L’ambizione di Tellusfolio-SCUOLA è quella di coprire tutti gli ordini della scuola italiana con spirito di servizio, dalla scuola materna alle superiori. Contatti e lettori ci confermano che questo sforzo è molto apprezzato. Anna Lanzetta offre al nostro giornale-rivista un contributo sulla fiaba e su altri snodi della narrazione per i giovanissimi. Volentieri lo pubblichiamo. Ricordiamo inoltre che in TELLUSerra compaiono, da tempo, molte fiabe e favole ad opera di autori noti ed esordienti, e che è in programmazione un numero speciale della rivista-annuario TELLUS dedicato ai discendenti di Pinocchio. (Claudio Di Scalzo)
UNA LETTERA PER IL CONTATTO
Gentile Claudio Di Scalzo,
Visto il pullulare di mostre su fiabe e favole, e dato che a me sta molto a cuore il rapporto Arte Letteratura, Le invio, rivisitato, il mio scritto sulle fiabe in genere e su Pinocchio, per attivare, possibilmente, in un dialogo aperto,uno scambio di riflessioni sulla funzione educativa delle fiabe e sulla condizione dell'infanzia.
La saluto cordialmente,
Anna Lanzetta
ANNA LANZETTA: UNA FIABA PER CAPIRE, UNA MOSTRA PER RIFLETTERE
Quale mondo appaga di più il nostro essere se non quello delle fiabe e delle favole, culla dei nostri sogni?
C'era una volta. la commozione assale e riaffiora il tempo della nostra infanzia, memoria della nostra felicità.
È refrigerio per lo spirito una mostra che parli di personaggi che un tempo ci hanno regalato sogni ed illusioni e che hanno nutrito le nostre attese: l'intelligenza mista a furbizia del Gatto con gli stivali, le vicissitudini di Cenerentola, l'intelligenza di Pollicino, la disubbidienza di Cappuccetto, la maschera di Pulcinella, hanno catturato l'attenzione di noi bambini e ci hanno guidato nella nostra infanzia.
Ogni mostra dovrebbe avere come obiettivo sia il fattore estetico che quello formativo e le mostre del “Maestro Nocera a Roma” e di “Pinocchio a Palazzo Pitti” rispondono pienamente a tale finalità nel proporci, con tecniche diverse, personaggi delle fiabe che hanno educato intere generazioni. Non c'è nulla di più educativo di un'iniziativa che interagisca direttamente con l'utente di ogni età, attivandone la fantasia e l'immaginazione in un processo creativo che lo renda unico nel pensiero e nell'espressione, attraverso il sincretismo tra la forma letteraria e quella artistica. Mai come ora si sente il bisogno di ritornare alle fiabe per dare speranza al cuore, speranza in un mondo che ritorni a riscoprire la semplicità, l'innocenza, i valori morali, la verità dell'essere.
Le fiabe, apparentemente scritte per i bambini, educano gli adulti e ne mettono in funzione le sfere emotive con comparazioni e riflessioni. La scrittura creativa dona libertà al pensiero e diventa specchio riflesso dei nostri desideri. Essa è la più libera espressione della fantasia e realizza appieno, indipendentemente dall'età, la personalità di chi scrive. Una mostra sulle fiabe rappresenta per i bambini la scoperta di tanti personaggi che popoleranno la loro fantasia ma sui quali gli piacerà infinitamente intervenire, per creare e ricreare storie nuove e inusitate; per i grandi, un confronto con la realtà, e il pensiero va a Pinocchio e alle ore trascorse in sua compagnia quando si attendeva con ansia la sua trasformazione, frutto degli insegnamenti degli adulti. Quanti ricordi riaffiorano! Ma il sogno non dura! Il richiamo alla realtà è sottinteso da una sorta di malinconia che diventa sempre più palpabile; man mano, nella nostra mente il volto di Pinocchio s'incupisce e l'incanto di ieri cede il passo alla realtà di oggi!
A guardarlo bene, quel burattino, immortalato da Collodi e rappresentato da tanti artisti, cela dentro di sé una triste verità, che ognuno vorrebbe ignorare: la condanna dell'adulto.
Pinocchio ha rappresentato, per generazioni di bambini, un percorso educativo e il suo lungo naso è diventato un metro di confronto tra l'ubbidienza e la disubbidienza; ce l'ha messa tutta, questo burattino per diventare il modello che gli altri volevano che fosse, ma la realtà ne ha deluso le aspettative.
