Io sono restìo a coniare neologismi. Tuttavia vi prego di osservare: consapère.
Se non mi sbaglio, questa è una voce importante e un po’ trascurata della nostra conoscenza: consapère manca ne lo Zingarelli 2018; dunque, sarebbe un neologismo se lo usassimo più di frequente.
Treccani enuncia ‘consaputo’,1 un participio passato che riconosce il verbo. Questo è l’aspetto sociale del consapere. Da sociologo lo dovrei preferire (‘condividere il sapere con altri’,2 ma non è così. Io sto facendo proprio questo, e cerco ancora nel mio consapere). Intanto, però, consaputo mostra che faccio bene su questa strada.
Consapère significa esattamente: con (-tinu-are a) -sapere nel tempo ciò che era saputo ed, anche, sapere insieme agli altri.3 Ero cosciente e sono cosciente ora esattamente come allora allo stesso modo: con-so (sono conscio) ora adesso, allora ieri, ieri l’altro, una settimana fa allo stesso modo, con precisione. Non parliamo del consapere con altri, fragile e mutevole, da ricercare continuamente.
Il dizionario ha il sostantivo ‘consapevole’ (‘che è informato di qualc., che è cosciente, che si rende conto di un fatto’) e ‘consapevolezza’4 (La consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un uno coerente).
È proprio del ‘consapevole’ l’adattamento a consapère. È un adattamento difficile. Spiega la rarità d’uso? Intanto diamo valore a consapère per giungere alla consapevolezza.
Il sostantivo mi ha segnalato il vuoto nel lessico del verbo corrispondente. Uno è consapevole quando si rende conto di un fatto con un giro a retro di memoria sull’accaduto per rendersi conto della sua consistenza, oppure chi riflette per rendersi conscio (cum scio) della propria riflessione e chi non è solo avvisato di qualcosa, ma se n’è accertato bene restandone informato. Occorre riflettere su consapère per verificare se meriti un altro rilievo più nobile. Lo studio archeologico della parola di quattromila anni mi rivela che ignoriamo il collegamento etimologico estremo e, a volte, anche quello nel brevissimo tempo, per una simmetria strana.
Avrete osservato la frazione con-sapere2 in due pezzi: in lat. cum sàpere. Sàpere sta per: ‘aver sapore’, ‘aver gusto’; ‘emano, ‘esalo un sentore’, ‘ho senno’, ‘intelligenza’, ‘giudizio’, ‘conosco’ ‘so’, ‘comprendo’.5 Dunque, cum sapere vale sapere cum, restare con sapore, con gusto… con giudizio, con senno, con intelligenza.
Io non so ancora consapère così. Posso rimanere per qualche minuto col gusto in bocca di ciò che ho bevuto o mangiato quando è particolarmente nuovo o prelibato. Mi meraviglia zum. gustu inteso come girotondo di Isthar, ovvero un giro completo di passaggi di vita e di morte nell’assaggio. Thar.an.thaish, oggi gioiosa tarantella, è il giro musicale della Tarantata.
Sono solo un sommelier dilettante, ma avverto il retrogusto di un vino. Riconosco l’erbaceo dell’amato Cabernet Franc e mi delizia lo Zibibbo siciliano.
Intendo aggiungere consapère come una modalità per arrivare alla sapienza (lat. sapientia, zum.: zu),6 ‘vasta e approfondita conoscenza delle cose’.7 La sapienza è propria di Dio, con un suo libro biblico. Se noi possiamo sviluppare la scintilla di Dio possiamo aspirare alla sapienza almeno mettendo la parola consapere nel nostro linguaggio, per incuriosirci a cercare.
Nessuno avrà l’ardire di consapère quanto aveva a mente dieci anni fa. La memoria normale cancella molto ogni notte per permetterci un flusso normale input-output di dati. Io non so consapere quanto scrissi sei mesi orsono; ne ho prova rileggendo quel che scrissi. Ogni notte la nostra memoria fa un reset di quanto accaduto ieri, e butta via la più parte di quanto vissuto. Come fossero cose di un altro. Oggi ricordo solo un po’ di quel che ho vissuto ieri, le emozioni in primis.
Studio la memoria e la mia memoria da trent’anni (1991-2021). So consapere l’essenziale, suppongo, ma non ne sono tanto sicuro. Uno che si occupa di parole inciampa spesso a consapere bene e la sicurezza sfuma. Ed il senso di ciò che scrive sfuma in ‘filosofia’ (: distinguere vacche nere nella notte nera – chiedo scusa ai filosofi e ai loro giri di parole, ma non so mentire sull’amore [philo] della Sophia).
La conoscenza storica distingue nei cinquant’anni ciò che è cronaca e passa alla storia. L’umanità riconosce di non continuare a consapere nel lungo tempo. Cominciamo ad avvertire i nostri limiti nel brevissimo tempo. Forse miglioreremo.
Carlo Forin
1 Treccani.it
2 Wikizionario.
3 Dizionario Italiano.it
4 Una parola al giorno.it
5 Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, vol. II, dizionari etimologici, Leo Olschki, Firenze, 1994: 554.
6 zu, su2
n., wisdom, knowledge.
v., to know; to understand; to experience; to be familiar with; to inform, teach (in maru reduplicated form); to learn from someone (with –da-); to recognize someone (with –da-); to be experienced, qualified.
possessive suffix, your (singular).
7 Lo Zingarelli 2018.