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Maria Lanciotti. Psicopatologia della famiglia contemporanea - 3 
Rivisitazione del Convegno condotto da Luigi Carella, psicoterapeuta, a distanza di tre lustri. Il bambino oggi, carenze ed eccessi
03 Agosto 2021
 

La pretesa di scaricare le problematiche educative sull’istituzione non riguarda solo la scuola bensì molti settori della vita sociale che vengono vissuti come insolvenza istituzionale nel mentre il permissivismo va sempre più assumendo la veste del comprensivismo a tutti i costi, stravolgendo conseguentemente la realtà delle cose.

 

Qi Gong. Introduzione e presentazione tecnica del Dottor Giancarlo De Angelis. In sintesi: si tratta di tecniche respiratorie abbinate a certi movimenti, sei toni segreti che dal punto di vista medico corrispondono ad altrettanti organi. “Dell’insieme di queste tecniche di difesa noi conosciamo solo le arti marziali, che servono per menare”, rileva De Angelis con lo spirito sottile e calibrato che gli è proprio, e passa alla dimostrazione: “Tiro su l’energia, urlo, riabbasso l’energia; ma dopo l’urlo mi viene naturale compiere l’azione che non può essere che violenta, se non sono bene addestrato a gestire l’energia”. E con ciò si va a ribadire quanto già accennato in precedenza: far praticare judo ai bambini in età e condizioni non idonee si corre il rischio ‒ tra l’altro ‒ di stimolare l’aggressività anziché la socializzazione.

Quando i cinesi parlano di ordine vogliono intendere l’alternarsi di Yin e Yang che segue una sua legge, un suo Tao: l’armonizzazione degli opposti per la vita dell’universo. Tutte arti, quelle marziali, che appartengono alla lunga vita, basate sul dominio del corpo e dei sensi mediante la ginnastica della respirazione e dei movimenti. Il training autogeno tanto in voga negli anni settanta è in pratica il Qi Gong occidentale. E la medicina più usata al mondo, in ordine: la preghiera, il brodo di pollo, la tisana della nonna. Ma in occidente si preferisce il Prozac. Costa caro e i risultati fanno pena. Ci sarebbero le pratiche meditative statiche o terapia del muro, efficace nelle psicosi”.

Ancora esperienze psicodinamiche: bioenergetica. Affini e parenti sono pregati di non stare vicini. E di offrirsi alla stretta delle mani con le persone che si troveranno accanto.

È meglio reggere che essere retti?”

Tensione in ogni caso, cui subentra la percezione di bisogno: reggere ed essere retti, la condizione migliore.

Ora camminare, salutarsi, parlarsi con cordialità, fare circolo, scambiarsi segni di affetto se ne avete voglia”.

Qualche esitazione poi crolla ogni barriera ed è uno scambio festoso di baci e abbracci. Non da parte di tutti, qualcuno resta per suo conto a capo chino, impacciato, arrabbiato. Fra questi anche Diletta e suo padre, incapaci di spezzare il ghiaccio che impedisce loro di manifestare i propri bisogni e sentimenti.

A tavola, poi due passi fino alla spiaggetta.

Sassi, che il mare ha consumato...” è Simone che canticchia mentre le acque del Tirreno testardamente smangiucchiano detriti, come il tempo e le vicissitudini smussano le umane passioni.

Sala conferenze, nel pomeriggio. Relazione di un caso, come da programma. Parla Lia, dottoressa in economia e commercio. Nata con un malformazione, Lia è stata sottoposta a sei interventi chirurgici e manipolazioni varie, dieci anni di calvario: “Una esperienza di profondo dolore che ora è solo un ricordo. Passare attraverso il dolore mi ha dato una forza inaspettata per affrontare problemi anche d’altra natura; inoltre la malattia mi ha dato la possibilità di incontrare persone eccezionali. Anche le peggiori disgrazie possono avere un senso, si può superare il fenomeno negativo in maniera egregia e acquistare una forza in più”. Lia è figlia unica, per i genitori la sua malattia è stata una vera tragedia, Lia lo comprende ma dice che la loro morbosità le ha raddoppiato le sofferenze e causato ulteriore disagio.

