Renato Zero
Seduto Sulla Luna
Ho bisogno di parlare con qualcuno
Ascoltami
Forse un vero amore io
Non l'ho vissuto mai
Mi fa compagnia la solitudine
E qualche amico in transito
Se c'è
Le parole giocano a nascondersi
Nel silenzio non le trovo più
Sai non è leggera questa musica
Che a volte mi ferisce
Ma dopo mi guarisce
E allora
Suona e suona per me
Un pianoforte che suona da sé
Perché lui sa a cosa sto pensando
Sa che rido mentre sto piangendo
Suona e suona per me
Anche l'orchestra più bella che c'è
Per un pierrot che sta seduto sulla luna
Mentre la terra si allontana
Che quasi quasi non si vede
Non si vede
Più
Ho vissuto tante vite
Qualche volta futili
Ha deciso quasi sempre la fatalità
Chi non mi abbandona è questa musica
Che a volte mi ferisce
Ma dopo mi guarisce
E allora
Suona e suona per me
Un…
L’altra sera ho seguito in tv la raccolta fondi dei frati francescani, guidata da Carlo Conte, Massimo Ranieri e Renato Zero, quest’anno a favore dei colpiti dal Covid.
Mi hanno impressionato le parole della canzone di Renato Zero: “Seduto sulla luna”.
Cinquantadue anni dopo della prima discesa sulla luna uno può pensarsi seduto sulla luna. In questo tempo che va oltre i cinquant’anni posso consapere che la Luna fu stata, oltre quattromila anni fa, la massima divinità del popolo dei Zumeri, erroneamente denominato Sumeri, seguendo gli Accadi.
En Zu, “signora Sapienza” in zumero, Su en, in accado, guidò i Zumeri. Col suo potere, lu.na.me,1 li condusse.
Ognuno può vedere sia il potere, -me, che il nome, lu-na, nell’espressione lu-na-me.
Seduto sulla luna anch’io ho bisogno di parlare con qualcuno che si vergogni di una umanità tanto scientifica da farci tornare sulla luna (coi cinesi capaci di orbitarla di nuovo),2 ma così poco sapiente da escludere i Zumeri dalle nostre origini linguistiche.
Ascoltami, o lettore.
Forse un vero amore io non l’ho vissuto mai. Vivo solo, non sposato. Mi fa compagnia Gesù, in zumero GESH.BU, “Albero di conoscenza”, che non mi lascia mai solo. È un amico che moltiplica amicizie buone e mi promette il transito oltre questo piccolo mondo.
Sì, è vero: le parole giocano a nascondersi.
Ad esempio, il nome mesopotamico della luna è sia Ninna che Nanna. I linguisti interpretano la ninna nanna che una madre canta al suo bimbo come semplice “lallazione”.
Invece, il poveretto che scrive vi invita a leggere la grafia zumera del nome della dea Luna IN ANNA come fonìa NIN NAN NA, ‘generata (na) dal terrore (nin) dal cielo (na-an)’.
Basta non adattarsi alla lettura lineare da sinistra a destra, occidentale moderna, ricordare che la lettura araba da destra a sinistra perdura parte della scrittura bustrofedica, che procedeva in modo serpentiforme alternando l’una e l’altra.
Il circolo spiega.
Leggete in circolo IN come NIN. Ed è il terrore contro i nemici della dea e dei suoi devoti.
IM IN IM = “Vento/Spirito corrente Vento/Spirito” rivela l’azione tranquilla dello Spirito che rasserena una città, uru, con un’altra città, uru, attraverso UBU, circolo di Bu (di GESH.BU). URUBURU zumero è pari al medievale oroboro, il serpente alchemico che si morde la coda all’infinito (nella perdizione).
Nel silenzio ritrovo le parole, consapevole che il zumero te.men si legge a circolo men.te.
Tu, lettore, che mi dici?
Carlo Forin
1 lu2-na-me’
someone, anyone (‘person’ + indefinite pronoum). Halloran: 161.
2 » Repubblica.it, 04/12/2020.