Una delle zone più interessanti di Firenze per capire i cambiamenti che la città ha subito dalle origini a oggi, è l’area che comprende Piazza del Duomo e Piazza San Giovanni.
Verso la fine del Duecento, per allestire il cantiere per la costruzione della Cattedrale, fu richiesto dalla Repubblica l’abbattimento di molte case in cambio di un congruo indennizzo, ma non tutti furono solleciti a cedere le loro proprietà. I Bischeri, ad esempio, una delle famiglie più ricche e in vista della città, che possedevano numerose proprietà tra l’attuale Piazza del Duomo e via dell’Oriuolo, non accettarono subito, sperando così di elevare l’offerta, ma forse per cattiva sorte, accadde che una notte, a causa di un incendio, la casa bruciasse e perdessero ogni avere. C’è chi dice invece che furono forzosamente costretti a cedere la proprietà per una cifra inferiore a quella dei vicini, ma come si sa “chi troppo vuole, nulla stringe” e dalle tristi vicende dei Bischeri, derivò l’espressione beffarda O Bischero! per dire di persona poco assennata. Sulle antiche case dei Bischeri, al n. 10, in piazza del Duomo, fu costruito il Palazzo Strozzi di Mantova o Guadagni-Sacrati, sede della Presidenza della Regione Toscana. La targa del Canto de’ Bischeri posta all’inizio di via dell’Oriuolo, ne ricorda la vicenda. Un tempo questo tratto di strada si chiamava via Buia, dato che il sole non vi penetrava a causa di tettoie sporgenti e strutture di copertura.
Stiamo raccontando aneddoti e storielle che, anche se conosciuti da molti, tra realtà e fantasia, rendono frizzante e accattivante la storia di Firenze.
Molte strade convergono in Piazza del Duomo e alcune hanno una storia curiosa: “Via della Canonica” che si snoda tra via dello Studio e via del Campanile, esisteva già fin dal 724 ed era costituita da un complesso di case che, avanzando verso la piazza, lasciavano uno spazio ristretto lungo il fianco della Cattedrale, dove era situato il cimitero, da cui forse il precedente nome di “Via dello Scheletro”. Le case, con i tipici sporti medievali in legno, servivano da abitazione per il clero e per gli uffici ecclesiastici. Il quartiere della Canonica godeva di alcuni privilegi; dal 1425 al 1754 godette dell’immunità, per cui chiunque vi si fosse rifugiato, sarebbe stato immune dall’arresto, anche se colpevole di reato, e le autorità cittadine non potevano entrare in questa zona senza l’autorizzazione del Capitolo.
Vicino all’Arciconfraternita della Misericordia, nello spazio compreso tra piazza del Duomo e via delle Oche, si trova “Via del Campanile”. Questa strada aveva anticamente il nome di “Via della Morta” e poi di “Via della Morte” per una strana storiella. Una certa Ginevra degli Amieri, moglie di Francesco Agolanti, si era innamorata di Antonio Rondinelli. Durante la peste del 1400, creduta morta, fu seppellita in tutta fretta nel camposanto del Duomo, ma dato che la sua era solo una morte apparente, durante la notte si risvegliò, uscì dal sepolcro e si recò a casa dal marito, che abitava in via de’ Calzaiuoli. Questi, credendo che fosse un fantasma, la cacciò via, e lo stesso successe con familiari e conoscenti, fino a quando bussò alla casa di Antonio Rondinelli che l’accolse con amore e, dato che creduta morta, non era stata soccorsa, la chiesa la ritenne libera e lei convolò a nozze con l’uomo che amava.
Vicino a piazza del Duomo, da via Bonizzi a via de’ Maccheroni si trova piazza delle Pallottole. Gli Otto di Balìa avevano vietato in molti luoghi il gioco delle pallottole, una specie di gioco di bocce, ma specialmente vicino ai luoghi religiosi, tuttavia lo consentivano in piazza delle Pallottole. Fra piazza delle Pallottole e via dello Studio, si trova una lapide ottocentesca con la scritta “Sasso di Dante”; forse lì si sedeva Dante, come si racconta, per osservare i lavori della costruzione della Cattedrale. Un giorno, mentre egli era seduto su quel sasso, un passante gli chiese: «Oh Dante, icché ti piace di più da mangiare?». «L’ovo», rispose il Poeta. L’anno dopo, la stessa persona ripassò di lì e lo ritrovò ancora seduto sul suo sasso, sempre assorto e pensieroso e gli chiese: «Co’ icché?» e Dante: «Co i’ sale!».
In piazza San Giovanni, davanti alla porta nord del Battistero, si trova la colonna di San Zanobi alla quale è legata un’altra storia. Il 26 gennaio del 429, durante il passaggio delle reliquie di San Zanobi dalla Cattedrale di San Lorenzo a Santa Reparata, un olmo secco, a contatto col sarcofago rinverdì, come si racconta, e la cosa stupì molto, perché era inverno. Dall’albero fu scolpito un crocifisso, conservato nella chiesa di San Giovannino dei Cavalieri in via San Gallo. Il “miracolo dell’olmo fiorito” si trova in un libro corale del Duomo (XV sec.), ora conservato nella Biblioteca Laurenziana.
