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Il Foglio TV. Aprile non è crudele con i libri
25 Aprile 2021
 

Un posto di fumi e vento

Foto di Riccardo Marchionni

Testo di Gordiano Lupi


Sono nato in un posto di fumi e vento della Piombino vecchia, in via Gaeta, dove sentire profumo di mare era una scommessa persa in partenza, anche se il mare era poco distante. Un condominio annerito dallo spolverino -carbone e sogni -dove c’era una chiostra per lavare e tendere i panni che la fantasia d’un ragazzino trasformava in un campo di calcio come San Siro. La casa dei nonni era il rifugio alle tempeste diurne, proprio in chiostra, accanto alle pile per lavare, quando decidevo che ne avevo avuto abbastanza di far correre Mazzola e Rivera in quel San Siro immaginario. Mia nonna leggeva Grand Hotel, a volte un libro, un fotoromanzo; il nonno fumava il sigaro toscano, cantava e parlava inglese, ricordava gli anni da emigrante, le guerre mondiali -una combattuta, l’altra subita -provando a ingannare le troppe primavere passate. Io sognavo -quello son sempre stato capace di fare -L’Uomo Ragnoin mano, sfogliavo pagine colorate, lo vedevo volare sui tetti di New York, fantasia al galoppo, tra palloni in rete e la mia città vecchia senza un domani.

 

 

Nuovi  appuntamenti sul Gruppo Facebook Edizioni Il Foglio, il nostro Salotto Letterario organizzato in collaborazione con Unitre Piombino. Collegatevi al Gruppo FB.

Questa settimana si parla di poesia cubana con Virgilio Piñera e il suo teatro dell’assurdo, mentre Francesca Peccianti conclude il discorso sul tramonto dell’Occidente e Maurizio Cinquini ci introduce alla consapevolezza di sé (mindfulness). Gordiano Lupi e Cristina De Vita rileggono Sogni e altiforni, un libro ambientato tra Piombino e Trani che è stato presentato al Premio Strega; Alessandro Fulcheris parla di sommergibili e misteri nella trama di un giallo anni Ottanta, ambientato al Falcone di Piombino. 

 

Tutti gli appuntamenti si terranno alle ore 18 e 30.

 

Programma 26 - 30 aprile

Lunedì 26 aprileDargys Ciberio legge passi da La isla en peso del poeta e drammaturgo cubano Virgilio Piñera in spagnolo (presto su Poesia di Crocetti), tradotto e commentato in italiano da Gordiano Lupi

Martedì 27 aprileFrancesca Peccianti (UniTre Piombino) prosegue il racconto de Il tramonto dell’Occidente

Mercoledì 28 aprileAlessandro Fulcheris presenta “I sommergibili di Betasom” nel libro Il mistero del Falcone (grande successo editoriale)

Giovedì 29 aprileGordiano Lupi e Cristina De Vita leggono passi da Sogni e altiforni. Piombino Trani senza ritorno (introduzione di Stefano Tamburini, direttore de Il Tirreno)

Venerdì 30 aprileMaurizio Cinquini (UniTre Piombino), Mindfulness. Consapevolezza di sé

 

 

1979

di Francesco De Luca

 

Sono nato nel Settantanove

in una zona di periferia che non conosce nessuno

Serpentara cosmica dei pantani

ultimo avamposto di un niente declamato a Capitale

invaso da saltimbanchi verdi gialli blu

che non fanno non sanno non sono.

Sono nato nel Settantanove

quando è crollata la poesia

sotto una luna insabbiata color paglia

quando a Roma non veniva già più nessuno.

Perché a Roma ormai non si viene più

ci si nasce o ci si muore.

Roma non la si sceglie,

coi suoi altari troppo alti

di marmo così costoso e ricercato

a coprire fondamenta in putrefazione

senza ostie e senza sacerdoti.

Mentre bambine vengono stuprate a San Lorenzo,

giovani immigrati per colpa o per destino

spazzano le strade chiedendo indietro due monete

due, tra tutte quelle loro rubate,

con sorrisi che non conosciamo più.

Dei cinesi fotografano San Pietro comprando case

mentre svendiamo la Storia per due pugni di banconote

andiamo a Tenerife.

Le bandiere sventolano sotto una pioggia chimica

e dove sono i poeti? Dove sono coloro

che da sempre hanno indicato la direzione

la strada la scorciatoia per non cadere

nel buio più profondo della corruzione e del degrado?

I poeti non cantano più perché vengono uccisi

smembrati derisi investiti, affondati come barattoli di latta

come poltrone piene di pulci impossibilmente anallergiche

ospiti indesiderati, brancolanti.

Tra ciechi, vengono chiamati ciechi

Tra poeti, pazzi tra ciechi.

Sono nato nel Settantanove

l’ultima generazione prima che finisse il Novecento

quella che andava all’università sessuata e bella,

eroe greco in un turbinio di pecore.

Quando prendere il trentotto barrato era

un atto gioioso, un regalo del destino

e si percorreva il tratto Archimede Filattiera

tra siringhe lamiere e vipere morte.

Oltre quel punto bisognava immaginarsi come andare,

senza cellulari, senza palmari. In tasca solo un gettone,

ma bisognava usarlo bene.

E c’era un piccolo colle, con sotto una villa romana

anche importante pare, da lì

scendevano come Unni i ragazzi di Fidene.

Scattavano risse chiodate sassaiolate

e cani selvatici ci raggiungevano come lupi

o forse erano lupi.

Ma abbiamo tradito tutto ciò che non avremmo dovuto abbandonare,

fatto tutto quel che non avremmo dovuto fare, in nome di un progresso

che nulla è se non paura di affrontare se stesso.

Si cerca il nuovo, l’esotico, la coca la puttana

la politica del potere proibizionista schiavista, l’inciucio fascista.

Senza più biciclette Via delle Isole Curzolane

incrocia un Tufello in cui non ci si spara neanche più,

in cui i vecchi barcollano - o sono poeti? -

abbandonati senza tempo non c’è tempo,

schiacciati così come siamo da noi stessi e non da altro.

Schiviamo vuoti, buche, in attesa di un cambiamento per braccio di chi?

Aspettiamo il giorno in cui il potere non avrà più potere.

Nessuna dipendenza! Solo libertà!

Ho sorvolato l’Himalaya perdendomi tra i vicoli di innumerevoli

città d’Asia, aspirando droghe, seducendo donne

e ho ricominciato, nel tornado di colori che multidimensioni

offrivano al mio andare; dalla Cina del Nord al Vietnam

Hainan Sichuan Pechino. A Simatai ho visto Roma

che come un germoglio spuntava sulla Grande Muraglia

abbracciando un sole Orientale

e son tornato alla Piramide Cestia per portare un fiore a Keats a Shelley.

Tutto è sembrato un’allucinazione,

così come un’allucinazione sono io a voi

e voi a me mentre parlo una non parola

che non è poesia ma suono proveniente da un altrove,

chissà dove.

Odore d’incensi, suoni di venti.

Sono nato nel Millenovecentosettantanove

quando è crollato un sogno

ma ancora vado chiedendo

Che Paese sarà mai l’Italia senza la Poesia?

 

(Con le Edizioni Il Foglio Francesco De Luca ha pubblicato Karma Hostel)

 

 



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