Domenica , 24 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Diario di bordo
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Maria Lanciotti. A tu per tu con il Covid-19 
Si chiude una porta alle tue spalle e si solleva un sipario su un mondo altro: la forza dei giovani
03 Gennaio 2021
 

Poi ti svegli una mattina e sai che ti ha colpito. Poche linee di febbre, qualche colpo di tosse secca, spossatezza e respiro corto, e l’allarme scatta ma fingi di non sapere. Da mesi vivi in stato di assedio, da quel primo blocco totale decretato nel marzo 2020 ‒ appena passato il Carnevale ed entrati con le Ceneri in periodo di Quaresima ‒ e da buon cittadino, oltre che rispettare le normative imposte di volta in volta contro l’assalto del neo Coronavirus, fra giravolte da capogiro, ti sei premurato di far ricorso a tutto il buon senso comune per evitare possibili contagi di cui tutti, per quanto è dato sapere al momento, potremmo essere portatori o ricettori, e dovresti pertanto sentirti tranquillo ma non lo sei affatto.

Per un paio di giorni fingi di stare bene, ti dici che è tempo di influenza e ancora non hai fatto il vaccino, esaurite le prime scorte si attendono rifornimenti. Vabbe’ aspettiamo, e intanto metti in atto il fai da te per combattere i sintomi che persistono, come si trattasse di un malanno di stagione.

Poi un sera non riesci ad addormentarti perché sai che stai barando e al mattino lasci la chiamata al tuo medico di base. Che per tua fortuna è un bravissimo medico e se pure oberato e logorato da un lavoro da troppo tempo sopra le forze umane, ti richiama appena possibile, ti ascolta, ti fa alcune domande, ti prescrive intanto un antibiotico ad ampio spettro, utile se non altro per escludere infezioni batteriche, e ti dice che fa subito richiesta di tampone a domicilio per il Covid-19 e non serve che ti raccomandi l’isolamento.

Passa una settimana e aspetti ancora l’arrivo un operatore sanitario che ti venga a fare il prelievo per il tampone, intanto ti pare di sentirti meglio e temporeggi ma fortunatamente il tuo medico non ci dorme sopra, e al settimo giorno ti chiama al telefono per notizie e saputo che nessuno si è fatto vivo da parte del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della ASL Roma 6, come da lui formalmente richiesto, ti dice che il mattino dopo, urgentemente, devi fare il 118 e chiamare un’ambulanza.

Fai mente locale e ti prepari il necessario. Confusione totale, siamo a mezza stagione, infili di tutto un po’ dentro il borsone, un sacchetto con i farmaci abituali per patologie croniche, il vecchio cellulare e caricabatterie, una bottiglia d’acqua, metti le scarpe e dimentichi le pantofole.

Sei pronto. Silenziosa arriva l’ambulanza, ultima generazione, e ne scendono due angeliche figure che ti vengono incontro sulla porta di casa. Ti pongono qualche domanda e dalla voce rincuorante, dallo sguardo limpido che cerca il tuo dal fondo di tutto quel biancore, sai che sono qui per aiutarti. Arrivano da un comune della provincia di Latina. Dalle tue parti, ai Castelli Romani, non c’è possibilità di ricovero, i vari ospedali, da sempre ottimamente funzionali, sistematicamente smantellati a favore di un megaprogetto muffito e realizzato in parte e malamente; al Tor Vergata di Roma il tutto esaurito, resta il Santa Maria Goretti di Latina a circa trenta chilometri dalla tua residenza. Pazienti, i giovani soccorritori non ti mettono fretta, ma sai che devi decidere e presto. Telefoni al tuo medico per chiedere il suo parere, e si dice assolutamente favorevole: benissimo per l’ospedale di Latina. Prendi la tua roba e salti su, lasciandoti alle spalle il sorriso forzato dei familiari che ti salutano con la mano.

Ti stendi sulla lettiga nel vano attrezzatissimo, strumentazioni all’avanguardia, ago nel braccio, e si parte. Un viaggio breve che ti porta lontano, in zona incognita.

