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In libreria/ Giuseppina Rando. Il non visibile del reale 
”Nella trafitta delle antinomie” di Domenico Pisana
13 Ottobre 2020
 

L'armonia nascosta

vale più di quella che appare.

(Eraclito)

 

 

L’opera poetica di Domenico Pisana Nella trafitta delle antinomie si apre già dalle prime pagine con un movimento di pensiero che caratterizza, per l’andamento lirico e meditativo, la sostanza del fare poetico dell’autore. La poesia con la circolarità e la frequenza del proprio dire non è mai fine a se stessa ma, per l’insita capacità di essere, comporta in sé un pensiero che si dialettizza in un processo di conoscenza in relazione alle tante ambiguità della vita nelle quali il cittadino si viene a trovare. In altri termini la poesia porta e comporta in sé un pensiero che è origine e costruzione del mondo.

Domenico Pisana è tra i pochi poeti che oggi colgono con lucidità le antinomie del nostro tempo e le traduce in versi consoni ed equilibrati. Poesie colme dell’insensatezza degli esseri umani e di voci che testimoniano il naufragare, l’affondare, il vivere nel caos delle contraddizioni tanto che nessuno riesce più a distinguere la realtà dalla finzione, il vero dal falso.

Verità e menzogne, luci e tenebre, affari

e morte si scontrano tra lo sciabordio dell’acqua

i bambini gridano, le donne piangono,

anche Pietro vuole riempire la barca

ma i conventi e i vicini di casa sono chiusi

nell’orge di bombe e fuochi d’artificio…

Ogni esperienza umana, personale o collettiva costituisce un discendere verso il mundus umbratilis che il poeta Pisana scolpisce in versi che fanno sentire l’attrito delle persone, dei pensieri e delle cose, immagini in antitesi, dove esplodono sentimenti, sensazioni, intelletto ed emozioni.

Un moto vitale che sconfina ambiguamente con un morire senza fine se... l’incomunicabilità cresce come un’onda / del mare di una tracimante solitudine

... mare…

specchio senza cornice per illusioni di ghiaccio

sussurra pensieri che falciano l’anima nell’ora

in cui il sole porge i suoi occhi

sulla battigia sonnolenta

immagini/tappe del cammino di conoscenza dell’oggettiva realtà.

Scriveva il poeta Pierre Reverdy: “…Non v’è un oggetto poetico (fatti, paesaggi o parole) quanto piuttosto un soggetto che pensa e, data la sua specifica costituzione, sente nascere e svilupparsi in sé un’emozione che è poetica solo in quanto è una reazione prodottasi in lui stesso”.

In questa prospettiva si colloca Nella trafitta delle antinomie dove l’oggettività del reale si fonde con la personalità del suo autore. L’oggettività del reale, infatti, gioverebbe poco se non fosse accompagnata dalla sensibilità, una singolare sensibilità, capace di spostare gli oggetti, di farli esistere nel nostro immaginario, nel nostro mondo. È questa la cifra poetica di Domenico Pisana, cardine e collante tra la parola e la riflessione con cui egli si pone di fronte alla realtà.

questo tempo in cui

le lingue incespicano

su simboli sbagliati

aumentando l’infelicità del mondo

a questa ora in cui più forte

ogni popolo – forse- dà nomi errati alle cose

implorando la sera della tirannia

che le stelle fuggono e rischiarano.

Il procedere del cammino umano verso il limite del mondo, sembra ricordare il poeta, necessita anche di empatia e compartecipazione.

osserva la terra

in ansia inondata da penombre

tramutarsi in una cella in preda a miasmi

del fanatico con null’altro tra mito e mito

di sangue e paura che la sua violenza

Un procedere che può discendere a una grande profondità, se avviene senza escludere il dolore

riusciamo a sopportare accidiose metamorfosi

l’odore di trame che inquina…

e sbatte violento sul viso della verità tradita

Definire la poesia di Pisana civile ritengo sia riduttivo; la chiamerei piuttosto poesia “umana”, culturale e anche lirica; una poesia portatrice di valori universali, una poesia ispirata spesso dal conflitto tanto nel rapporto tra individuo e collettività quanto tra il visibile e ciò che non lo è.

Nella cognizione dei mali che trafiggono l’umanità

In questo tempo di benessere e libertà drogate

regna la miseria, ognuno tira il lenzuolo

per non perdere gli applausi nel proscenio…

c’è il costituirsi di quest’opera intessuta da irrazionali e dolorosi contrasti.

Per il poeta è, quasi indispensabile, porre attenzione a tali antinomie per poter cogliere la loro armonia nascosta che tutti i conflitti comprende. La circolarità morbida di questi testi sembra proprio andare in cerca della riflessione invitando i lettori al silenzio, a quel silenzio che non è indifferenza o mutismo, ma ascolto della voce della propria coscienza nella semplicità esistenziale di una visione sospesa. Smarrire la via per poi ritrovarla, perdere il senso della vita e poi riconsiderarlo nella trafitta fa pensare ad una possibilità di “rientro”.

L’autore è consapevole, tuttavia, che tutto ciò non è facile:

a me non resta che credere nella speranza

mentre m’inoltro tra le fibre di chi

ha vinto perdendo e perso vincendo.

In ogni pagina di Nella trafitta delle antinomie albergano il pensiero, la coscienza e la pietà del poeta Domenico Pisana; la pietà, in particolare, con la sua aspra e straziata malinconia apre al lettore scenari conoscitivi ed emozionali che lo aiutano a capire qualcosa delle vaste latitudini dell’anima e del mistero che ci circonda.

 

Giuseppina Rando

 

 

Domenico Pisana, Nella trafitta delle antinomie

Prefazione di Dario Stazzone

Helicon, 2020, pp. 94, € 12,00


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