Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini
Fondazione Circolo Rosselli
Venerdì 9 febbraio 2007
40° della morte di Ernesto Rossi
(1897-1967)
L’attualità di un democratico ribelle
Palazzo Medici-Riccardi
Sala Est-Ovest della Provincia di Firenze
Via Ginori 12, Firenze
Ore 16
Dario Nardella – Comune di Firenze
Alessandro Figà Talamanca – Fondazione Rossi-Salvemini
Riccardo Pratesi – Circolo Fratelli Rosselli
Andrea Becherucci – Archivi Storici dell’Unione Europea
Presentazione di
Mimmo Franzinelli
Ernesto Rossi. Epistolario 1943-1967. Dal partito d’Azione al centro sinistra (Laterza 2007)
Antonella Braga
Un federalista giacobino. Ernesto Rossi pioniere degli Stati Uniti d'Europa (Il Mulino, 2007)
Simonetta Michelotti
Ernesto Rossi contro il clericalismo. Una battaglia per la democrazia (Rubbettino, 2007)
Interverranno
Sandro Rogari
Ariane Landuyt
Angiolo Bandinelli
Dibattito con gli autori, presiede Ariane Landuyt
Ernesto Rossi (1897-1967) fu antifascista nell’Italia del Ventennio, laico ed anticlericale nell’Italia democristiana, sempre critico implacabile dei “padroni del vapore”, cioè di quella oligarchia della grande industria e dell’alta finanza che nel nostro Paese ha prosperato con l’aiuto dell’intervento pubblico, secondo la consueta «comoda politica della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite». Fu anche, coerentemente, anticomunista, quando il PCI era inserito in un sistema di alleanze internazionali che faceva capo all’Unione Sovietica ed in Italia adottava «il nostro linguaggio soltanto per ingannare la gente».
Per lui Gaetano Salvemini, conosciuto nel 1919, finì per sostituire la figura paterna. E l’affetto era ricambiato: «Se avessi mai potuto fabbricarmi un figlio su misura, me lo sarei fabbricato pari pari come te». Ernesto Rossi fu parte importante del Movimento Giustizia e Libertà; fu legato da rapporti di stima e di vera amicizia a Carlo e Nello Rosselli, con i quali aveva già condiviso l’esperienza della pubblicazione clandestina del Non mollare, a Firenze, nel 1925. Autore con Altiero Spinelli del Manifesto per un'Europa libera ed unita, scritto nel 1941 al confino di Ventotene, Rossi fu tra i fondatori del Movimento federalista europeo (1943) e ne promosse le battaglie in favore della federazione europea durante gli anni dell’esilio svizzero (1943-1945) e nel dopoguerra, sino all'abbandono dell'attività federalista nel 1954, dopo la delusione per la sconfitta del progetto di costituente europea legato alla CED (Comunità europea di difesa). Nel dicembre del 1955 è tra i fondatori del Partito radicale, insieme a Leo Valiani. Si dedica contemporaneamente alla ricerca e al giornalismo d'inchiesta sul Mondo. Dal 1962 in avanti svolge la sua attività di pubblicista anche su L'Astrolabio di Ferruccio Parri. Muore il 9 febbraio del 1967, a Roma.
A nessuno, meglio che a Rossi, si attaglia la qualifica di “non conformista”. E il non conformismo, quando non è vezzo, o moda, si paga sempre, a caro prezzo.
Rossi, durante il fascismo, scontò nove anni di carcere e quattro di confino. Nell’Italia, finalmente repubblicana e democratica, non ci fu mai un onorevole, o un senatore, Ernesto Rossi. Economista di valore, egli non ebbe mai la docenza universitaria. Condusse un’esistenza dignitosa, ma certamente non poteva dirsi ricco. Eppure, non fosse stato l’uomo integro che era, di occasioni per arricchire ne avrebbe avute. Per più di un decennio, dal 1945 al 1958, fu presidente di un ente pubblico di primaria importanza nell’economia dell’immediato dopoguerra, l’Azienda Rilievo Alienazione Residuati (ARAR), incarico che egli ebbe da Ferruccio Parri e nel quale fu confermato da Alcide De Gasperi. Nell’Italia dei furbi, Rossi aveva chiesto e ottenuto che la sua indennità di presidente non fosse superiore al suo stipendio di docente di materie economiche negli istituti superiori (ciò significa che egli percepiva un quarto della retribuzione del direttore generale della stessa azienda). L’ARAR fu un caso più unico che raro di ente pubblico che produceva consistenti utili per le finanze dello Stato. Per quanto riguarda poi i proventi derivanti dai diritti d’autore dei numerosi libri da lui pubblicati, alcuni con discreto successo di vendite, Rossi era solito devolverli quasi interamente per finanziare i “Convegni degli amici de Il Mondo”.
Simonetta Michelotti (PhD)
Di GIPS
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