Sono trascorsi 57 anni da quel nefasto giorno, ma l’immagine del Presidente degli Stai Uniti, forse il più amato dagli americani, è rimasta scolpita nella memoria e nel tempo.
Era il Presidente del “sogno americano” (American Dream) intriso di speranza e di libertà fondate sul lavoro, l’istruzione, la famiglia.
L’ideale di Jhon Kennedy era quello di un Paese in cui la vita dovrebbe essere migliore, più ricca e più piena per tutti, con la possibilità per ciascuno di realizzarsi secondo le proprie capacità personali e di essere riconosciuto dagli altri per quello che è, a prescindere dallo status di nascita.
Il più giovane Presidente mai eletto fin allora, 43 anni.
Conquistò tutti dopo il nobile discorso di insediamento il 20 gennaio 1961, “non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro Paese!”, senza giacca malgrado si gelasse, come hanno scritto i giornali del tempo.
Chiarì che i suoi valori religiosi erano separati dalla politica.
…Non sono il candidato cattolico alla presidenza degli Stati Uniti – disse – ma il candidato del partito democratico alla presidenza che si dà il caso sia un cattolico… Non parlo a nome della mia chiesa e la mia chiesa non parla per me… Nessuno ha mai chiesto a che religione appartenevo quando ero in guerra nel Sud Pacifico… I nemici dell’uomo sono la tirannia, la povertà, le malattie e la guerra stessa...
Oggi, domenica 22 novembre, gli Stati Uniti sono in ginocchio trovandosi ad affrontare una pandemia, il peso di una sempre più accentuata questione razziale, un sistema elettorale messo in discussione e una crisi politica e sociale non di poco conto.
Insomma, oggi l’America non splende più e pare non abbia alcun sogno da realizzare.
Forse non è azzardato affermare ancor oggi, volgendo uno sguardo al passato, che proprio John Fitzgerald Kennedy sia il presidente che spicca più di tutti. (G.R.)