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Guido Monti. Afghanistan, un monito per l'Europa
31 Agosto 2021
 

Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo” diceva una celebre frase tratta da un film di fantascienza. Purtroppo a volte la realtà supera la finzione, ed è di questi giorni un avvenimento che ha sconvolto gli equilibri socio-politici internazionali balzando prepotentemente agli occhi dell’opinione pubblica: il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan. In effetti si tratta di un evento che è destinato ad avere pesanti e tragiche ripercussioni ovunque e presto finirà col toccare anche noi europei.

È fin troppo facile immaginare che il fuggi fuggi generale generato dalla riconquista del grande paese islamico da parte dei mullah coinvolgerà inevitabilmente un po’ tutti gli stati, in particolare quelli occidentali dove sono destinate a riversarsi centinaia di migliaia di persone alla ricerca di un approdo sicuro. Soprattutto le donne sono soggette a rischi: come affermato in un’intervista televisiva dal responsabile di Pangea, un’organizzazione no profit che agisce a sostegno delle afghane, molte di loro dopo essere state sequestrate e sottoposte a violenza si sono viste assegnare in dote ai caporioni col turbante in testa. Basta questo a far comprendere quale è il destino cui vanno incontro le femmine afghane col ripristino della sharia, la famigerata legge islamica di stampo medievale che impone durissime restrizioni della libertà personale.

Come prevedibile, è subito scattata la ricerca dei colpevoli della caduta dell’Afghanistan nelle mani dei fanatici talebani. L’indice è stato inevitabilmente puntato contro l’Occidente, soprattutto gli Usa e il loro presidente Biden, autore del disimpegno statunitense nello stato asiatico che ha dato il via libera agli estremisti islamici. I torti degli americani sono evidenti e risalgono alle amministrazioni precedenti che vollero l’intervento yankee in Afghanistan, sulla scia di quanto tragicamente avvenuto in passato in Vietnam. Anche in questo caso gli uomini con la bandiera a stelle e strisce se ne sono andati con la coda fra le gambe, a dimostrazione dell’inettitudine di una dirigenza incapace di valutare con discernimento realtà lontane dalla propria storia e concezione di vita. I russi, al contrario, avevano intuito per tempo in quale ginepraio si erano cacciati e non si erano preoccupati di passato agli americani l’ingrato compito di occuparsi delle vicende interne afghane. Solo adesso, con gli Usa in fuga frettolosa assieme ai loro alleati, tornano ad interessarsi del paese asiatico per tentare di evitare che il vicino cinese ne prenda possesso, spinto da comprensibili interessi geostrategici.

In relazione alla guerra civile afghana non va scordata la partecipazione a fianco degli Usa di alcuni paesi europei, col sacrificio di ben 54 nostri connazionali caduti in conflitto o nel corso di attentati alle truppe italiane.

Ma l’Europa che ruolo gioca in questo contesto? Per forza di cose, siccome è priva di una politica estera e di difesa comune, l’Ue ha poca voce in capitolo e tuttavia è chiamata ad un compito gravoso se vuole evitare una più che possibile invasione dei profughi afghani. Si possono facilmente immaginare le lamentele che verranno sollevate dai sovranisti del Vecchio continente, a partire da quelli nostrani che già lamentano il ritorno in massa dei migranti mediterranei, in verità poche migliaia di individui. Per scongiurare questa eventualità cosa occorre fare? Innanzi tutto ricorrere ai corridoi umanitari, principale strumento atto a scongiurare l’arrivo incontrollato dei richiedenti asilo, come suggerito tra gli altri dal segretario del Pd Enrico Letta e dal commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni. In tal senso i federalisti europei, inclusi quelli attivi in provincia di Sondrio, pur restando spesso inascoltati invocano da tempo l’applicazione di questa semplice soluzione. Agli europeisti si aggiunge l’Anpi che chiede all’Ue di predisporre un piano di assistenza dei profughi afghani e affida allo spirito umanitario dell’Europa il suo onore, e onere, a seguito dei disastri lasciati dalla guerra. Non è quindi stata casuale la loro presenza al presidio tenuto la scorsa settimana davanti alla prefettura di Sondrio per spingere le istituzioni, incluse quelle europee, a prendere solleciti provvedimenti a favore dei migranti afghani.

Dopo aver dato testimonianza di essere all’altezza della situazione nell’affrontare l’immane emergenza sanitaria provocata dal coronavirus, e prima di arrivare troppo tardi, l’Ue è chiamata a ripetersi senza alcun indugio di fronte ad una tragedia umanitaria di imprevedibili dimensioni che richiede risposte forti ed immediate. Chiaro e perentorio è suonato il richiamo rivolto ad alcuni politici europei dal capo dello stato Sergio Mattarella, a Ventotene in occasione dell’80° anniversario del Manifesto per un’Europa libera e unita: “Sui profughi afghani esprimono solidarietà purché restino lì dove sono, rigorosi sui diritti umani nei luoghi più remoti ma distratti sui migranti”. Parole sacrosante rivolte a chi si dimostra cieco e sordo al grido di dolore proveniente dall’Afghanistan.

 

Guido Monti, responsabile del
Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio


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