C’è stato ricatto affettivo da parte dei tuoi genitori?” le chiede Carella. “Sicuramente. Dover trovare il coraggio di veder piangere un genitore e andare ugualmente avanti; ho anche sbagliato in determinate cose ma commettere errori è fondamentale: gli errori fanno crescere, così ti crei una corazza”.

Malattia, dolore, errori, corazza: tutto necessario, tutto indispensabile, per imparare a vivere?

Giochino psicologico: qual è il colore del tuo umore in questo momento? Vasta gamma, predomina il verde, colore della speranza per convenzione. Un solo nero, viene da Francesca, ragazza bruna vestita di scuro, forse ragazza sincera.

Si torna alle tematiche riguardanti il bambino oggi. Lettura alternata ai commenti: “...la pretesa di scaricare le problematiche educative sull’istituzione non riguarda solo la scuola bensì molti settori della vita sociale che vengono vissuti come insolvenza istituzionale nel mentre il permissivismo va sempre più assumendo la veste del comprensivismo a tutti i costi, stravolgendo conseguentemente la realtà delle cose. L’opportunità, spesso indispensabile, di far ripetere un anno scolastico al bambino non è più presa in considerazione, cosicché le carenze possono raggiungere situazioni estreme; la bocciatura viene vissuta dai genitori come vergogna e quindi l’alunno continua a portarsi dietro le sue difficoltà con conseguenze che a breve o a lungo termine potranno incidere sul suo equilibrio psico-fisico”.

QiiGong, De Angelis: “Tutti esercizi che giovano all’apparato respiratorio, al sistema endocrino e cardiovascolare, al sistema immunitario, allo stomaco; aumentano la diuresi, agiscono benignamente sull’ipofisi”. Condizione ideale per eseguire gli esercizi sarebbe la caverna, ma si può ripiegare su una stanza di casa, dopo aver chiuso la porta a doppia mandata, aboliti il cellulare, l’orologio, il pensiero delle bollette da pagare. Tempo di ogni esercizio venti minuti, l’ora ideale dalle cinque alle sette del mattino.

Un prato zuppo di rugiada nella luce crepuscolare, a piedi nudi, nel silenzio rotto solo dai primi cinguettii, in sintonia con tutte le cose del creato, nella testa la pastorale di Beethoven e le acque celesti che fluiscono dal tuo corpo senza spasimo alcuno. Poi che succede?

Nelle lezioni all’occidentale viene svelato il finale, cosa che non fanno i cinesi, secondo cui devi sbattere le corna senza sapere come andrà a finire”, e De Angelis passa alla dimostrazione con il passo della tigre.

Si prosegue con Carella fra giochini psicologici e deduzioni più o meno logiche su comportamenti ondeggianti ma tendenti al meglio, alla liberazione che non sia fuga da parte specialmente di giovani affetti da depressione anche severa e da adulti in panne.

Domenica mattina, terzo e ultimo giorno, intenso. Ricca colazione e subito in sala conferenze.

Che cos’è il doppio legame? “Certi studi, oggetto di particolare attenzione, hanno rilevato che nel ‘doppio legame’ vi è un ‘controllo anaffettivo’ da parte di entrambi i genitori che falliscono nel dare un supporto emozionale e al tempo stesso ostacolano la separazione dei loro figli”. Ovvero: se non sono capace di farti crescere, ti costringo a rimanere piccolo. Il ‘doppio legame’ si avvale soprattutto di una comunicativa ambigua e non discutibile, della disapprovazione per principio di tutto ciò che il figlio decide; può spingersi fino al plagio e in tal caso il soggetto non opera più con la sua mente ma secondo le direttive del genitore che ne vuol fare una prolunga di sé, una fotocopia. Argomento scabroso che suscita un vespaio di interrogativi:

Le sono capitati casi di doppio legame, professore?”

Sì. E molti sono stati risolvibili”.

Può dipendere dal carattere indeciso del genitore?”

I genitori sono presi dall’affettività, ma la disattendono”.

Io sono indecisa: posso trasmettere insicurezza ai miei figli?”

I figli ci guardano: siamo esseri imitativi”.

Bisogna farsi vedere più decisi?”

No: bisogna essere più decisi”.

Questo doppio legame può durare anche quando i figli sono grandi?”

Può durare fino a diventare una cosa ereditaria”.

Riguarda più il padre o la madre?”

Di più la madre”.

Perché si mandano al figlio messaggi contraddittori?”

