Una riflessione sull’esistenza, sul presente e su un altrove di cui si intravede lontana la luce dal portale, è la linea che attraversa la silloge di Laura Pierdicchi, percorsa dalla vibrazione di un dolore diffuso, alleviato da una profonda consapevolezza e da una sostanziale speranza. Questo perché fondamentalmente “siamo destinati/ a riunirci al Tutto”, parti minuscole di un progetto che “esiste da sempre/ senza tempo/ in un eterno presente”.
Viviamo tuttavia cogliendo solo l’apparenza delle forme, il mondo oggettivo di cui conosciamo ben poco, con un velo che ci impedisce di cogliere il reale.
Cellule in movimento, facciamo parte dell’energia dell’universo, di cui percepiamo il vibrare, in un disegno a noi incomprensibile, mentre percorriamo il sentiero tortuoso della vita, consolati dalla certezza che “porta di sicuro/ dove inizia la luce”, attratti dal “richiamo di una forza superiore”.
Nel nostro percorso dove “niente/ succede per caso/ nella continuità/ del nostro trascorrere” – dicono i versi della Pierdicchi – “siamo sempre gli stessi/ ma sempre diversi”; cellule in movimento, il nostro divenire si arricchisce al contatto con gli altri.
Ma regna il silenzio intorno, i contatti umani divenuti impossibili in una fase storica malevola: “uomo gigante/ ora in ginocchio/ in attesa/ che il cosmo si plachi/ e perdoni”.
I soliti muri contengono come in una prigione. Il passato consola con aperture alla gioia di vivere “tornano aromi/ tra la brezza del mare/ il bruciare dei raggi/ tornano vividi/ tra respiri eccitati” ma i ricordi sfumano presto e non bastano a “rimpiazzare l’arsura”. Purtroppo è condizione umana scoprire troppo tardi la bellezza di ciò che si ha.
Le assenze sono dolorose, la fantasia può aiutare ad elaborarle, perché se i sentimenti sono reali e profondi, nulla si perde: “Il vero sentire non scade”.
Poiché facciamo parte della energia dell’universo, riusciamo a percepire l’invisibile presenza dell’altro: “qualcuno è entrato”, ed allora il silenzio non porta più smarrimento: “Ora il silenzio/ è abbraccio accogliente/ anche se i segni/ in ogni stanza/ sono frasi assordanti”.
L’altro è una presenza-assenza, “un modo per dare luce/ allo spazio dell’ombra” e per fortuna si può tornare ad una realtà confortante con la fantasia: “ascolto voci/ e sento abbracci/ mi separo/ e galleggio”.
Intanto il vento che smuove i semi è indizio di un nuovo principio.
Marisa Cecchetti
Laura Pierdicchi, Il portale
Biblioteca dei Leoni, 2021, pp. 80, € 10,00