Risapere ha avuto più fortuna di consapere. È un verbo considerato da lo Zingarelli 2018 e da Treccani:
risapere [comp. di ri-sapere a. 1336 ca] v. (coniug. come sapere), venire a sapere da altri
Naturalmente ha il suo risaputo:
risaputo part. passato di risapere, anche aggettivo. Noto a tutti, noto notorio.
Facile è la conclusione: è prevalso in tutti il senso unico: io posso sapere dagli altri una cosa che non so e risaperla perché è notoria, ma non posso saperla da me stesso perché io so una cosa per sempre!
Dunque consapere sarebbe un ‘non senso’! Ne siete sicuri? Voi sapete le cose per sempre? Io no; magari le sapessi così!
Godo alla follìa per aver denunciato un senso unico di massa che perdura dai tempi di padre Dante! Considero questo smascheramento come una grande vittoria sulla nostra memoria.
Mi rivolgo agli studenti: un giorno o l’altro vi faranno tornare a scuola. Mettetevi con umiltà a leggere, studiare, ripetere, memorizzare. Non stancatevi di accertare di aver dimenticato quello che avevate letto ed eravate sicuri di aver imparato. È il destino dell’apprendimento: sapere e dimenticare un poco, ma insistere. È bello proprio per questo! Così, come è bello lo sport che ti obbliga a provare a far bene un salto in alto ed a riprovare fin che viene bene, ma proprio bene, allo stesso modo è l’apprendimento in memoria. Quando si è imparato bene avrete il desiderio di ripassare: come l’amore sessuale si fa e si torna a fare senza paura della noia così è l’amore della conoscenza.
Carlo Forin