A distanza di pochi giorni dalla sorella Rachele, anche Anna ci ha lasciati.
Nata a Milano il 12 marzo 1927, studentessa dell’ultimo anno delle magistrali, aveva respirato in famiglia lo spirito antimilitarista e antifascista del padre, grande invalido della Prima Guerra Mondiale, proprio come Rachele. E come la sorella, fu arrestata il 23 dicembre 1944. Nell’atto d’accusa stilato dalla Questura, troviamo scritto che in una lettera rinvenuta in casa Brenna, a firma di un alpino, si leggeva della “grande nostalgia per le canzoni tipo Urla il vento infuria la bufera, cantate dalle due sorelle con l’accompagnamento di Crak e Crok”. Lo pseudonimo si riferiva a due amici alpini, uno dei quali, Alberto Pedrini, divenuto il comandante partigiano “Achille” del II Battaglione della Brigata Sondrio, era già stato trucidato in un’azione di rastrellamento da parte dei militi della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana), il 21 dicembre.
Anna seguì la sorella in carcere a Sondrio e poi a S. Vittore. Aveva sedici anni.
Non parlò mai della sua vicenda, ma ne restò segnata, tanto che non poté più terminare gli studi, dopo la Liberazione, precludendosi la strada dell’insegnamento. Solo alla fine della sua vita, ha accettato di rilasciare un’intervista al Presidente dell’Anpi provinciale Egidio Melè, in cui ha raccontato, con la sua consueta discrezione e tanta mitezza, le vicende che l’avevano vista protagonista di una parte rilevante della grande storia. Ed ha avuto l’orgoglio di vedersi nell’apertura del programma di Gad Lerner “La scelta - I partigiani raccontano”, andato in onda su RAI 3 per il 25 Aprile dell’anno in corso.
Lascia quattro figlie amatissime, a cui ha dato un esempio di vita; a tutti noi che l’abbiamo conosciuta e stimata resta il ricordo della sua dolcezza e della sua coerenza silenziosa.
Fausta Messa