Il Pinocchio di Collodi è l'alter ego di tutti i bambini del mondo: un sogno, un'illusione che nasce da un mondo fiabesco dove una Fatina è capace di soddisfare i sogni di un burattino; ma la verità è altra e la metamorfosi del burattino, a tanti anni di distanza, non si è ancora avverata.
Pinocchio nasconde dietro il suo lungo naso una tristezza infinita e come Pierrot ha sul volto una lacrima (percepibile ma non sempre visibile) di dolore e di commiserazione.
Egli rappresenta l'età dell'innocenza, quando la trasgressione all'educazione è parte integrante della crescita, tuttavia si sforza di soddisfare i desideri degli adulti e di seguirne i consigli; assume pian piano consapevolezza del suo ruolo sociale, aiuta Geppetto nel ventre del Pesce cane fino alla libertà, ed è felice, ma non sa ancora che nel ventre della balena il piccolo Jona vivrà il triste gioco della vita.
Pinocchio burattino ci diverte, ma Pinocchio bambino ci fa riflettere:quando si guarda allo specchio e scopre di essere diventato un bambino in carne ed ossa se ne compiace eppure cerca ancora il burattino, perché in fondo teme il cambiamento d'identità.
Per chi si ferma alla prima lettura, la favola assume tutti i connotati tipici del lieto fine, ma a chi indaga più a fondo, non può sfuggire una realtà diversa:Pinocchio non è felice (e questa realtà ci colpisce come un boomerang), perché si sente tradito dalla stessa società che lo ha spinto al cambiamento. Pinocchio pensa al burattino che non c'è più, compagno dei suoi giochi e non sa chi dei due sia il più felice!
Il testo si ferma alla metamorfosi e lascia alla società un -testamento spirituale- che a tutt'oggi non è stato raccolto.
Pinocchio ci guarda con commiserazione e ci chiede il perché delle promesse non mantenute, delle nostre negligenze e della nostra indifferenza verso l'infanzia.
E dove cercare il perché se non nel finale di un racconto scritto da una adolescente?
-Difatti le cose non andarono bene e il burattino non divenne mai un bambino a tutti gli effetti.
Eh sì, fu proprio così! E sapete perché? La Fata Turchina non può niente contro le decisioni dell'uomo, in un mondo in cui i sogni dei bambini e i giochi di fantasia stanno sparendo a causa della sete di soldi e di potere dell'uomo; neanche un povero burattino può sorridere soddisfatto ai propri desideri! La Fatina gli ha regalato la vita, ma la bontà innocente di un pargolo non è sufficiente a realizzare i suoi sogni.
Dalla finestra Pinocchio guarda tutto ciò che lo circonda: palazzi, case, pochissimi spazi verdi, mille e mille costruzioni in atto e per la prima volta capisce la realtà: con tristezza e rassegnazione sospira e con gli occhi rivolti al cielo, sogna mondi impossibili, mentre una piccola lacrima scorre sul suo viso inanimato (Elena).
In questo racconto, Pinocchio è un burattino che rifiuta il cambiamento perché ha paura della società; piange per le violenze subite, per il sogno infranto di una società che ne lacera l'innocenza; una società che, nella fretta di arrivare, non si accorge di retrocedere.
Il bambino di oggi non deve essere più giudicato per le sue bugie, ma confortato per le sue lacrime, che ci accusano di rubargli il diritto alla vita e al sogno: bambini mutilati, mine vaganti, bambini orfani che vagano in un silenzio-tonante, bambini vittime di scelleraggini e di abusi peggiori di Sodoma ci fanno interrogare ogni giorno sul futuro di una società malata.
Il racconto è Storia e la Storia è la vita stessa con le sue verità e contraddizioni. L'avventura di Pinocchio è uno strumento educativo per l'intera società e per ogni tempo.
Nella società di oggi, Pinocchio è per tutti noi il "Grillo parlante" che ci invita a riflettere per rispondere ai suoi quesiti. Pinocchio-bambino vuole vivere la sua età con emozione e aggirarsi, libero dalle insidie, per le strade e i vicoli e sognare. Pinocchio aspetta il tempo della nostra ragione, il tempo in cui potrà sorridere alla vita e tendere felice le braccia alla mamma. Solo allora potremo dire che è sorta una nuova alba dell'umanità; allora, le lacrime spariranno dal volto di Pinocchio e si verificherà la sua metamorfosi in un mondo a colori.
La grandezza di un testo è nella sua intrinseca capacità di riflettere i tempi e di rappresentarli e la storia del burattino è pregna di tematiche a tutt'oggi moderne e universali.
Anna Lanzetta
Via Ugo Moschi, 10
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