Rimane una apertura alla fiducia ed alla speranza, una ricerca della gioia nonostante tutto, dopo la lettura di Daccapo di Vellise Pilotti, sostenuta da un amore e da una fede profonda che fa scorgere Dio in “ogni viso/ che incontriamo/ nella folla della strada”.
Questo amore si estende ad ogni persona, raccoglie ogni dramma che ha colpito e continua a colpire l’umanità: l’olocausto, le donne violentate, i bimbi vittime della guerra in Siria e di ogni guerra, la tragedia del Vajont nel ‘63, i disastri ambientali più recenti, il Covid e le sue conseguenze.
Del resto “viviamo inclinati/ per resistere/ ai venti impetuosi/ ai marosi”. Piegati in due ma spinti dalla volontà di resistere, di reclamare la vita, come quelle piante che “crescono storte/ tra il marciapiede/ e l’asfalto”, ma orgogliose di esistere e vivere.
C’è sempre qualcosa pronto a salvarci, a tenderci la mano, basta saperlo vedere “Guardo ad oriente/ un geraneo rosa/ si frappone fra il cielo/ e lo sfacelo”.
Pur nella consapevolezza “che ciò che verrà/ è già tutto scritto”, la Pilotti riconosce che sono le nostre mani a segnare il corso della nostra vita, “ma il nostro destino/ è nelle nostre mani”. Talora non abbiamo colto le occasioni, ma se Lui lo ha voluto, allora si accetta: “nel cuore/ emozioni non vissute/ perse per sempre./ Se è questo/ che hai voluto per me/ allora lo accetto./ Perché Tu sai tutto”.
I versi della Pilotti recuperano la realtà, gli oggetti del quotidiano, i colori, gli odori, tutto ciò che rappresenta la vita, anche il catino con l’acqua fredda dove si lavava suo padre bambino prima di andare a Messa camminando nel buio prima dell’alba.
Sono papaveri rossi, lumachine, immagini di primavera che torna, stagioni che si danno il cambio, odore di funghi e di bosco, alberi che piangono foglie, ma anche ruspe e motoseghe che liberano il bosco devastato dalla tempesta.
Ritorna l’invito al coraggio, a ripartire, a ricostruire, senza arrendersi mai, nemmeno davanti alla corruzione dilagante:“[…] il mondo e la gente/ sono comunque corrotti./ Bisogna cancellare,/ strappare tutto,/ e ricominciare”.
È importante il silenzio per poter scendere dentro noi stessi, per conoscersi e conoscere: il silenzio accompagna i versi della Pilotti, quello che scende sulle catastrofi naturali -che si ripetono senza che l’uomo abbia imparato- il silenzio della sera che si avvicina, quello della notte quando cala il vento, quello con cui si dissimula un dolore, quello che ci porta il suono di gocce di pioggia. Fino a quello che si espande dentro, quando la pioggia sembra tacere: “Finché non torna/ il silenzio più silente/ e la pioggia/ non si sente”.
Marisa Cecchetti
Vellise Pilotti, Daccapo
Biblioteca dei Leoni, 2021, pap. 72, € 10,00