Ti trovi in fila per lo smistamento, guidati da un robusto operatore lungo il percorso per pazienti con sospetto Covid-19. In una stanza con un solo bagno ti aspetta una lettiga ai piedi di quattro lettini occupati. Ti stendi e ti copri col tuo giaccone, è fine ottobre e comincia a fare freddo. Forse ‒ pensi ‒ dovevi portarti una coperta. Anche i tuoi compagni di stanza, età variabile fra cui anche un giovane, si arrangiano per coprirsi con i loro indumenti. Alcuni di loro utilizzano a tratti il respiratore, ma non sembrano molto sofferenti.

La giornata passa lenta, ti rincantucci e pensi. Acqua contata e niente pasti, addenti il mezzo panino che una infermiera benevola verso sera va distribuendo, mentre alcune porzioni di carote lesse le sono state strappate dalle mani appena entrata. La notte scorre nera tra i respiri graffianti e il ronfare intermittente, e l’andirivieni al bagno che ti sta proprio accanto vanifica ogni tentativo di appisolarti. Pazienza, per dormire ci sarà tempo.

Il mattino dopo si aggiunge una lettiga arriva una ragazza. Racconta della nottata passata in ambulanza, in coda al Pronto Soccorso. In poche ore la situazione è precipitata, ospedali saturi, difficile trovare un posto letto anche fuori comune di residenza. M’è andata bene ‒ tu pensi ‒ a momenti incappavo nell’ingorgo.

Arrivano conforti da casa, pacchi che i familiari consegnano al gruppo di volontari che si occupano di farteli recapitare dopo averli chiusi nei bustoni neri di plastica col tuo nome scritto sopra. Ti viene da piangere mentre afferri un succo di frutta e offri in giro merendine e bibite, accettate o rifiutate con un sorriso. Ci si sente affratellati nel bisogno, nell’incertezza della comune condizione.

Più tardi passano per i controlli e rilevamento dati e iniziano i prelievi, doloroso e delicato quello venoso e ti avvisano affinché non scalci. Abilità e competenza ma anche gentilezza del personale infermieristico ti rassicurano, sei in buone mani.

Il giorno seguente passi dalla zona d’osservazione al Pronto Soccorso. Un vasto semicerchio di lettighe occupate dalla varia umanità, composta perlopiù di soggetti stagionati di cui anche tu fai parte, ma anche di alcuni giovani e adulti e ciò ti addolora, ti spaventa, e dirimpetto il lungo tavolo operativo e un gran movimento di personale medico sotto la supervisione del responsabile di turno. E pensi che in questo tipo di guerra virale c’è di buono che ci si aggrega per salvare vite e non si combutta invece per mandarle al macello.

Tocca a te. Tampone, TAC al torace, risultati rapidi, e via di corsa al reparto isolamento. Sei in carrozzina spinta da un’energica infermiera che lungo tutto il percorso centrale, a senso unico in area sanificata, continua a urlare “Tutti dentro!” e al tuo apparire si fa il vuoto e lo sbattere precipitoso delle porte laterali ti dà la misura della pericolosità che rappresenti, affetto da Covid-19 nella sua forma più grave e contagiosa.

Uno stanzone e bagno con doccia, un tavolo, due finestroni a vetri che spandono luce, un lettino regolabile, e una porta che si chiude alle tue spalle con l’ordine di non aprirla per alcun motivo: in caso di urgenza premere il pulsante per la chiamata. L’isolamento dopo tanto affollamento lo vivi come un ristoro, pensi di fare una doccia ma rinunci perché non stai in piedi, ti stendi e guardi il cielo scorrere dietro la vetrata. Da questo momento vedrai solo tute bianche striate d’azzurro e mani guantate del personale medico, e fuggevolmente camici monouso all’ora dei pasti che ti arriveranno in contenitori sigillati chiusi in una busta di plastica, lanciata a volte sul tavolo dalla porta appena socchiusa.

Inizia la terapia. Non fai domande, non ne hai mai fatte da quando sei arrivato in ospedale, forse preferisci non sapere, non tenerti aggrappato allo scorrere delle ore e dei giorni, all’andamento dell’infezione e alle risposte del tuo organismo già molto indebolito.

