In linea con lo stile vulcanico dell’artista la retrospettiva che il centro d’arte contemporanea Wiels di Forest, nella regione di Bruxelles Capitale, dedica a Jacqueline De Jong (1939), che trascura l’ordine cronologico e privilegia rimandi e corrispondenze tra opere di diversi periodi. Protagonista del Situazionismo e impegnata nelle proteste del Maggio 1968, anche grafica ed editrice, l’artista olandese ha scelto la pittura come mezzo espressivo, offrendone una versione eccentrica che sfrutta al massimo le possibilità a livello di supporto, tecnica e stile.
La pittura di Jacqueline De Jong si può definire satirica. Nelle sue composizioni la deformazione è perturbante ma non esplicitamente tragica: insegue piuttosto la dimensione del grottesco per mettere in discussione le certezze relative all’arte e alla società. Anche nei cicli degli anni Sessanta sul tema della morte, l’azione raffigurata si svolgeva sul piano allegorico, in composizioni dinamiche e affollate che rivisitano la tradizione delle “danze macabre” con stile contemporaneo, affine alle ricerche del gruppo Cobra. Altri dipinti dello stesso periodo proposti al Wiels, come ad esempio Tourne-vicieux cosmonautique del 1966, adottavano invece un approccio pop, trattando argomenti dell’immaginario collettivo di allora come la conquista dello Spazio. The paini is beautiful del 1971, poi, dittico racchiuso in una cassa di legno che affianca figura e parola scritta, è un esempio del taglio sperimentale applicato al mezzo pittorico. Negli anni Ottanta la figura umana è protagonista, talvolta in forma dimensione onirico-psicanalitica, talvolta in forma semiastratta, in una dimensione onirico-psicanalitica che diventa ancor più accentuata nelle opere del nuovo millennio. Non mancano esempi del lavoro grafico da attivista realizzato durante la contestazione - già nel 1962 fondò la rivista The Situationist Times, durata fino a 1967.
M.P.F.