Piera Isgrò, autrice validamente riconosciuta anche nell’ambito della narrativa (racconti brevi e favole per bambini), in questo nuovo lavoro poetico si accentra su temi esistenziali variamente intrecciati alla propria esperienza; ne è testimonianza la scrittura che di tale esperienza è il senso tanto che lo scrivere diventa comprensione dell’essere.
Dalle pagine del testo viene alla luce non solo l’esperienza particolare, ogni volta irripetibile, ma la relazione fra essere umano e mondo, fra soggetto e fondamento.
Nell’immobilità di un pomeriggio d’agosto
il mondo continua a girare.
Il vuoto
circondato dalle foglie
assume forme differenti…
Si susseguono pagine introspettive sgorgate da momenti di felicità creativa, quando l’io si trova a fare i conti con la verità del dolore acuito dalla monotonia/ di un lunghissimo pomeriggio e dai passi lenti del tempo che oggi non avanza/ si dilata./ Il giallo si appoggia su ogni cosa/ e ne valorizza il volume…/ le forme.
Lentezza del tempo percepita nella sua doppia valenza, negativa e positiva, in quanto essa si rivela anche porta che apre alla riflessione e alla consapevolezza dell’altro e dell’oltre.
Si coglie qui la Poesia come eco della domanda fondamentale dell’essere e dell’esistere nel contesto del divenire senza mai trovare una risposta se non quella del proprio limite e del mistero che ci circonda.
Il titolo della silloge ne è il perfetto compendio poiché il cardine dell’intero discorso poggia sulla parola, che fluisce spontanea come esigenza vitale, riflesso, indagine e conseguenza: un oltre che non è superamento, ma approfondimento e desiderio mai pago di conoscere …pulviscolo dei pensieri/ non ancora sedimentati/ …offuscati da un polverone/ di domande.
Poesia, concepita dalla Isgrò anche come dolce armonia, quando scrive: I miei passi compongono musica,/ mentre assaporo particolari/ osservati/ lungo il cammino fino a generare una estrema, felicissima sintesi tematica:
La resilienza è una forma d’arte
coltiva fiori profumatissimi
sui balconi della percezione.
E così percepisco l’oltre.
Di peculiare importanza, quindi, il rapporto con la Natura, con la quale la poetessa sembra vivere in simbiosi:
Sto percorrendo il tramonto,/ con la musica nei passi ...oppure… Ottobre/ si riposa su petali di rosa sudate/ di rugiada// e infreddolisce le vibrazioni del giorno e ancora il soffio del vento che bussa/ con la potenza dell’esserci// e non si arrende.
Poesia intessuta di “percezioni”, sintesi di stimoli sensoriali interagenti con fenomeni psicologici, che potrebbero rimandare alla poesia mistica naturalistica giapponese; ma la Isgrò si rivela soltanto spettatrice ammirata della Natura di cui descrive la bellezza nelle sue varie fasi, meraviglia che la coinvolge totalmente e le permette di cogliere impensati segreti ed arcani, percezioni che lei comunica con un lirismo musicale.
Poesia che punta a cogliere, con accenti di sincero entusiasmo, l’armonia dello spazio che si riverbera nella dimensione interiore, bellezza che abita spesso i luoghi di vita quotidiana: gli alberi d’oro antico,/ lungo bianchi viali,/ intonano la sinfonia di gennaio.// Lo spazio si riempie di vibrazioni// e l’azione non vuole perdersi,// in questo pomeriggio assolato.
Piera Isgrò coglie così tutte le sfumature e i volti della natura nei vari mesi dell’anno, profondamente convinta che non è l’uomo a stare al centro del mondo (come fosse l’unico dominatore), ma la Natura con le sue leggi è il vero detentore della vita e della morte.
Tutto questo sovrintende a un comporsi di atti magici, anche quotidiani come quando la casa profuma di pane fresco// e di lavanda// traboccante dal portafiori di cristallo// e si espande sulla Terra o quando la poetessa percepisce il futuro viaggiare/ nei bagliori di luce// si appoggia sulle dita di un bambino/ mentre accarezza la tastiera/ di un pianoforte// a fine settembre…
Ogni poesia inoltre, affiancata da una bella immagine, rende più palpitante e vivo lo stato d’animo dell’autrice al momento della composizione.
Dalle pagine di I giardini della percezione, in sostanza, emerge tutta la spiritualità di Piera Isgrò, mai svincolata dalla concretezza quotidiana, ma saldamente ancorata al nostro esserci per cercare di dare una risposta alla precarietà dell’esistere.
Giuseppina Rando
Piera Isgrò, I giardini della percezione
Algra Editore, Viagrande (Catania), 2021