La prima notte avanza snervante, pensavi di dormire come un sasso dopo tanta veglia ma non riesci a chiudere occhio. Il gelo ti acchiappa nella sua morsa verso l’alba e sembra eterno, ti contorci battendo i denti scosso dai brividi.

Forse lo spiffero della finestra semiaperta ‒ pensi ‒ ma ti sbagli: sono gli effetti della massiccia terapia associata e tu sei un campo di battaglia. Il peggio deve venire ma non ti curi di anticiparlo, ti basta succhiare aria per un respiro alla volta.

Da casa ti arriva una coperta di lana pura di quelle che non si trovano più, consegnata dai volontari nel bustone nero, e abbozzolato nel soffice tepore raccogli le tue forze e ti opponi al male. Non sei solo, nell’isolamento. C’è tutta la tua vita e quella delle vite che hai incrociato vivendo. Ci sono i tuoi affetti stretti e l’affezione per l’intera umanità e la Casa stupenda che tutti ospita, c’è la gratitudine immensa per chi ti sta attorno e rischia di suo per proteggerti, e per tutti coloro impegnati a fondo, in ogni campo, per trovare rimedi contro una forza distruttiva altamente organizzata.

Si chiude una porta alle tue spalle ‒ non sarai più quello di prima, ammesso che tu ce la faccia a superare le prove che ti aspettano ‒ e si solleva un sipario su un mondo altro, niente affatto nuovo ma troppo spesso in ombra: la forza dei giovani, la bellezza del loro sguardo diritto, la gentilezza del loro animo integro, la fiducia e l’entusiasmo che trasmettono con ogni loro gesto, la preparazione e la responsabilità di cui largamente dispongono, la partecipazione emotiva con cui rafforzano le tue difese.

No, non sarai più quello di prima, dopo un mese di sofferenze ed esperienze traumatizzanti dovute in parte a un sistema lacunoso e contraddittorio, ma se ti dice bene e reggi al cedimento in agguato, potrai forse acquisire uno sguardo nuovo rispetto al mondo e al vivere, uno sguardo disincantato ma vero, capace di cogliere la scintilla di bene anche nell’avvampare di malefici miasmi. Capace di apprezzare, nel bene e nel male, l’istante che ci è dato vivere, sia pure a caro prezzo.

 

