Ero con la Terza armata del Generale Patton quando arrivammo a Buchenwald, appena fuori Weimar. Patton rimase talmente sconvolto da chiedere di portare lì un migliaio di civili: che tutti vedessero quel che i loro leader avevano fatto. Ma la polizia militare, da parte sua, ne portò duemila. Per la prima volta ascoltai la frase che dopo di allora avrei sentito pronunciare migliaia di volte: “Non sapevamo. Non sapevamo”. Invece, sapevano. Vidi e fotografai pile di corpi nudi senza vita, i pezzi di pelle tatuata usati per i paralumi, gli scheletri umani nella fornace, gli scheletri viventi che di lì a poco sarebbero morti per aver atteso troppo a lungo la liberazione. Buchenwald era qualcosa di inconcepibile per la mente umana. Spesso mi chiedono come sia riuscita a fotografare tali atrocità. Per lavorare ho dovuto coprire la mia anima con un velo. Quando fotografavo i campi, quel velo protettivo era così saldo che a malapena comprendevo cosa avevo fotografato. Tutto si rivelava in camera oscura, al momento di stampare le mie immagini. E allora era come se vedessi quegli orrori per la prima volta. (Margaret Bourke-White)
Di certo non soffriva di vertigini Margaret Bourke-White, come ben dimostra una immagine che la ritrae al lavoro in cima al grattacielo Chrysler nel 1934 a New York City. E quel coraggio fisico sapeva divenire anche delle idee e forza morale: dai campi di concentramento al tema del razzismo, dal Mahatma Gandhi ai reportages sociali, Margaret era un’esploratrice del mondo. Attraverso il suo obiettivo passavano le immagini che raccontavano l’evoluzione di Paesi e genti, i mutamenti di costume e le storture della società umana, i grandi rivolgimenti della Storia con i suoi talora irrisolvibili drammi e tragedie. Il bianco e nero della Bourke-White narrava con potenza e, insieme, con una valenza estetica superiore, in una sintesi perfetta di forma e contenuto.
Palazzo Reale di Milano ospita fino al 29 agosto questa imperdibile mostra (a cura di Alessandra Mauro e promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, da Palazzo Reale e da Contrasto, in collaborazione con Life Picture Collection, detentrice dell’archivio storico di LIFE): “Prima, donna. Margaret Bourke-White”.
Partita dalle immagini dedicate al mondo dell’industria e ai progetti corporate, la fotografa è poi giunta a lavori di più ampio respiro e portata – per testate quali Fortune e Life – come le cronache visive della Seconda Guerra Mondiale, i viaggi in Russia e India, con i ritratti di Stalin e di Gandhi, l’immersione nella dura realtà sudafricana dell’apartheid, l’indagine del razzismo comunque presente nei suoi States, la guerra di Corea. Ma oltremodo suggestive si rivelano anche le sue fotografie aeree. Sono oltre cento le immagini dislocate lungo il percorso espositivo e divise in undici gruppi tematici, con un andamento cronologico che ben scandisce l’itinerario creativo ed esistenziale della Bourke-White, la sua visionarietà, il suo impegno.
Di seguito le undici sezioni:
L’incanto delle acciaierie, con i primi lavori industriali di Margaret; Conca di polvere, in cui si documenta il lavoro realizzato negli anni della Grande Depressione nel Sud degli Stati Uniti; LIFE, sulla lunga collaborazione di Bourke-White con la leggendaria rivista. Bourke-White ne realizzerà la copertina nonché i reportage del primo numero e tanti altri nell’arco della sua vita; Sguardi sulla Russia (e i suoi piani quinquennali); Sul fronte dimenticato, sugli anni della guerra, fra Nord Africa, Italia e Germania; Nei Campi, con tutto l’orrore al momento della liberazione del campo di sterminio di Buchenwald (1945); L’India, un lungo reportage relativo all’indipendenza dell’India e alla sua separazione dal Pakistan; Sud Africa (soprattutto l’Apartheid); Voci del Sud bianco, un lavoro a colori del 1956 sul delicato argomento del segregazionismo del Sud degli USA; In alto e a casa (fotografie aeree); La mia misteriosa malattia, “una serie di immagini che documentano la sua ultima, strenua lotta, quella contro il morbo di Parkinson di cui manifesta i primi sintomi nel 1952 e contro cui combatterà con determinazione. In questo caso, è lei il soggetto del reportage, realizzato dal collega Alfred Eisenstaedt che ne testimonia la forza, la determinazione ma anche la fragilità”.
Elegante, dotata di un terzo occhio, sempre presente laddove accadevano le cose, capace di indignarsi senza mai perdere l’obiettività professionale, emozionale e acuta. L’intelligenza e l’arte fotogiornalistica di Margaret Bourke-White hanno segnato lo scorso secolo, lasciandocene una fondamentale e decisiva testimonianza.
Alberto Figliolia
Prima, donna. Margaret Bourke-White, Palazzo Reale di Milano, Piazza Duomo 12, Milano. Fino al 29 agosto 2021.
Info: www.palazzorealemilano.it, formafoto.it/bourkewhitemilano.
Orari: lun chiuso, mar-mer-ven-sab e dom 10-19:30, gio 10-21:30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Catalogo: Contrasto.
Didascalie foto allegate
1. Margaret Bourke-White al lavoro in cima al grattacielo Chrysler, New York City, 1934 © Oscar Graubner Courtesy Estate of Margaret Bourke White
2. La Diga di Fort Peck, Montana, 1936. © Images by Margaret Bourke-White. 1936 The Picture Collection Inc. All rights reserved
3. Montana, 1936. © Images by Margaret Bourke-White. 1936 The Picture Collection Inc. All rights reserved
4. Buchenwald, 1945. © Images by Margaret Bourke-White. 1945 The Picture Collection Inc. All rights reserved
5. Gandhi, Pune, 1946. © Images by Margaret Bourke-White. 1946 The Picture Collection Inc. All rights reserved
6. Oliver Chilled Plow Co., South Bend Indiana 1930. © Images by Margaret Bourke-White. 1930 The Picture Collection Inc. All rights reserved
7. Russia, 1931. © Images by Margaret Bourke-White. 1931 The Picture Collection Inc. All rights reserved
8. Louis Ville, Kentucky, 1937. © Images by Margaret Bourke-White. 1937 The Picture Collection Inc. All rights reserved
9. Play Street, New York, 1930. © Images by Margaret Bourke-White. 1930 The Picture Collection Inc. All rights reserved
10. Greensville, Carolina del Sud, 1956. © Images by Margaret Bourke-White. 1956 The Picture Collection Inc. All rights reserved