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Gianfranco Cercone. “Malmkrog” di Cristi Puiu
11 Maggio 2021
 

Credo che sia vero che in genere un film si vede meglio al cinema che a casa davanti a un televisore: perché la sala cinematografica favorisce la concentrazione e il coinvolgimento emotivo. Ed è dunque un bene, per chi ama il cinema, che alcune sale in questi giorni abbiano riaperto.

Esistono tuttavia dei film per i quali lo strumento della piattaforma digitale è più congeniale della sala. E non solo perché sono film “difficili”, marginali, che difficilmente troverebbero uno spazio nella programmazione delle sale. Ma proprio perché, per le loro specifiche caratteristiche, si possono fruire meglio attraverso le piattaforme digitali.

Mi sembra questo il caso di un bel film, dal titolo Malmkrog (pare che sia l’antico nome di un villaggio rumeno), diretto da Cristi Puiu, presentato al festival di Berlino, uscito sulla piattaforma MUBI, specializzata nel cinema d’autore.

Si tratta di un film in cui il dialogo è preponderante rispetto all’azione. E non è un dialogo che vuole imitare la conversazione quotidiana. Per usare delle categorie coniate da Pasolini per il teatro – e questo film ha un carattere teatrale – piuttosto che di un Teatro della Chiacchera si tratterebbe qui di un puro Teatro di Parola.

I dialoghi sono ricavati da un’opera di Vladimir Soloviev, un filosofo russo della seconda metà dell’Ottocento, caro, fra gli altri, a Dostojevskij e a Tolstoj. E vertono intorno a questioni etico-politiche tra le più impegnative, come ad esempio: può dirsi una guerra nobile e santa anche quando vuole combattere a diffesa degli innocenti, contro la crudeltà? Chi combatte non finisce per macchiarsi delle stesse colpe che vuole correggere? E più in generale: è giusto contrastare il Male servendosi della violenza, oppure la nonviolenza è un principio inderogabile; e bisogna piuttosto affidarsi alla giustizia di Dio? E ancora: l’Europa potrà avere una funzione civilizzatrice dei popoli e condurre a un’epoca di pace duratura?

I cinque personaggi principali del film – due uomini e tre donne – hanno su queste e altre prossime questioni posizioni diverse: più ciniche, più pragmatiche o più idealistiche, più laiche o più religiose. E le dispute tra loro, condotte perlopiù in francese (la versione del film su MUBI è sottotitolata in italiano) si avvalgono di una tale limpidità di concetti, precisione di termini, scorrevolezza nella dizione, che, a momenti, ammaliano lo spettatore come una musica.

Ma se il dialogo nel film è l’elemento principale, le azioni e le immagini sono tutt’altro che indifferenti.

I cinque personaggi appartengono all’alta società russa – si riuniscono a Natale nella casa di un proprietario terriero. Nel contegno non derogano mai alla compostezza dei gesti, al senso dell’etichetta, ai modi più urbani e civili anche quando dissentono tra loro. Intorno a loro, i domestici li assistono, apparecchiano la tavola o servono da bere, con azioni precise come quelle di un rito.

L’insieme così stilizzato, quasi astratto, evoca più una Scena del Pensiero che un luogo storicamente determinato.

Ma in tanto ordine innaturale, irrompono a volte degli elementi misteriosi che lo disturbano; che paiono come il preannuncio di una rivoluzione; che ci danno l’impressione che il Male, la crudeltà, l’orrore di cui i protagonisti discutono con distacco razionale, potrebbero travolgerli.

Si tratta di un film di grande interesse, che può risultare esasperante per l’attenzione che richiede allo spettatore. Però su una piattaforma digitale può essere visto in due o più puntate, rivisto in certi passaggi più ostici, o in cui magari ci è capitato di distrarci.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale l’8 maggio 2021
»»
QUI la scheda audio)


 
 
 
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