Maria Lanciotti


Articoli correlati

  Carlo Forin. La strategia del boa
  Michele Tarabini. Pandemia e Diritto: riflettere e vigilare
  La sanità divisa nell’Europa unita
  Mellana. Ad ognuno come le pare
  Mellana. Lo sballo in maschera
  Michele Usuelli. Regione Lombardia: Consiglio in auto-quarantena
  Carlo Forin. Distanziamento
  Michele Tarabini. La rinascita interiore
  Michele Tarabini. Vivere o tirare a campare?
  Mellana. Coprifuoco
  Mellana. Tutto andrà benissimo
  Giuseppina Rando. Covid 19: “lectio magistralis”
  Giuseppe Leocata. Oggi più vicini o più lontani rispetto a ieri? L’effetto del Covid.
  Vincenzo Donvito. Il populismo sanitario
  “I sopravvisuti”
  Giuseppina Rando. Movide selvagge del “bel paese”
  Michele Tarabini. L’ingiustizia è uguale per tutti
  Nel tempo angusto e oscuro del Coronavirus
  Mellana. In arrivo nuove mutazioni
  Mellana. Il monumento all’eroe sconosciuto
  Giuseppina Rando. Si riaprono i cancelli delle scuole, finalmente!
  Mellana. La negatività che ci piace
  Giuseppina Rando. Si recita a soggetto…
  Mellana. Un vaccino very macho
  Nicoletta Varani. Covid-19 in Africa: alcune con­si­de­ra­zio­ni geo­eco­no­mico-sociali. (II parte)
  «Gli uccelli» di Hitchcock, il progresso che implode e le logiche del virus
  Vetrina/ Pina Gennuso. Noi
  Roberto Malini. Ansia da pandemia
  Enrico Bernardini: Enoturismo. Esempi di buone pratiche ai tempi del coronavirus
  Mellana. Vignetta peripatetica
  Carlo Forin. Seconda dose oggi a Vidor di Treviso
  Renato Ciaponi. Un grazie sentito ai negozi di vicinato
  Linda Pasta. Inquinamento atmosferico e diffusione del virus
  Roberto Malini. Il coronavirus somiglia all’influenza di Hong Kong del 1968
  Emmanuela Bertucci. Vaccini e avvocati. I deboli pagano per il potere della lobby
  Guido Monti. “Per il diritto alla salute, nessun profitto sulla pandemia”
  Sandra Chistolini. Scuola con il “vademecum” senza “lockdown”
  Vita da cani/ Come comportarsi con i cani delle persone in quarantena
  Carlo Forin. Covid 19 virus intelligente
  Mellana. Una mano lava le altre
  Carlo Forin. Cesserà il 31 marzo 2022 l’emergenza covid iniziata il 10 marzo 2020
  Linda Pasta. La corrida del coronavirus
  Giovanni Maria di Lieto. I tempi correnti, l’etica privata, l’etica pubblica
  Oltre le indicazioni
  Michele Tarabini. Non raccontiamocela così tragica
  C. Ruscigno, G. Monti. Covid-19, una risposta europea
  Anna Lanzetta. Invito alla lettura
  Mellana. Stretti tra scienza a superstizione
  Carlo Forin. L’opportunità della cittadinanza unica
  Giulia Crivellini. Dividersi in tifoserie persino su un virus?
  Agustín. Ponzio Pilato
  Mellana. Un tampone fiscale
  Ai medici e agli infermieri che curano l’umanità
  Roberta De Horatis. Hic et nunc
  Almor e Mellana. L’invenzione della ruota
  Vita da cani/ #PossoPor­ta­re­il­Ca­ne­Fuori
  Coronavirus oltre i numeri
  Mellana. Un settore ancora trainante
  Carlo Forin. Covid: autunno 2019-’23
  Carlo Forin. Primavera 2020
  Giovanni Maria di Lieto. Quando la moralità professata diventa demagogia
  Mellana. Quel che è fatto è reso
  Stati Uniti d'Europa. Coronavirus: prima gli italiani?
  Paola Mara De Maestri. Le nuove generazioni oggi e domani
  Emmanuela Bertucci. Coronavirus: Quando il diritto alla salute diventa dovere di salute
  Sandra Chistolini. Il Coronavirus visto dai bambini della scuola dell’infanzia all’aperto
  Lombardia. Continua la quarantena del Consiglio Regionale
  Linda Pasta. Covid-19: “Mission possible: limitare il contagio”
  Sergio Caivano. Maledetto coronavirus covid 19
  Vetrina/ Michele Tarabini. Il grande nemico
  Scescio. Ciao 2021
  Coronavirus: predisponete un piano per proteggere le persone anziane più indigenti
  Paola Mara De Maestri. Corona Virus
  Laboratori virologici e ricerca nucleare: è necessario che operino alla luce del sole
  Mellana. Tutti a sciare!
  Rosella Reali. I nostri eroi quotidiani
  Michele Tarabini. Retoriche banalità
  CIA Manzoni. La lezione si fa alla radio
  Giovanni Maria di Lieto. Obbligo vaccinale, prevalenza dell’interesse pubblico sulla libertà individuale
  La maestra Mara e le sue storie per i bambini
  Mellana. Astrazeneca
  Maria Lanciotti. In quarantena con l’istrice
  Mellana. Altro che resurrezione...
  Mellana. Diogene
  Vetrina/ Michele Tarabini. Respiro corto
  Tonaca e mascherina. La CEI al tempo del Covid
  Mellana. La vignetta della settimana fiacca
  Vetrina/ Michele Tarabini. In un incubo
  Sopra la maschera investo me stessa
  La scuola a prova di coronavirus
  Nicoletta Varani. Covid-19 in Africa: alcune considerazioni geo-sociali. (I parte)
  Carlo Forin. Primavera 2021
  Vincenzo Donvito. Coronavirus/ Occhio al ‘giorno del vaccino’, quando ci sarà…
  Enrico Bernardini. Turismo in Italia: alcuni riflessioni a seguito dell’emergenza Covid-19
  Carlo Forin. Farò il terzo vaccino
  Agustín. Le cose più importanti
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoLeggi i commenti [ 3 commenti ]
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy