Luciano Luciani
Santo sudicio!
Trenta storie tra sporco e pulito
Carmignani Editrice, 2020, pp. 166, € 12,00
Romano di nascita, approdato a Pisa da giovane ed ora lucchese da decenni, docente di Italiano e Latino, Luciano Luciani è un letterato ed uno storico. La sua ricerca è rivolta alla storia che potremmo definire piccola – e non lo è – quella che sta dietro ai grandi fatti di cui parlano i libri. Lui crea una rete, uno sfondo di completamento, recupera la vita anche di eroi sconosciuti, parla di piante, di ortaggi, di insetti, indaga sulle abitudini quotidiane delle comunità o dei singoli, spaziando dai nomi più noti fino alla gente comune, per cui non nasconde l’interesse e la simpatia.
Luciani, oltre alla grande passione per la Storia, con pubblicazioni che coprono archi temporali molto ampi e con particolare attenzione al Risorgimento ed alla Resistenza, è responsabile di un gran numero di iniziative culturali del territorio.
Santo sudicio è strettamente legato al lockdown di primavera, quando le persone erano chiuse in casa e gli animali sono tornati tranquilli a vivere nelle nostre città, quando il tasso di inquinamento è fortemente disceso, ed al ritorno della buona stagione la vegetazione è esplosa sana e prepotente come mai.
Il Covid-19 ha dato il là alla curiosità ed alla ricerca sul rapporto tra epidemie e sporcizia, in considerazione anche del fatto che in questa pandemia le zone più altamente inquinate hanno pagato con un maggior numero di vittime.
Igiene personale e dei luoghi pubblici, cura e rispetto dell’ambiente, sono dunque strettamente legati in questa indagine storica di Luciani, che risale alle pesti ed alle epidemie più antiche, a cominciare dal medio evo. E ricorda i vaccini che nel tempo sono intervenuti a bloccare le morti, i medici che sempre si sono impegnati, ora in prima linea in questa guerra contro il “nemico invisibile”.
Luciani procede con precisione e puntualità, con dati alla mano con cui supportare le sue affermazioni e lo fa, come suo solito, con una punta di sorriso, senza spirito di condanna – atteggiamento che non gli appartiene –, tuttavia con lo stesso stupore di chi legge, non molto distante da una sana indignazione.
La raccolta parte da racconti di antropofagia, mitici o reali – questi ultimi fanno sussultare – e come risposta ad ogni volontà di condanna e critica viene citato Montaigne: “Possiamo, dunque, ben chiamarli barbari, se li giudichiamo secondo le regole della ragione, ma non confrontandoli con noi stessi, che li superiamo in ogni sorta di barbarie”. In effetti ciò che leggiamo in parecchi di questi racconti non si discosta molto dalla inciviltà. Prosegue indagando sul “mal di petto”, quella tisi che ha fatto stragi tra ‘800 e ‘900, dando materia a letterati e compositori; indaga sulla malaria legata alle zone malsane; sulla sifilide che ha stroncato principi, papi, artisti.
La peste è sempre stata un flagello e quando finirono le epidemie, con l’ultima a Marsiglia nel 1720, furono “sostituite da nuovi flagelli: il tifo, il colera e, il più temuto di tutti, la rivoluzione”.
Purtroppo il numero dei morti del passato lo abbiamo confinato nei libri, con la sciocca sicurezza di essere ormai al sicuro, grazie a medicina, scienza, tecnologia. A quello che chiamiamo progresso, a torto o ragione. E finiamo per scoprire invece che la nostra società produce mostri dal volto nuovo e terrificante.
Vario e molto ricco di notizie interessanti il libro di Luciani: scopriamo che il problema della “monnezza” di Roma non grava solo sulle spalle degli attuali amministratori, ma era uguale nel passato, a cominciar dal medioevo, quando la sporcizia privata ed i rifiuti organici finivano per le strade e facevano vergognare in occasione di visite di Stato. Sembra che anche santi e religiosi in genere non abbiano proprio apprezzato l’igiene, anzi si è arrivati ad affermare che “un corpo pulito e un bell’abito testimoniano di un’anima sporca”. Anche principi e imperatori si concedevano raramente un bagno – il re Sole non si era concesso più di tre bagni completi all’anno – e addirittura l’inquisizione spagnola considerava la pulizia del corpo un aggravante.
Tuttavia oggi l’acqua ed i servizi igienici rimangono un lusso per molti abitanti della terra: “Più di un terzo della popolazione mondiale non dispone di gabinetti né di raccordi tra questi e il sistema fognario… così una minima parte dei prodotti umani viene trattata, mentre i nove decimi finiscono nei fiumi… gli stessi fiumi che vengono utilizzati per fare il bagno, lavare i panni attingere acqua per il consumo delle popolazioni”.
Un bene ed un diritto, l’acqua, per cui si continua a lottare, come si legge nell’incipit di uno dei trenta racconti, Santo sudicio, che dà il titolo alla raccolta: “L’approvazione da parte del Parlamento di Strasburgo del rapporto, presentato dall’eurodeputata irlandese per la circoscrizione di Dublino Lynn Boylan, che ha impegnato la commissione Junker ad adoperarsi per riconoscere l’acqua e i servizi igienici come un diritto umano, ha rappresentato l’ennesimo episodio nella millenaria lotta tra lo sporco e il pulito”.
Luciani espone con una prosa leggera e coinvolgente, in modo oggettivo, tuttavia induce a riflettere sulla necessità di abbandonare la retorica delle parole e di imboccare davvero nuove strade per la sopravvivenza umana e del pianeta. Altrimenti la Natura – che di per sé non è matrigna, bensì maltrattata – ci si rivolgerà sempre contro.
Non mancano storie di piante e di animali, ma soprattutto c’è una grande attenzione alla professione medica, alle intuizioni, allo spirito di sacrificio, alle scoperte, a partire da quella che sembra la più scontata: “Acqua, un pezzo di sapone e l’abitudine di lavarsi spesso le mani” avrebbe salvato la vita a migliaia, forse milioni di madri destinate a morire per febbri puerperali. Un giovane medico ungherese fortunatamente arrivò ad intuirlo nel 1846. E le morti scesero drasticamente.
In questo momento così carico di difficoltà e paura, anche chi aveva trascurato la buona abitudine che ci hanno insegnato fin da bambini, quella di lavarsi le mani spesso, ora vogliamo sperare che non lo dimentichi.
Marisa Cecchetti