Una lastra rotonda di marmo bianco, posta dietro il Duomo, indica il punto in cui, il 17 febbraio del 1600, a causa di un fulmine, cadde la grossa palla di rame dorato, fusa dal Verrocchio, del peso di 4.368 libbre (circa 1.980 chilogrammi) che era stata posta sulla lanterna del cupolone nel 1468. La palla, rotolando dalla sommità della cupola lungo i costoloni, cadde esattamente nel punto ricordato dalla lapide. Due anni dopo, per ordine di Ferdinando I, la sfera fu ricollocata al suo posto e protetta da un parafulmine.
In Piazza del Duomo sono collocate molte targhe che testimoniano i suoi cambiamenti e conservano la memoria dei personaggi illustri che in vari periodi hanno in essa vissuto e operato.
Al numero 8 si legge:
IN QUESTE CASE DELL’OPERA CHE LO EBBE ARCHIVISTA E STORICO
E CHE OGGI PONE QUESTA MEMORIA ABITÒ CESARE GUASTI
DAL MDCCCLIII ALL’ANNO DELLA MORTE MDCCCLXXXIX
E QUI ALL’OMBRA DEL MIRABILE TEMPIO MEDITÒ QUELLI SCRITTI
PE’ QUALI IL SUO NOME È CARO ALL’ITALIA
MDCCCLXXXXVII
Nella prima metà dell’Ottocento furono compiuti interventi urbanistici nell’area a sud del Duomo per ampliare la piazza. Dal 1826 al 1830 gli interventi dell’architetto Gaetano Baccani portarono all’abbattimento di antiche costruzioni e all’edificazione di tre grandi edifici al numero 14/a, destinati alle abitazioni dei Canonici. Il palazzo centrale venne arricchito da una balconata sorretta da quattro colonne, che incorniciano due nicchie con le statue di Filippo Brunelleschi (1377-1446) e Arnolfo di Cambio (1240-1310), eseguite da Luigi Pampaloni (1791-1847). A ricordo si leggono su ogni monumento epigrafi che ne esaltano la magnificenza.
Al numero 29 rosso si legge:
IL CIRCOLO FIORENTINO DEGLI ARTISTI CELEBRANDO
IL QUINTO CENTENARIO DELLA NASCITA DI DONATELLO
QUI NELLE CASE GIA’ DEI TEDARINI
DOVE FURONO LE BOTTEGHE DEL SOMMO SCULTORE
QUESTA MEMORIA PONEVA IL XXVII IN DICEMBRE MDCCCLXXXVI
Al numero 18:
D.O.M. PETRUS LEOPOLDUS ARCHIDUX AUSTRIAE M.E.D.
FRANCISCI I MED. DONUM MAGNIFICENTIORI
EXTRUCTO OPERE COMULAVIT A.D. MDCCLXXXI
E al numero 18 si celebra “Il Paradiso Dantesco”:
Vergine madre figlia del tuo figlio
Umile ed alta più che creatura
Termine fisso d’eterno consiglio
Tu se’ colei che l’umana natura
Nobilitasti sí che il suo fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura
Nel ventre tuo si raccese l’amore
Per lo cui caldo nell’eterna pace
Cosí è germinato questo fiore
(Paradiso, XXXIII, 1-9)
Entrando nel Duomo, nella navata sinistra, accanto a uno degli ingressi laterali, si può ammirare un dipinto di Domenico di Michelino (1465) La Commedia illumina Firenze che raffigura Dante che regge la Divina Commedia. La lettura di questo dipinto è molto interessante, poiché presenta la concezione del cosmo nel Medioevo. A sinistra di chi guarda è l’Inferno, sullo sfondo la montagna del Purgatorio, circondata dalle acque e sulla destra Gerusalemme, raffigurata come era Firenze nel 1465. La terra è rappresentata al centro del cosmo e intorno ad essa ruotano le sfere celesti, corrispondenti, secondo la concezione aristotelica alle sedi dei pianeti allora conosciuti, mentre l’ultima sfera è quella delle stelle fisse. È curioso notare come il numero dei cieli non corrisponda a quello proposto da Dante, in numero di dieci, bensì a quello della cosmologia medievale, una concezione dell’universo che verrà messa in discussione dal sistema copernicano e dalle scoperte astronomiche di Galileo.
Questa è Firenze: una lettura visiva di ciò che la città è stata nel passato, di ciò che è oggi, orgogliosa dei suoi illustri figli che trasmettono a noi lo spirito della creatività e dell’ingegno.
La nostra passeggiata per ricordare Dante e leggere la storia di Firenze attraverso le targhe continua e avremo molto da raccontare.
Anna Lanzetta
Dal mio libro “Firenze nel cuore”. Visitare la Firenze medievale per scoprire la Firenze di oggi. Il Centro storico, Morgana Edizioni, 2012