Perché mettere l’altro in stato di insicurezza rafforza la propria sicurezza”. Testimonianze:

Mia suocera aveva il doppio legame col figlio. Ha cercato di tenerselo attaccato preparandogli il latte tutte le mattine, e se il figlio non passava a casa sua glielo conservava. Per anni mio marito si è sorbito il latte della madre, doppia colazione, poi abbiamo cambiato casa e la suocera ha somatizzato: sta sempre male, dice che aspetta solo di morire”.

Mia nonna si inventava tutte le malattie possibili per avere l’attenzione della figlia. A mamma le sono venute le fobie, nonna la chiamava al telefono perfino otto volte al giorno”.

Dubbi:

Se metto il maglione blu mia madre mi dice di mettermi quello bianco, e se indosso quello bianco mi dice di mettere quello blu: è un doppio legame?”

Qui non si fanno diagnosi”.

La scuola di Palo Alto, California, dice al riguardo: “Una comunicazione e abitudini relazionali fortemente segnate dal ‘doppio legame’ sono state individuate in famiglie un cui membro è designato come ‘capro espiatorio’...”

Come sarebbe a dire, capro espiatorio?”

Nessuno ha intenzione di farne” spiega Carella, “ma l’individuo più debole viene tacciato come schizofrenico o depresso. Faccio l’esempio di un caso: il primogenito frequenta la scuola, il secondogenito si distingue, il primo si scoraggia, ciò non viene preso in considerazione, e lui si ammala di cuore. In tal caso quel che ha giocato male è stata la validità del secondogenito e l’enfasi che i genitori hanno mostrato nei suoi confronti. Ciò sorge nelle famiglie che chiamano schizofrenogene”.

Rimedi?

Tra le terapie della coppia e della famiglia spicca quella sistemica-relazionale: essa considera il disturbo mentale del singolo – con riferimento specie a schizofrenia, anoressia, depressione – nel senso che deriva da comunicazioni perverse tra i membri della famiglia, occorre dunque operare su questa nel suo insieme, rompendo il circolo patologico della comunicazione, anche con prescrizioni paradossali”. Del tipo: rispettatevi l’un l’altro, vogliatevi bene e dimostratevelo.

Si tirano le conclusioni. Da zero a dieci, che voto al convegno? Ne risulta una buona media. Chi si è tenuto basso spiega che in realtà i punti li ha tolti a se stesso, per un senso di inadeguatezza. E Simone, poco più che adolescente in terapia per disturbi depressivi, dice: “Io ho dato il voto massimo, non volevo partecipare ma di positivo ho colto che mi sono concentrato solo in questo. E a tavola stavo insieme a ragazze bellissime”. La madre di Simone, capelli rossi e occhi rapaci, accavalla le gambe e chiede il permesso ‒ rifiutato ‒ di accendersi una sigaretta. Si alza ed esce.

Dieci con lode del dottor Favale: “Ho assistito a centinaia di seminari medici: un relatore che legge domande già preparate a centinaia di persone tutte compresse che danno risposte già pronte. Qui ognuno ha potuto dire la sua, imparare qualcosa dall’altro”. Forse per quel calore umano sollecitato e trasmesso da Luigi Carella, umanista convinto.

Calore che invita alla confidenza: “Questo confronto mi ha insegnato molto”, dice Sara, una giovane dall’aspetto emaciato accompagnata dalla zia. E accenna alla sua malattia rara difficile da riconoscere e da curare, al suo dolore nel sentirsi cavia, la solitudine. Poi anche Claudia prende a raccontarsi, a fatica ma decisa; per una malattia genetica diagnosticata quando aveva sedici anni, soffre di disturbi invalidanti come andatura scorretta e frequenti capogiri con i quali, dice, si è obbligata a convivere.

Un seminario funziona quando partecipanti e leader riescono ad integrarsi”, commenta a chiusura Carella, e ciò è avvenuto.


Il professore Luigi Carella all’epoca del Convegno, novembre 2004, sapeva di avere i giorni contati. Ma contrastava il male ‒ inesorabile ‒ con la concretezza della sua progettualità, coerente con se stesso e con i dettami della sua professione, fino alla fine. Come estremo desiderio, contava di passare il Capodanno a Napoli, sua città natale. Ma si spense esattamente il primo dell’anno.

 

Maria Lanciotti

(3 – fine)


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