Testi scelti da 21 grammi di solitudine
abitavo un paese gentile dall’aia fiorita
e danze di fisarmoniche sussurranti
odoravo le campagne di settembre con sorrisi
la canapa era dura come il tempo
in quest’ora d’abbondanza infelice
sorseggio un’acqua fetida non più di fonte
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la terra ha brividi
che scuotono
paludi
come la nebbia errante
che di casa in casa si raggruma
un sole amorfo si raggomitola
tra monti di cenere
all’orizzonte
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le pietre parlano
la lingua sconosciuta dell’ontano
lo sciamano alti scopre i canti
alla dea del fiume che ravviva novembre
è il canto del vento tra le foglie
questa terra ha silenzi circolari
memorie granitiche
orari definitivi per la vita
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come gelo le parole dette
tutto appare chiaro
la maestra scuote dolce il viso trema
il parroco intona il verbo scivola
la vita oltre fondamenta fragili
sono uno sputo di luce e arranco
come l’inverno carezze sperse
tutto perduto memoria e dignità
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è tempo di condividere l’assenza
tempo di estrema partenza
c’è un ponte di nebbia che separa le strade
poco battute che conducono ovunque
partecipare condividere aggregare
mi sento la pietra lapidaria
non angolare nel muto dialogare
fuori tempo l’estremo abbandono
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L’archeologo osserva compiaciuto i reperti umani
in divenire noi un chicco di luce persiste
l’universo che ha voce accoglie la stella che implode
entropia o fine del clamore
come altari sulla sabbia
lo scorrere delle ere cancella le cose
e nulla resterà
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vecchi curvi avanzano dimenticati
come roccia che si sgretola
il tempo che scorre e racconta il silenzio
sono querce nel traffico impetuoso
questa distonia dimentica il passato
spaventa il bimbo in corpo di vecchio
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basterebbe un filo di vento qui nella stasi
dove tutto appare bloccato
quasi vuoto il movimento
l’assoluto si tende