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Maria Lanciotti. “Enrico Fermi e la Pila Atomica”, di Nicola Pacilio
10 Maggio 2021
 

Nicola Pacilio

Enrico Fermi e la Pila Atomica

(a cura di Armando Guidoni)

Ed. Controluce, 2021, pp. 136, 14,00


Quando la ricerca scientifica si fonda su un discorso emozionale e creativo che s’incontra e s’innesta a un’ampia cultura umanistica. Una premessa che il curatore del testo Enrico Fermi e la Pila Atomica ‒ per la collana “Scienza” delle Edizioni Controluce ‒ pone con forza nella sua introduzione, quasi a creare le condizioni per una lettura alquanto fuori norma rispetto alle tematiche trattate. E ciò rientra nelle corde di Armando Guidoni, autore tra l’altro del volume dal titolo in tale senso esplicativo: Verso il robot sapiens. Un approccio umanistico alla cibernetica, che in qualità di studioso e poeta ama servirsi di una ‘forma comunicativa’ che includa ogni aspetto e prerogativa dell’essere umano nella sua integrità.

La felice combinazione che porterà in seguito alla pubblicazione del libro su Fermi e la pila atomica, si origina dall’incontro di Nicola Pacilio, fisico e divulgatore, con il ‘gruppo di Frascati’ dell’ENEA di cui faceva e tuttora fa parte Guidoni, e le concezioni rivoluzionarie incrociandosi fanno scintille, “vere e proprie tempeste mentali” sconcertanti per Pacilio, che a sua volta sorprende il gruppo di lavoro apportandovi la sua vasta esperienza nei diversi campi della ricerca scientifica e antropologica, e tutto ciò porta a una frequentazione per tutti stimolante.

Concorrono due date a definire l’idea comune di Pacilio e Guidoni di dare vita a una rubrica sul mensile Controluce di cui Guidoni si occupava unitamente al settore editoriale: il centenario della nascita di Enrico Fermi, il 29 settembre 2001, e la ricorrenza del 60° anniversario del primo esperimento con la pila atomica, il 2 dicembre 2002. Enrico Fermi e la Pila Atomica il titolo della serie di articoli redatti dai due ricercatori per riportare i passaggi di un evento storicamente determinante. Vent’anni dopo, con lo stesso titolo, nasce il libro che raccoglie oltre una dozzina di articoli, finalizzati ‒ precisa il curatore del testo ‒ “a descrivere lo scienziato (e non l’uomo) e raccontando la cronaca della sua vita che ha lasciato nel bene e nel male ‒ ‘segni indelebili’ nel mondo”.

Nicola Pacilio viene a mancare nel 2010, e sarà insostituibile come uomo e come studioso, ma resta il suo enorme contributo nei più svariati campi della conoscenza cui potere attingere, ed è con tale spirito che l’amico e collega Armando Guidoni recupera e sviluppa il lavoro d’allora fornendolo di numerose immagini storiche.

Un prologo illuminante sulla grandiosa impresa ‒ di cui il fisico romano Enrico Fermi era direttore esecutivo e responsabile ‒ che dette inizio all’era nucleare, una cronologia dettagliata del Premio Nobel 1938 (Roma 1901 ‒ Chicago 1954) a fine libro, e fra i due momenti racchiuse le tappe di un percorso carico di scoperte e stravolgimenti epocali che sfociarono il 6 agosto del 1945 nel lancio della bomba atomica ‒ Little boy ‒ sulla popolazione di Hiroshima, seguita tre giorni dopo da un secondo lancio con la bomba Fat Man su Nagasaki.

E la conta dei morti e dei colpiti dalle radiazioni e danni collaterali che fanno tremare la mente e non rendono, non possono rendere, l’orrore di una follia intollerabile.

Valga il commento lapidario con cui Guidoni conclude la sua introduzione: “Non voglio qui esprimere un astratto umanitarismo, ma credo fermamente che il danno ‒ in numero di vittime, oltre che materiale ‒ del gesto deve essere comunque associato all’immenso danno etico che quelle azioni hanno espresso nella storia dell’umanità”.

Enrico Fermi e la Pila Atomica è una di quelle opere che fanno testo, oltre che per l’autorevolezza dei contenuti per lo stile della narrazione, diretta ed essenziale come si addice a un rigoroso giornalismo scientifico ma senza mai formalizzarsi.

““Un esempio insuperabile di come si possa esporre con semplicità una materia così complessa” si disse del metodo di esposizione di Fermi, docente, e in questo libro si ritrova in qualche modo la sua scuola: conoscenza profonda e massima semplificazione degli argomenti trattati. Requisiti che non dovrebbero sfuggire a chi si occupa dei testi da adottare negli istituti scolastici.

 

Maria Lanciotti


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