avanti rispetto ai cantori della cosiddetta opinione pubblica dominante, e più avanti delle posizioni liberticide o distratte o opportuniste dei partiti che votano.
Noi legalizzatori della cannabis abbiamo tempo fino al 30 settembre per dimostrare a noi stessi e a tutti coloro che hanno ancora dubbi che, se le firme necessarie saranno raccolte e si andrà a votare per dire SÌ o NO alla legalizzazione, ci ritroveremo un Paese migliore. Anche per coloro che oggi sono contro la legalizzazione.
Per firmare (con lo Spid e anche senza):
>> referendumcannabis.it
Vincenzo Donvito, Aduc