Conoscere, a fondo, i codici esistenti. Sapere di essere (per adesione? introiezione? o automatismo? o magari per sottomissione?) in simbiosi con i codici esistenti. E volerne forzare e scardinare la struttura. Un atto, il forzare, lo scardinare, di lucida volontà. Un atto che rivendica il bisogno, ma anche il diritto, di emanciparsi da codici e struttura. Un atto che si traduce in progetto e progettualità. In creazione. Cosa che succede in Untitled#, l’ultima raccolta poetica di Simonetta Longo edita da puntoacapo.
Untitled# come opposizione creativa a strutture consolidate e stratificate. Come ribaltamento mentale e gestuale. Come decodifica di soggetto e oggetto. Una decodifica a cui non fa seguito una ricodifica. La decodifica è la condizione per mettere in discussione soggetto e oggetto, per liberare soggetto e oggetto da costrizioni e attributi. Per questo una ricodifica non sarebbe possibile, sottrarrebbe capovolgerebbe muterebbe ma non libererebbe soggetto e oggetto. Ed è questo il punto per Simonetta Longo. Liberare. Trovare la modalità per liberare da condizionamenti culturali e sociali libro testo poetico lettore. Cominciando da cosa? Dal mettere in discussione quelle forme definite e definitive della civiltà occidentale. Quelle forme ormai assimilate. Come succede per il libro. Il libro, è convenzione, si rilega a sinistra. La gestualità che lo accompagna nell’aprirlo e nel chiuderlo è la stessa, sempre e per ognuno. Uniformità di oggetti, uniformità di soggetti. Il percorso all’interno del libro è tracciato, uguale, sempre, e per ognuno. Ancora una volta uniformità. È questa uniformità, questa tautologia, questo perenne A=A che devono essere spezzati. Perché ogni lettore si trovi in una prospettiva e su un piano ontologico diverso, intimamente proprio e individualmente creativo.
Come lo spezza Simonetta Longo? Misurandosi con l’oggetto libro. Cambiando il verso della rilegatura. Non imponendo una direzione di lettura. Lasciando che il lettore si forgi, partendo da un dire poetico, in piena autonomia. Perché così il lettore possa incarnare e incarnarsi nella sua singolarità. Non per generare individualismi ma perché il lettore sia pienamente consapevole di sé, perché il suo rapporto con il dire poetico, con il libro e la scrittura, sia espressione del suo sentire e percepire, del suo essere uomo che si confronta e dialoga con la parola e con il mondo e la natura che la parola contiene e dona.
“svegliandosi vide/ infiniti alveari di carta/ e in ogni cella identica/ un sé stesso/ assopito/ in posizione fetale/ o supina/ o riversa/ (solo sporgevano dalle maniche/ polsini bianchi)// non distingueva/ tra vestito e cielo/ di cenere/ né c’era orizzonte possibile/ né parola// dov’era la superficie?/ tra tutti i suoi io/ che dormivano/ ci sarebbe stato uno spazzatore di nuvole/ che intonasse canzoni/ alla terra/ ma gli mancava la voce// poi la luce cambiò direzione/ e lui ricordò la lezione delle api/ la loro danza/ disegnando un otto nel grigio/ per reclutare lo sciame/dei sé”.
Alveari di carta infiniti, gli spazi tra lettera e lettera, tra riga e riga. E ogni cella, si direbbe, una lettera, una consonante o vocale, in cui gli io di ogni individuo vivono e si dicono. È uno sciame l’io. Una molteplicità di sentire e di punti di vista. Dormono questi io? Sì. Ma non tutti. E il dire poetico di Untitled# li può risvegliare. Perché ogni testo di Untitled# è un superamento di limiti, un contrastare imperativi mentali, leggi chimiche e fisiche. Del resto “nella dinamica/ dell’esistenza/ non c’è principio/ d’inerzia/ che tenga” ma tutto si muove e agisce, e nel movimento e nell’azione mescola principi logici e forme prestabilite.
Ma, dunque, è un’astrazione da codici leggi e strutture quella che Untitled# propone, perché così ogni individuo possa esperirsi nella propria soggettività, e reimpari a relazionarsi con la società la natura e l’ambiente? Sì, si potrebbe rispondere con un sì. Un’astrazione, ma solo a patto che diventi punto di partenza per ritrovare un dialogo con se stessi, con gli altri esseri viventi e con la natura.
Silvia Comoglio
Simonetta Longo, Untitled#
puntoacapo, 2021, pp. 186, € 18,00