Maradona è morto, evviva Maradona.
Inevitabilmente la scomparsa del grande campione argentino ha colpito un po’ tutti, in particolare i fans del calcio, e ha suscitato reazioni ed emozioni talvolta davvero eccessive (vedi i tifosi napoletani che si sono riversati in strada ad onorarlo privi di mascherine e incuranti del distanziamento imposto dal Covid). Da appassionato del pallone desidero aggiungere qualche opinabile parere al fiume d’inchiostro versato dalla carta stampata e alla sequela di servizi andati in onda sulle varie emittenti radiotelevisive a proposito del decesso del cosiddetto ‘Pibe de oro’.
È vero, Diego Armando è stato un eccelso protagonista del football, che resterà impresso nella memoria di chi ha avuto il privilegio di poterne ammirare le gesta agonistiche. Non so se sia stato il miglior calciatore in assoluto, e personalmente preferisco Pelè - in tutti sensi - che, non va dimenticato, ha vinto e segnato nella sua carriera molto più di Maradona. Ma quello che mi preme sottolineare è l’altro volto di Dieguito, genio e sregolatezza non tanto sui campi di gioco quanto nella vita privata, dove ha dimostrato di essere incapace di gestirsi al meglio pur essendo stato baciato dalla fama e la gloria dovute al suo talento.
Quando qualcuno cessa di vivere è discutibile abitudine cantarne le lodi e incensarlo senza riserve sul suo operato terreno. Questo mi sembra il caso di Maradona che in realtà non può essere ritenuto un modello da imitare, considerato il rosario delle sue malefatte. L’elenco è lungo, a cominciare dai rapporti tenuti con la camorra e la malavita napoletana, per passare all’iniziale disconoscimento di una paternità poi innegabilmente ammessa di fronte all’evidenza della impressionante rassomiglianza col frutto del suo peccato napoletano, fino a giungere all’abuso di stupefacenti sfociato nel doping sportivo. Non si tratta di fare del facile moralismo, piuttosto di rivendicare il diritto, oltre che il dovere, di offrire dei buoni esempi alle giovani generazioni, in particolare ai ragazzi praticanti una disciplina sportiva.
Onore dunque al defunto Maradona, e doveroso rispetto per le sue fragilità umane, però nell’osservanza di valori che hanno molto maggiore rilievo rispetto alla grandezza rappresentata da una star del gioco più bello del mondo.
Guido Monti